1 - Fuochi nella notte

33 3 15
                                    


Tira indietro le ampie spalle, compiaciuto dello schiocco sommesso, increspa la bocca in un sorriso abbozzato. Un ululato lontano attira la sua attenzione, i predatori delle foreste stanno scendendo dalle montagne lontane.

Le Zanne dei Lupi. Per la spada insanguinata di Wintrarun, è un nome appropriato per quei picchi. Ormai fa troppo freddo per cacciare, lassù. Presto i lupi saranno nelle nostre foreste. E non solo loro.

Si liscia le due trecce dei baffi biondi nel punto in cui si congiungono con la treccia della barba, sposta il capo da destra a sinistra, espira e entra nel boschetto circolare di querce secolari, il pacciame scricchiola sotto i suoi stivali di pelle, i tronchi possenti lo proteggono dal vento gelido che spira da oriente, la sua mano sinistra lascia la presa della pelliccia d'orso che lo protegge dal freddo dell'autunno.

Vede le luci dei fuochi nella grande radura al centro del boschetto, un grande falò circolare attornia la stele dedicata a Wintrarun, fuochi più piccoli bruciano ai piedi delle effigi degli altri Dei, tutti attorno.

Dieci sacerdoti lo attendono in piedi al cospetto della sacra immagine del Signore del Gelo, i crani rasati riflettono la luce del fuoco. Cammina verso di loro e si guarda attorno. Sorride senza farsi vedere, avanzando con passi scientemente misurati. Tutti i Re delle tribù Vestriane sono nel bosco sacro. Tutti lo osservano.

Non gli piace essere in quel posto, non lo ha mai amato. Il Bosco degli Dei è un territorio neutrale, a tutti i Re e gli Jera è garantita l'immunità. Ma è pur sempre nelle terre dei Vestriani, la tribù che dà il nome a tutto il loro popolo, la più potente, ricca e numerosa, benché i Dainik siano temuti, considerati i guerrieri più feroci e abili. E nemmeno ama disarmarsi prima di accedere al cerchio sacro. Ripensa alla sua spada, che era stata di suo padre e del padre di suo padre prima di lui, ora nelle mani di un accolito, un ragazzino dalle braccia e gambe secche, a malapena capace di reggere il peso della lama di ferro duro e implacabile. Fuori dal Bosco degli Dei, a cento passi di distanza, vicino alle tende in cui lo aspettano i suoi due Jera più fidati e la scorta di venti guerrieri che lo hanno accompagnato.

Ogni volta che si reca in quel luogo, teme qualche tradimento, che qualcuno, consacrando le spade al Dio dell'Inganno Skivraun, violi la legge sacra e tenti di assassinare gli altri Re. Al solo pensiero, fissa per un battito di ciglia lo sguardo negli occhi color del ghiaccio di Rethog, Re degli Ostri, e in quelli azzurri come i laghi estivi di Knomaran, Re dei Norri. Entrambi ricambiano lo sguardo con un misto di sfida e curiosità.

Del resto, è stato lui a convocare il Concilio dei Re, sotto la protezione dei sacerdoti. Il suo compito, quella notte, è troppo importante per farsi frenare da sospetti e odi antichi come le radici delle montagne.

«Nevar, Re dei Dainik, ti accogliamo nel nome di Wintrarun» il grande sacerdote Wrenar punta nella sua direzione una lancia tinta di rosso, effige di Roddaspar, la lancia del Signore del Gelo.

Nevar si inginocchia e bacia la punta dell'arma. Il sacerdote la ritrae e lo segna in fronte con la cenere bagnata nel sangue di un sacrificio. Nevar si alza, il sangue non rappreso del cerbiatto offerto in sacrificio a Wintrarun cola dalla fronte al naso dritto, gocciolando sulla nuda terra. Percepisce chiaramente il calore del fuoco, la giubba di lana e il mantello di pelle d'orso ora sono un fardello, mentre il sudore inizia a sgorgare copioso.

«Che i Nove Dei della Guerra ci osservino dalla Città Divina di Sagorsten, prima che l'Inverno di Cento Anni cali sul mondo e porti alla fine il ciclo della vita» recita solenne Wrenar, increspando le molteplici rughe che attraversano il suo viso da ottantenne.

Nevar lo guarda fisso negli occhi verdi e attenti. è raro che nelle loro terre dure e ostili, un uomo raggiunga un'età così veneranda. Il Re dei Dainik ha da sempre una grande sfiducia nel grande sacerdote e nei suoi accoliti. Uomini che non combattono e non lavorano la terra, né cacciano o pescano, se per quello.

Oltre il fiume, storia di un ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora