14

813 18 0
                                    

Appena mi sveglio tasto il letto alla mia destra, per vedere se ancora c'è Riccardo. Immaginavo non sarebbe rimasto, probabilmente ha realizzato che ha fatto una stronzata e se n'è andato.

Scendo di sotto per fare colazione. Ho deciso di tornare a scuola, non posso mancare per sempre. Mentre prendo il latte dal frigorifero, vedo attaccato con un magnete un biglietto.
È il numero di Riccardo.
Non ho mai pensato al fatto che, effettivamente, non avevo il suo numero. Sto facendo tardi, non ho tempo di pensare a questo. Così faccio colazione e mi preparo, e subito esco di casa.

Comincia a fare freddo, ormai è ottobre. Mi è sempre piaciuto l'autunno, anche più dell'estate. Anche se mi dispiace dover rinunciare alle mie passeggiate per andare a scuola.

"Scusa se non mi hai trovato stamattina, sono andato ad allenarmi presto." Vedo il messaggio di Instagram, ma non voglio rispondere.

Non c'era bisogno che si giustificasse, dopotutto io mica sono la sua fidanzata. Anzi, mi chiedo cosa abbia detto a Benedetta sul fatto che stanotte non sia tornato a casa.

Mentre entro a scuola, purtroppo incrocio Filippo. Mi guarda per un millisecondo, subito distoglie lo sguardo, e cambia direzione. Anche se la sua classe è nello stesso corridoio della mia.

"Ti vedo strana." Mi dice Nicole ed io faccio spallucce.
"Sono un po' stanca, ho riposato male questi giorni."

Neanche Nicole sa che io in realtà non sono stata male. L'ho convinta che non potesse venirmi a trovare perché avevo qualcosa di contagioso, "tipo mononucleosi, o cose simili" le avevo detto.

Volevo stare una settimana in pace da sola. Anche se di fatto, non sono stata da sola, e soprattutto non ho conosciuto la pace.

Le ore passano in fretta, e prima che io me ne possa accorgere, è già ora di tornare a casa.
Rientro, e subito noto qualcosa di strano.
Sobbalzo appena vedo in cucina Riccardo.
"Come sei entrato?" Domando, essendo sicura di aver chiuso la porta prima di uscire.

"Dovresti togliere la chiave di scorta da sotto il tappeto." Mi dice girandosi verso di me.
È senza maglietta, con un canovaccio sulla spalla. "Non farci caso, non volevo sporcarmi la maglietta." Dice notando il mio sguardo.
Difficile non farci caso.

"Prima o poi ti denuncio." Borbotto poggiando lo zaino sul divano.
"Mi volevo scusare per ieri, ti ho preparato il pranzo."

Ha anche apparecchiato il tavolo in salotto. Non mi sarei mai aspettata un gesto del genere da lui.
"Non sapevo sapessi cucinare." Commento non appena mi mette il piatto davanti.
"Sono un uomo dalle mille risorse." Ribatte ed io alzo gli occhi al cielo.

"Grazie." Dico trattenendo un sorrisetto.
"Grazie a te, ieri sono stato inopportuno." Si siede accanto a me, e il suo profumo mi pervade.

"Possiamo ricominciare come due amici, normalmente."
Amici. Qualcosa di me si è rotto, ma non ho intenzione di farglielo notare.

"Com'è andata a scuola?"
"Oddio sembra una domanda da mio padre." Mi metto a ridere.
"Scusa." Dice ridendo. "In effetti abbiamo solo un paio di anni di differenza."

"Sì ma sembri molto più vecchio." Mi guarda storto ed io mi metto a ridere.
Finiamo di pranzare e sparecchiamo.

"Benedetta?" Gli domando dopo un po'.
"È tornata a Roma, ma torna oggi."
"Avete risolto?"
"Pare di sì."

Non so perché io gli abbia chiesto di Benedetta, a posteriori, vorrei non averlo saputo.
In un certo senso, mi sento ferita. Anche se non dovrei, Riccardo non è il mio di fidanzato. Semmai sono dalla parte del torto.

"Tu e Filippo?"
"L'ho lasciato perdere, non lo sopporto più." Comincio a dire. "Vuole fare l'amico ma si comporta come un fidanzato."
"Ma ha saputo...?" Capisco subito a cosa allude.
"Diciamo che ha fatto 2+2."

"Mi dispiace." Commenta ma io faccio spallucce.
"Vedi, mi sono buttata, non è andata bene." Dico accennando un sorriso.
"La prossima volta andrà meglio, non era adatto a te."

Penso di non essere stata io adatta a lui. Filippo è un bravo ragazzo. Io gli ho mentito, l'ho preso in giro. So che non stavamo insieme, ma non mi giustifica.

C'è qualcosa di sbagliato in me, se preferisco un ragazzo che non mi vuole a lui. Filippo mi ha trattata bene, sempre.

"Beh ho le mie colpe." Taglio corto, per evitare che mi faccia altre domande.

"Che vogliamo fare?" Mi domanda Riccardo ed io lo guardo confusa.
"Dovrei studiare."
"Dovresti, ma puoi non farlo."

Alzo gli occhi al cielo.
"Sono due settimane che nessuno mi lascia in pace." Dico sprofondando il viso tra i cuscini del divano.
"Dai! Usciamo." Faccio una smorfia.

Vuole giocare adesso a fare i migliori amici? Non so quanto mi convinca questa sua soluzione. Ignorare tutto, come se niente fosse mai successo. Avrei apprezzato se almeno avessimo parlato, invece ha fatto tutto da solo.

Per certi versi, non riesco a condannarlo. Vuole salvare la sua relazione che va avanti da un anno. Ma come la vuole salvare? Con le bugie?

"Riccà è ottobre, è già freddo."
"Non dobbiamo per forza uscire a piedi." Alzo gli occhi al cielo.
"Va bene."

Con la sua Audi, sfreccia tra le strade di Bologna, come se stessimo in Formula 1.

"Torni mai a Roma?" Gli domando fuori contesto.
Riccardo annuisce.
"Sì torno anche spesso, ultimamente però ho molti più allenamenti e non sono riuscito." Risponde senza distogliere gli occhi dalla strada.

"Tu?"
"Sì, passo sempre le vacanze a Roma." Rispondo.
"Io scendo giusto per vedere come se la passano i miei e mia sorella."
"Hai una sorella?"
"Sì, si chiama Rebecca." Risponde sorridendo. "Secondo me ti piacerebbe, siete uguali."
"Spero in positivo." Commento ridendo.

"Magari, se ci incontriamo alle vacanze di Natale." Faccio spallucce.
"Sicuramente te la farò conoscere."

Sembra non stancarsi di guidare, mi sembra che giri continuamente in tondo.
Ma in realtà una destinazione ce l'ha: i colli bolognesi.

Da qui si vede tutta Bologna.
"Guarda le torri." Mi indica.

In questo momento vorrei solo baciarlo. Il vento gli scompiglia i capelli mossi, e i suoi occhi verdi brillano come degli smeraldi al sole.

"Ti volevo dire una cosa Bea." Si gira verso di me.
"Penserai che sono uno stronzo, ma sto cercando di recuperare le cose con Benedetta." Una coltellata.
"È più di un anno che stiamo insieme, non vorrei mandare tutto all'aria."
Seconda coltellata.

"Per me quei baci sono stati un errore, ho agito senza riflettere."
Ennesima coltellata.
"Spero per te sia lo stesso."

Ho un nodo in gola, sembra che le parole mi stiano morendo in bocca.
"Sì, assolutamente."
"Bene." Guarda l'ora sul telefono. "Ti riporto, tra poco devo andare a prendere Benedetta alla stazione."

Risaliamo in macchina, e appoggio la testa al finestrino.
Non sono triste, sono affranta. Non so cosa mi aspettassi, ma sono incazzata con me stessa per essermi creata delle aspettative in primo luogo.

CUPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora