Episodio 18

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Per questo episodio la canzone che ho associato è Forget me di Lewis Capalbi . Buon ascolto e buona lettura.

«Perché non ci facciamo un viaggetto?» Quella sera iniziò in salita per Blake dovendo avere a che fare con una Venice di cattivo umore a causa del suo sentirsi inquieta. Per questo da qualche giorno oramai aveva cominciato a proporre incessantemente nuove cose da fare insieme a Blake.

«Staccare per qualche giorno ci farebbe bene, soprattutto a te. Negli ultimi due mesi non hai fatto altro che scacciare demoni, di nascosto dalla tua umana, ma ormai sono giorni che non si fanno vedere. Direi che questa storia si è chiusa, per cui ti prego partiamo.»

«Venice, sai che non posso. E se dovesse capitarmi un nuovo black-out? E poi, siamo tornate da poco in città e vuoi già ripartire?» Blake cercò pacatamente di dissuadere  Venice, che però non pareva volersi arrendere: «Da quando ci siamo messe insieme non ti è più capitato di avere una crisi. E dai Blake, non farti pregare. Voglio tornare a visitare la mia città natale in Italia e vorrei farti conoscere i posti in cui sono cresciuta. Potremmo fare lunghe passeggiate al tramonto lungo il Canal Grande, mangiare nei migliori ristoranti o potremmo non lasciare mai la camera del nostro albergo. Non ti alletta l'idea? Che sarà mai qualche giorno di vacanza. Inoltre coinciderebbe anche con un certo mesiversario».

«Venice, siamo demoni. Davvero ti importa delle ricorrenze? Sono delle usanze stupide per gli umani, ancora di più per noi, per non parlare del fatto che siamo davvero troppo vecchie per questo genere di cose». Blake si rese subito conto che Venice non era dell'umore giusto per le battute scherzose che, infatti, infastidita le rispose: «Però se a chiedertelo fosse stata la tua umana non avresti esitato a festeggiare queste "stupide usanze"».

«Ma si può sapere che ti prende? Sono giorni che sei nervosa. Perché non vieni con me stasera?», chiese Blake mentre si stava preparando per la ronda e Venice le rispose  prontamente con sfida: «Se andrai a caccia, sarò felice di unirmi, ma se devi fare la guardia del corpo, lascia perdere! Non mi interessa l'incolumità di quella umana, anzi, ti dirò di più, se fosse dipeso da me avrei lasciato che quei demoni finissero il lavoro.»

«Sei così acida stasera. È solo perché non penso che sia il momento giusto per partire?», chiese Blake, confusa sul perché Venice sembrasse determinata a litigare. La sua risposta rivelò tutto: «No, non è per quello! Se solo sapessi che la ragione per cui non partiamo fosse diversa dal tuo impellente bisogno di proteggere Nat, potrei capirlo. Ma ogni sera, quando ti guardo negli occhi, capisco che la tua urgenza di uscire di casa non è per la caccia, ma per il desiderio incontenibile di vederla, anche se solo da lontano. Sono due mesi che stiamo insieme e non hai mai rivolto a me quello sguardo.»

Blake ascoltava in silenzio le parole di Venice, dandole la schiena, fingendo di armeggiare con la borsa da preparare per la ronda finché ancora una volta Venice parlò: «Credo che io non ti avrò mai allo stesso modo in cui ti ha avuto lei. Non importa quanto lo desideri o quanto impegno metta in questa relazione.»

Quella frase smosse in Blake il bisogno di dare conforto alla donna che non aveva fatto altro che dimostrarle presenza continua e comprensione. Per questo si voltò e le si avvicinò, le mise le mani sulle spalle e le disse: «Io ho scelto di stare con te. Nessuno mi ha puntato una pistola alla tempia. Proteggo ancora Nat perché non merita di morire, tutto qui. Ascolta, ti prometto che per il viaggio ci penserò su», Venice la interruppe: «Davvero?»

Blake le sorrise, annuì più volte e infine le disse: «Sei più tranquilla adesso? Non mi va di uscire sapendo che sei arrabbiata. Se vuoi non esco e resto con te stanotte».

Venice si era completamente calmata e, dopo aver ricevuto un dolce bacio da Blake, la lasciò andare.

Da qualche parte in giro per la città, Nat, completamente sbronza, si stava intrattenendo con un uomo appena conosciuto con modi deliberatamente provocatori. L'uomo, fomentato dall'alcol e dalle moine di Nat inasprì i suoi gesti che divennero più invadenti. Per un po', Nat, riuscì a tenere a bada quell'estraneo su di giri, finché per lei la situazione si fece insostenibile. Fu allora che lo spinse via, insultandolo e lui reagì dandole uno schiaffo in piena guancia. Per il colpo ricevuto, sgorgò un rigolo di sangue dal naso di Nat, e mentre lei con la testa bassa usava la sua mano per pulirsi, sentì un soffio di vento smuoverle i capelli. Alzando la testa video l'uomo prima indietreggiare e poi darsela a gambe, trovandosi di fronte una donna con il cappotto di pelle nera e la faccia mostruosa.

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