UN QUARTO A MEZZANOTTE.

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Anika lancia uno strillo e fa un balzo in avanti, voltandosi così in fretta che inciampa nei suoi stessi piedi. Indietreggia sui gomiti senza smettere di urlare e io resto lì, in piedi, a fissarla furiosa e con il coltello in mano, ancora più scioccata di lei.

Il panico è presente nei suoi occhi, non sembra neanche avermi riconosciuta, tanto è impegnata a strisciare lontano da me. Sembra un lombrico epilettico. Sarebbe quasi esilarante, se non fosse che...sta bene.

Nessuna ferita. Niente sangue.

Non è possibile. L'ho colpita. Forte. Ho affondato il coltello fino all'elsa, come diavolo è possibile che non le abbia fatto niente?

Il mio sguardo scende sulla lama pulita e nello stesso momento la voce di Kaleb sovrasta quella stridula e delirante di Anika: "Keren?!"

...E a quel punto, sento il mondo crollarmi sotto i piedi.

Sono stata ingannata.

"Che cazzo, Ani, piantala!" urla Kaleb, furioso, sovrastando gli strilli della ragazza. "Ma che sta succedendo?!"

Oh, no.

Oh, merda. E adesso?

Eppure, malgrado l'evidente tranello, la mia mente surriscaldata dall'odio per tutto quello che ho origliato e dall'adrenalina che ancora sprizza dentro di me, si rifiuta di arrendersi all'evidenza e spalanco la mano libera.

Posiziono la punta della lama al centro del palmo. E spingo con forza.

La lama rientra.

Smetto di fare forza e il coltello torna nella sua forma originale.

Non posso crederci. È un giocattolo. Un coltello finto.

"Keren??" adesso è Anika a parlare. Si rimette in piedi, con il respiro affannato. "Tu che cazzo ci fai qui?!"

Sollevo gli occhi e la osservo. Ho solo un istante per riflettere e conoscendomi, non basterà. Ma che cosa faccio adesso? Che cosa potrei dire?

"Che ci fai tu qui?" mormora Kaleb, ancora accanto alla porta. La confusione gli appanna gli occhi.

"Sei impazzita o cosa?! Mi hai fatto prendere un colpo, Cristo santo!" ora che lo spavento è passato, sul volto di Anika prende forma la furia. È buffa, quando si arrabbia. La sua faccia da barbie diventa viola e le si forma una brutta vena storta e nodosa in mezzo alla fronte. Sembra un troll.

Sarà l'adrenalina, non lo so, ma a quel pensiero mi sfugge una risata nervosa, che la fa imbestialire.

"Si può sapere che cazzo ridi?"

"Keren. Da quanto tempo eri qui?"

Ah, ecco. Come prevedibile, il mio dolce ragazzo ha recuperato la lucidità prima di me.

"Il tempo necessario." Rispondo, continuando a ridere.

Non posso farci niente. Salto con gli occhi da lui ad Anika-troll e non riesco a trattenermi. Santo cielo, è proprio brutta. E pensare che un tempo volevo assomigliarle. Ma quanto possiamo essere stupide, noi donne...

Alla mia risposta, Kaleb spalanca appena gli occhi e sospira.

"Dannazione, Keren..." mormora, più a se stesso che a me. Poi mi fissa con una serietà quasi convincente. "Non volevo che lo scoprissi in questo modo."

Mah. Sarò impazzita sul serio, forse, perché scoppio di nuovo a ridere.

Da qualche parte, in una zona del Parco non lontana da noi udiamo un botto di petardi e la risata di un gruppo di clown si mescola alla mia, creando un'agghiacciante cacofonia.

T R A P P E D ⛓️ a dark novelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora