4 - Fango e sangue

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La pioggia battente sembra assopire le urla di Nevar, che grida i comandi agli Jera e ai guerrieri Dainik. Le donne e i bambini strillano, i guerrieri e le guerriere corrono, inveiscono contro il nemico apparso sulla collina che sbarra la strada per l'esodo del popolo Dainik alla conquista delle terre dell'Impero di Aran. Alle loro spalle, il ponte di barche brucia, svincolato dai pali che, sulla sponda vestriana dell'Arkargh, lo tenevano fermo e stabile.

Sembra un drago di fiamme, come quelli combattuti da Towarun, nelle saghe.

Il Re è pervaso da una furia quasi rassegnata. Credeva di aver giocato in astuzia il suo giovane avversario, un ragazzino di sedici anni, membro della famiglia imperiale, messo da un anno al comando delle forze a settentrione delle Montagne Bianche, senza esperienza militare nè, tantomeno, la forza di reggere una spada imponente come quella di Nevar.

Mi ha portato dove voleva lui. Non so come abbia fatto a muovere le sue truppe così velocemente, ma è riuscito a costringermi ad attraversare proprio in questo punto, ai piedi di una collina e senza vie di fuga. Dei, concedetemi la forza di vincere.

«Muovetevi! Schierarsi! Conoscete gli ordini!» grida e urla in modo autoritario, il fango spruzza sotto i piedi degli impavidi uomini liberi del settentrione, barbari per i raffinati imperiali, nascosti dietro le loro mura di pietra a godere dei frutti della loro civilizzazione. Le voci si sovrappongono in una caotica cacofonia, i guerrieri più forti, con più estati di guerra sulle spalle, avanzano fieramente verso la prima fila, i ragazzi più giovani e spaventati arretrano alle loro spalle. Gli anziani con la forza di tendere un arco si preparano alla battaglia tra le fila dei più giovani. Nevar monta il suo enorme cavallo nero e cavalca insieme a centinaia di altri guerrieri sul fianco delle forze Dainik esposto verso il lato del fiume.

«Muovetevi! In formazione! In formazione! Per le armi insanguinate di Towarun, siamo cinquantamila guerrieri, mostriamo ai damerini profumati cosa significa combattere!».

Mentre grida e osserva i suoi Jera mettere in formazione l'armata Dainik, Nevar scruta la collina. Le aquile imperiali e i vessilli delle legioni svettano oltre il muro di legno e ferro formato da centinaia di scudi affiancati.

Non saranno più di tre legioni, ventunomila uomini, siamo il doppio dei guerrieri. Anche se il ragazzino mi ha portato dove voleva, siamo comunque superiori.

La marea umana di guerrieri sembra schierata, Nevar sorride, fiero di aver radunato un esercito così immenso, il più grande che sia mai stato riunito da un Re Dainik. Sprona il cavallo con un colpo di talloni e si muove lungo la linea di scudi, spade, asce e lance dei suoi guerrieri.

«Guerrieri Dainik! Guerrieri Dainik! Guardate su quella collina! I nemici sembrano un muro di morte, ma non sanno che la morte siamo noi!» l'urlo di guerra dei suoi uomini e donne in armi risuona potente come un tuono.

«Ora i nostri nemici si sentono al sicuro, dietro ai loro scudi, sulla collina, lassù. Ma non si rendono conto di cosa sta per raggiungerli. E i pochi che lo sanno, stanno sicuramente bagnando le loro tuniche da effeminati! Questi non sono gli imperiali che hanno respinto i nostri padri e li hanno sconfitti per duecento lunghi anni. Questi sono uomini deboli, che aspettano solo di essere uccisi o resi schiavi» l'acclamazione dei guerrieri si mischia al fragore delle risate.

«Sono impressionanti, lo ammetto, con le loro trombe d'argento, le insegne d'oro e le armature e gli scudi tutti uguali, ma nessun uomo che cammina su questa terra per volere di Wintrarun può paragonarsi a un Dainik! Towarun ha fondato la nostra tribù, in suo nome vi comando di fargli un'offerta! Un'offerta per noi e per tutti i nostri antenati! Un'offerta di sangue e carne dei nostri nemici!» sfodera la spada e la alza in cielo, un forte tuono sembra rispondere alla sua incitazione, gli Dei sono con loro. Ma il Re non si sente così sicuro come mostra ai suoi guerrieri. Guarda oltre il suo impressionante esercito e vede le donne, i bambini e gli anziani schiacciati tra i guerrieri e il fiume, senza vie di fuga. Sente qualcosa strisciargli sotto la pelle, alla base del cranio. Una sensazione di fastidio e di preoccupazione come non ne ha mai sentite prima di una battaglia, durante la quale prevalgono l'eccitazione, la furia e la sete di sangue e gloria. Inizia a domandarsi se non sia davvero finito in una trappola.

Oltre il fiume, storia di un ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora