Capitolo II: Conoscenze

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Il tempo corse veloce.
Le imbarcazioni si dileguarono lasciando una distesa scura e piatta.

Sadama aveva portato con sé la vergine e a Yagyu, nome che gli fu assegnato dopo esser divenuto un vero samurai al servizio dell'imperatrice, ciò sembrava strano.

Aveva notato l'alchimia tra i due che sullo stesso stallone bianco si scambiavano sguardi complici e strani sorrisi. Da quel che Sadama - uji gli aveva accennato prima di partire, l'aveva comprata ad un prezzo davvero considerevole e la geisha che serviva aveva tentennato parecchio prima di lasciarla tra le sue mani, forse perché ormai destinata ad altri o perché riservava per lei un puro sentimento di affetto.
Non gli parve insolito, quando dopo essersi accampati per la notte in una dei piccoli villaggi lungo la strada, che avessero deciso di condividere la stessa tenda lontano da sguardi indiscreti. Dal canto suo era rimasto davanti al focolare con lo sguardo fisso al cielo e le nubi che lentamente si erano portati dietro da Kyoto.
Rimaneva però un dubbio: tutto ciò gli pareva fin troppo veloce. Si trattava di una sconosciuta e Sadama, che ricordava essere fin troppo reticente alle nuove conoscenze, anche femminili, sembrava fidarsi un po' troppo. Quell'ingenuità non gli apparteneva, se tanta fosse stata l'attrazione nei suoi confronti avrebbe potuto passarci insieme la notte precedente, eppure ora eccola lì, a condividere la sua tenda. Si considerava troppo protettivo nei suoi confronti ma questo era il suo compito.
In onore della grande amicizia tra le due famiglie e per tutto ciò che i genitori di lui avevano fatto nei suoi riguardi.
Lo avevano ospitato, cresciuto tra insegnamenti e cibo, donandogli tutto l'amore che solo coloro, che ormai definiva come zii, potevano donargli.
La sua riconoscenza sarebbe stata restituita attraverso la più totale fedeltà nei confronti di Sadama-uji, erede della Signoria Satsuma.
Gli scappò una risata scuotendo appena il capo.
L'imprevedibilità della vita spesso portava a situazioni sfuggenti, tanto da scappare alla razionalità della mente, soggiogate, queste, dai giochi di cuore. Passati dallo scontrarsi con spade in legno, scappare dalle lezioni dei maestri a portarsi dietro donne discutibili e combattere con spade in ferro.

Mentre rifletteva su queste sciocchezze la tenda del nobile si aprì rivelando la sua figura.
Ancora vestito della sua armatura lo vide venire verso di lui per poi sedersi dinanzi al focolare incrociando le gambe e poggiando sulle ginocchia le grandi e ruvide mani.

- So cosa stai pensando. -

Sbottò d'improvviso provocando nel generale un'espressione confusa ma divertita.

- Non credo. -

Sadama sbuffò prendendo un rametto e iniziando a giocarci sbattendolo ripetutamente sul terreno prima di riprendere a parlare:

- La nobile Rei Ashikaga non ti piace, sbaglio? -

Yagyu rimase interdetto nonostante fosse la pura verità, giorni prima era stato invitato dalla famiglia del vice generale per conoscere quella che sarebbe stata la sua futura moglie. Nonostante conoscesse il futuro cognato fin da bambino la sorella non era mai stata presente, aveva vissuto lontano dai genitori a casa della famiglia dello zio nel Kantō. Nel conoscerla si era mostrato impacciato, non avvezzo ad avere rapporti col genere femminile, eppure quella sua timidezza era stata completamente fraintesa da parte della giovane che con sufficienza lo aveva trattato in maniera maleducata non rispondendo alle sue domande, obbedendo unicamente alle parole del padre, lanciandogli occhiatacce d'odio e facendo una scenata quando le era stato detto che al termine della guerra si sarebbe sposata con lui.
La situazione imbarazzante lo aveva portato a congedarsi prima del previsto, le voci probabilmente erano già arrivate a Sadama da parte del vice generale.

- Non è... il mio genere di donna. -

- Sai che è solo una formalità, ti servirà, curerà la casa e ti darà un erede. Non serve che ci siano sentimenti di mezzo Yagyu, te lo avevo già detto. -

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