Capitolo I : Incontro

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Sussurri e bisbigli.
In una delle grandi stanze fuori dalla corte dell'imperatrice giapponese, i Daimyō più importanti delle regioni del mare meridionale si erano riuniti segretamente per discutere dell'avanzata cinese che stava colpendo le terre del Nan-ka-do.

Quella guerra sembrava non terminare mai; i temibili cinesi ostentavano la loro superiorità con continui attacchi alle coste giapponesi nel tentativo di accaparrarsi le frontiere del commercio e fare accordi con i marinai stranieri.
Da anni, oramai, si contavano più le perdite che le vittorie, in una situazione di stallo che portava solo tensioni da ambo i lati.

Seduti sul tatami finemente cucito in paglia e leggeri filamenti di canna, sorseggiavano silenziosamente il sakè in tazze di porcellana lucente.
Le geishe al loro fianco, nella casa del tè, con le labbra tinte di rosso ed il viso pallido come la neve, portavano loro compagnia servendo graziosamente l'alcol.

- Metterò a disposizione 13.000 dei miei guerrieri! -

Aveva urlato il Daimyō della grande città dell'Ovest, Yoshimasa, col viso rossastro e madido di sudore.
La sua figura corpulenta sobbalzò quando, per darsi grinta, sbatté il piede destro sotto di sé.
Gli altri continuarono proponendo i loro samurai al servizio dell'impero; di questi si fecero avanti i signori del clan Yamanaka, del Clan Tsutsui e del Clan Imagawa. Tra il vociare degli uomini, il gracchiare delle cicale all'esterno copriva i loro discorsi da orecchie indiscrete.

- Si dice in giro che la figlia dell'imperatore cinese sia scappata, una cosa da matti!-

Un altro aveva cambiato discorso. Questo, figlio di Bessho Bariharu, aveva combattuto nella battaglia di Kyūshū, nel quale Sadama-uji aveva preso valorosamente parte aiutandoli nella conquista dell'isola facendosi onore con la sua mente da stratega.
L'uomo teneva la piccola mano della sua geisha preferita, rivolgendole un piccolo sorriso carico di malizia.
I capelli neri della donna cadevano dolci sulle spalle, la sua bellezza eterea aveva fatto invidia alle mogli dei signori, ma lei, strafottente com'era, preferiva passare le sue serate a far colpo sui ricchi nobili.
Una donna, questa, all'apparenza irraggiungibile.

- Una ragazza giovane, dicono, doveva essere promessa in sposa al figlio di Meisho, si pensa che la fanciulla non fosse d'accordo.-

Osò parlare una delle maiko, per poi abbassare lo sguardo e rimanere in silenzio.
Consapevole, questa, che intromettersi in certi discorsi non le fosse permesso; troppo giovane e inesperta, inoltre, nella sua condizione l'argomento era un tabù. Solo gli uomini potevano prender parte a certe discussioni, loro che tanto amavano la guerra, il denaro e la morte.
In una illusione che li elargisce, in quei pochi attimi di potere, a figure onniscienti, simili a dei.

Un sospirò uscì dalle labbra dell'erede della signoria Satsuma, proveniente da Ōmi. Il suo feudo nel corso dei decenni si era ampliato possedendo vari villaggi fino ad assoggettare parte della regione del Kansai con le prefetture di Shiga, Nara e parte dei villaggi vicino Osaka, uno dei luoghi in quel momento attaccato dall'esercito cinese

Giovane e dal fisico scolpito il ragazzo alzò lo sguardo verso la donna che un momento prima aveva proferito parola, diversa dalle altre spiccava per la sua particolarità.

I capelli turchesi raccolti in un'acconciatura sostenuta da dei kanzashi dorati, la loro forma elegante e raffinata si abbinava al kimono cremisi decorato da lunghi fili argentati che variavano in piccole figure concentriche e fiori.

Stretta sulla vita una fascia blu legata a fiocco sulla schiena.

Gli occhi limpidi come il cielo riflettevano la luce calda delle candele brillando come stelle, la bellezza travolgente e la sua voce vellutata avevano scosso l'animo del nobile provocandogli brividi che solo l'eccitazione alla battaglia gli faceva provare.

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