parte 6

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ROSA
Sono passate due settimane dalla cena con Carmine e mia madre.
Sono ancora rinchiusa in IPM dato che la polizia non ha ancora avuto i risultati delle impronte. Mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima di uscire da qui.
Inoltre, appena tornata, io e Silvia abbiamo parlato e mi ha detto che non le permettono di abortire in carcere, quindi è costretta a tenere il bambino. Non ha detto ancora nulla a Lino e non credo lo farà. Io cerco di starle vicino, ma certe volte capisco che ha solo bisogno dei suoi spazi.

I miei pensieri vengono interrotti da Maddalena che mi dice di avere visite e di sbrigarmi.

"Maddalè, ma con tutta questa fretta, mia madre può aspettare due minuti."

"Rosa, ma allora sei cretina?"

La guardo male e lei di rimando fa una risatina.

"Che c'è da ridere?"

"Non è tua madre che ti aspetta in sala colloqui."

Non aggiunge altro, ma riesco a capire dalla sua faccia chi è che mi sta aspettando. Quindi decido di fare come mi ha detto e di muovermi.

CARMINE
Sono qui ad aspettare Rosa da più di dieci minuti. Mi chiedo perché ci metta sempre così tanto. Forse ci ha ripensato? Ho sbagliato a venire qui senza avvisarla?
Sono talmente immerso nei miei pensieri da non rendermi conto che si è seduta di fronte a me.

"Ciao, Ca', come stai?"

"Ciao, Tara- Rosa."
Mi correggo subito dopo essermi reso conto di come stavo per chiamarla.

"Tutto bene, tu come stai?"

"Bene, inoltre sabato dovrei avere un permesso, e pensavo che potremmo vederci."

"Sì, mi sembra una buona idea."

"E dove mi porti?"
Mi dice con uno sguardo ammiccante.

"È una sorpresa."
Non aggiungo altro e continuiamo a parlare del più e del meno fin quando l'orario di visite termina.
Mentre ci salutiamo, non so perché, ma decido di darle un bacio sulla guancia come fece lei la sera della cena.

ROSA
Non ci credo che mi ha dato un bacio sulla guancia, e se avesse cambiato idea? Forse vuole riprovarci? No, è impossibile, è stato chiaro, io per lui sono solo un'amica.
Mentre penso a tutto questo, non faccio caso a chi ho davanti e sbatto contro qualcuno.

"Scusa."

"Tranquilla, non fa niente."

Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi del ragazzo davanti a me. È alto e ha gli occhi azzurri.

"Comunque, piacere, Simone."

"Rosa."

"Lo so."
Non aggiunge altro e se ne va, lasciandomi lì in quel corridoio confusa. Chi era quello? Non mi sembra di averlo mai visto, quindi non credo lavorasse per mio padre.

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