2 - Tradimenti e prigionieri

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«è andata così male?» Tiwarstain osserva perplesso l'espressione furibonda di Nevar, che per tutta risposta scuote il capo sconsolato. Gli zoccoli dei cavalli della colonna di Dainik che muove dal Bosco Sacro verso le loro terre ancestrali sono l'unico suono chiaramente percepibile nella fredda notte autunnale. Nevar ha deciso di abbandonare subito il Concilio dei Re, evitando i consueti a base di birra, acqua fermentata e carni arrostite. Non per furia, ma per timore che qualche rivale colga l'occasione per deporlo e sottomettere il suo popolo senza più una guida forte. Quale migliore occasione potrebbero avere gli Ostri? O i Vennari, se per questo?

«Speravo che qualcuno di loro si unisse a noi» sospira rassegnato il Re dei Dainik. Tace i suoi timori al più fedele dei suoi Jera, che lo ha sostenuto fin da quando ha ereditato il titolo di suo padre ed è stato fondamentale per ottenere la corona che mai come quel giorno pesa sul capo di Nevar.

«Anche al Concilio degli Jera Dainik alcuni si sono schierati contro il tuo sogno, Nevar. E adesso non sono più Jera» le parole di Sigurhidra sono fredde come i suoi occhi azzurri. Il Re non può far altro che pensare, scrutandola, alta e snella, con la lunga treccia rossa che ondeggia sul mantello di pelle di lupo, che quella donna sia davvero pericolosa, ben più di quanto non sia un uomo. Suo marito Uolfmar era Jera del villaggio di Weltkystrir. Strenuo oppositore di Nevar nell'ascesa al trono e contrario al suo piano di abbandonare le terre ancestrali dei Dainik per invadere e colonnizare l'Impero, venne pugnalato da Sigurhidra, sorella dello Jera di Mandestain durante il Concilio degli Jera. Le donne di Weltkystrir assassinarono tutti i guerrieri che non piegarono il ginocchio alla nuova Jera al suo ritorno al villaggio.

«Non possiamo uccidere i Re delle altre tribù, Sigurhidra» sorride «per quanto lo vorrei».

«Non abbiamo bisogno di loro. I Dainik sono i migliori guerrieri che abbiano mai camminato sulla terra. Discendiamo da Towarun, per gli Dei! E hai radunato tutto il nostro popolo, cinquantamila guerrieri» la ferocia della Jera le illumina gli occhi.

«Lo sai cosa si racconta dell'Impero, di questi tempi» Tiwarstain sprona il cavallo, accelerando il passo e raggiungendo i cinque guerrieri che cavalcano in avanguardia.

«Coglione» commenta a denti stretti la Jera di Weltkystrir, mentre gli zoccoli del massiccio cavallo di Tiwarstain rimbombano con più forza, facendo scappare un gufo dal ramo in cui era in agguato. «Non sono più gli imperiali di una volta, lo avrai detto anche agli altri Re. Questa estate le spedizioni sono andate male, va bene, che si fottano tutti i coglioni che non sono stati capaci di condurle. Abbiamo mandato un centinaio di guerrieri a caccia vicino all'Arkargh, sapremo presto cosa aspettarci per un'invasione. Ma quello che già sappiamo mi basta. Non sanno più difendere i confini, il grosso dei loro eserciti è impegnato da qualche parte a meridione, e quelli che sono rimasti sono dei codardi. Appena ti vedranno alla testa dei nostri cinquantamila guerrieri, scapperanno a gambe levate, anche se fossero centomila».

Le risate fredde della guerriera risuonano nell'oscurità. Nevar non riesce a trattenersi e ride con lei, riponendo le sue speranze nella risata e nella invasione che inizierà non appena le dita di Wintrarun allenteranno il gelo invernale con cui stringe la Vestria in una morsa di ghiaccio.

Uno schiocco improvviso, uno dei guerrieri attorno a Nevar si irrigidisce, i sensi acuti allertati. Anche il Re, nonostante le bevute rituali, tende i muscoli, continua a cavalcare e fa scivolare una mano sull'elsa della spada. Tutti lo imitano, l'avanguardia rallenta il passo. Un'occhiata da Tiwarstain, lontano dieci passi, uno sguardo verso Arnar, ultimo cavaliere della retroguardia, i Dainik si avvicinano con circospezione, mantenendo l'idea di una colonna divisa.

«Chi?» è un bisbiglio appena soffocato tra le risate della Jera.

«Continua a ridere e parlare» replica il Re sottovoce «Non vedo l'ora di sedermi in un palazzo di pietra in una grande città di quei coglioni senza palle che vivono sull'altra sponda dell'Arkargh, con una decina di concubine e altrettanti schiavi a servirmi».

Oltre il fiume, storia di un ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora