LASCIAMI ENTRARE

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Mi sembra di aver chiuso gli occhi per mezzo secondo, quando mi rimetto seduta di scatto. Sto per mettermi a urlare...ma poi vedo Jenell.

È in ginocchio, china su di me in una maniera soffocante. E mi scuote per le braccia, come se fossi ancora incosciente.

"Cos'è successo?" biascico, mettendo una distanza di sicurezza tra me e lei. La porta alle sue spalle è spalancata, vedo il corridoio e le tavole di legno inchiodate alle finestre.

Mi passo le mani sulle braccia, sul viso e sul resto del corpo. Non sento dolore e non vedo tracce di sangue. Era reale?

Fisso Jenell, intenta a scrutarmi con aria perplessa. Il suo silenzio ci mette poco a innervosirmi. So che dovrei essere contenta di vedere lei e non quel tizio mascherato che mi ha spaventata a morte, ma il fatto che non ricordi cosa diavolo sia accaduto e perché lei sia qui non fa altro che trascinarmi nell'angoscia più totale. Che mi sia immaginata tutto?

Mi passo una mano tra i capelli, tirandoli indietro. Un gesto che faccio sempre, per tenere a bada il nervosismo. Questa volta, però, non funziona.

Qualcosa non va, in questo posto. Non posso stare qui dentro, non mi sento bene. Quel cinghiale appeso...

Mi volto di scatto verso il banco sopra il quale, poco fa, dondolava l'animale. Il ripiano c'è, il cinghiale no. Sopra le nostre teste penzolano catene vuote.

Sospiro. Quindi era la mia immaginazione. Eppure, non ricordo di aver assunto allucinogeni. Una volta, però, ho letto che elevati livelli di stress in contesti potenzialmente stimolanti – come una casa degli orrori – potrebbero indurre la mente a vedere cose che non sono reali.

Sposto la mano al petto e rabbrividisco. Se si è trattato di un'allucinazione, perché mancano dei bottoni alla camicetta?

"Tesoro, stai bene? Hai le labbra blu." mi fa notare Jenelle. Ha uno strano modo di annunciare le brutte notizie, la mia cara amica. Come se godesse nel dartele. All'inizio non lo faceva. Poi ha conosciuto me.

"Che ci fai qui? Quando sei arrivata?"mormoro, mettendomi in piedi. Le mie gambe dondolano un po', le ginocchia non smettono di tremare.

Dannazione, mi gira la testa. Forse l'ho sbattuta cadendo. Guardo un'altra volta Jenelle e aggiungo: "Ti decidi a rispondere?!"

"Ehi, non urlare!" mi rimprovera, tirandosi indietro i capelli. Usa le extension da anni, eppure continua a dire che sono i suoi. Una volta Owen ha finto di tirargliele e lei ha fatto una scenata. "Ero con Owen, stavamo cercando l'uscita quando dal nulla è spuntato un tizio mascherato che è riuscito a dividerci."

Sospira, controllandosi le unghie freschissime di manicure, alla ricerca di difetti che non ci sono.

"Era un uomo altissimo con un'ascia e una maschera nera?" le chiedo, spaventata. "Oppure uno con un coltello e una maschera bianca?"

"Mmh? Oh, no...era un mostriciattolo travestito da diavolo. Se ne stava rannicchiato in un angolo e frignava perché aveva perso il suo giocattolino. Lo abbiamo scambiato per un bambino e Owen si è avvicinato, ma quello sgorbio l'ha morso ed è scappato con l'indizio che avevamo trovato. Owen si è incazzato e gli è corso dietro...solo che non è più tornato, allora mi sono messa a cercarlo. Ero al piano di sopra quando...non lo so, credo di aver attivato una botola e sono precipitata su un mucchio di materassi sporchi di sangue finto. Bleah. Secondo me qualcuno ci ha pure scopato, su quegli affari."

Fa una smorfia, scrollando le spalle dal ribrezzo, ma la interrompo. "Che indizio?"

"C'era questa scatola con una mappa della casa all'interno, ma quel ladruncolo ce l'ha fregata prima che riuscissimo a studiarla bene. Avresti dovuto sentirlo sghignazzare. E aveva la faccia coperta di sangue. Da brividi..."

T R A P P E D ⛓️ a dark novelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora