Capitolo 9

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Nonostante fosse relativamente tardi, avevo voglia di suonare.

suonavo il violino fin da piccola e la musica è sempre stata una fetta importante della mia vita. Mamma era un'insegnante di musica, per questo mi faceva lezioni di canto e violino a casa.

Da quando non c'è più, ho sempre usato il suo di violino, era un modo per ricordarla, e non solo.

So suonare un po' di tutto, dai brani classici a quelli più moderni.

Così, con tutta la delicatezza, presi la custodia del violino, rigida, di colore nero e presi in mano il violino del classico marrone rossastro.

iniziai ad accordarlo, e dopodiché, presi uno dei miei tanti raccoglitori e presi i fogli di qualche brano a caso.

Non sapevo cosa suonare. ma volevo suonare.

Suonare era una valvola di sfogo, un modo per liberare la mente da tutto, scacciare qualsiasi forma di pensiero negativo, per far spazio a emozioni trasmesse dalla musica.

quando sono felice, suono motivi vivaci e allegri, quando sono arrabbiata suono musiche complicate e forti, quando sono triste invece suono melodie malinconiche.

la musica fa parte di me, in qualsiasi circostanza.

Però, in quel momento, non sapevo minimamente cosa effettivamente provavo. Non riuscivo a capire, nemmeno con il più semplice dei brani riuscivo a stare meglio, e il non riuscire ad esprimere suonando quello avevo dentro, a suonare bene, senza sbagliare aumentava la mia frustrazione. Mi distruggeva.

Dopo un bel po' passato a tentare e ritentare, mi arrabbiai, appoggiai lo strumento sul letto, e solo in quel momento mi accorsi delle mie mani che luccicavano di viola.

Quello non era mai un buon segno.

Ormai, avevo capito a mie spese che, quando si provano emozioni forti, soprattutto negative, il potere si "concentra" sulle mani. Una parte del corpo delicata, al tempo stesso distruttiva.

Dovevo mantenere la calma. cosa non semplice.

Presi a camminare per la stanza ripetendomi «Stai calma. Tutti sbagliano» ma non era sufficiente «Ovvio tutti sbagliano, ma non io. Io sono Valeria la precisina, Valeria la intelligente, Valeria gentile, Valeria sempre sorridente...».

«Ma io non sono questo».

Nel tentare di calmarmi, stavo solo peggiorando le cose, come sempre.

camminando per la stanza, agitandomi, un lampo viola scappo dalla mano destra, e andò a colpire l'armadio, e quel fascio di luce rimbalzò e mi colpì dritto in pancia, buttandomi a terra con un gran tonfo.

«Non ne posso più!» mi lamentai, quasi in un grido.

Infatti papà entrò spalancando la porta della cameretta.

«tutto bene?» mi chiese, quasi spaventato, vedendo a terra.

«sisi...in realtà no. Non va tutto bene. è come se tutto mi fosse...crollato addosso nel giro di pochi giorni, e non so come gestire tutto questo» Dissi praticamente singhiozzando.

Papà mi tirò su, e mi diede un abbraccio. Era il suo modo, quando non trovava parole. E io lo apprezzavo così.



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Scusate a tutti, ma a quanto pare non sono in grado di scrivere più di 400 parole. 😭 

Il collegio dei sopravvissuti: L' oscuro segreto del Conte Keller Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora