Campo Minato

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Sgusciavi dal letto sempre furtivo, come i ladri, poi tornavi e mi davi un bacio. "Torno presto" dicevi.
Ti piaceva quando ti portavo le margherite. Le infilavi nel mezzo dei tuoi boccoli, li ornavi di fiori e ti illuminavi.
Quando sorridevi, ti spuntava una piccola fossetta sul lato destro della bocca. Una volta la baciai, tu diventasti tutto rosso.
Collezionavi francobolli su un blocco da disegni. Io ti dicevo che era da scemi, tu mi pizzicavi le guance. Sembravi così felice in quel buio che quasi mi dimenticavo di quanto facesse male anche a te stare così, assieme.

Probabilmente chi sta leggendo questi ringraziamenti, si starà chiedendo se per caso io abbia sbagliato a scrivere. Sembra più il continuo della storia di questo libro, che la pagina dedicata a chi mi ha sostenuto durante stesura e pubblicazione. Solitamente ci si aspetta dei ringraziamenti convenzionali. "Grazie a mamma, a papà, ai parenti tutti." eccetera eccetera; e io li ringrazio, ma il vero grazie è per Te. Senza di Te, questo racconto non sarebbe mai esistito.
Chissà se fra le copie che venderà, ci sarà per caso anche la tua. Me lo chiedo spesso.

Probabilmente se fossi stato qui avresti fatto una festa dopo la pubblicazione. Già ti vedo, ti immagino; tu tutto sorridente che mi prendi in braccio e ridi, ridi, ridi con quella tua risata meravigliosa che amo e amavo ascoltare. Chissà se adesso ridi, o se almeno sorridi.
Io ancora ti penso, perché mi sono reso conto che continui a vivere dentro di me e mi viene impossibile dimenticarti. Tu l'hai fatto peró, anche se non per colpa tua.
Chissà se nei meandri della tua mente, sei tornato a pensare a me; anche solo come un'ombra, una bella presenza.
Anche solo per un fragile istante.
Se fossi stato qui al mio fianco, saresti stato fiero di me. Era una frase che ripetevi spesso; quattro semplici parole che mi svoltavano la giornata: sono fiero di te. Per i miei traguardi, per essere andato avanti giorno dopo giorno.

Penso a chi un giorno leggerà questo libro, penso a quanti preordini ci siano già. È buffo pensare che abbiamo fatto tanto per nascondere questo amore, quando invece adesso è fra le mani di tutti. Centinaia di persone che attendono di leggere di te, di noi, che aspettano con ansia di assaporare le parole e divorarne le pagine.
Forse è il destino che ci abbraccia. Ripaga quel buio pesto a cui eravamo costretti accendendo un piccolo faro in lontananza.
Io ci remo verso quel faro. Remo così velocemente che potrei superarlo senza accorgermene, ma prometto che ci staró attento: voglio accendere una luce talmente abbagliante da mostrare a tutti che cosa eravamo.
Voglio urlare al mondo che ti ho amato con tutto me stesso e con tutta la mia anima, e che ancora a distanza di mesi ti amo come il primo giorno.
Prima non potevo farlo, adesso è arrivato il nostro momento peró.

Di te ricordo tutto.
Odoravi di bucato e di conforto, avevi l'aspetto di casa mia.
Ti piaceva ballare sotto la pioggia oppure chiuso in camera seguendo il ritmo di un vinile, solo che eravamo così terribili a ballare che finivamo per pestarci sempre i piedi.
Correvi sempre, ma eri perennemente in ritardo.
Ti piaceva usare termini particolari destinati solo a me. Lo facevi per farmi capire quanto mi amassi. Come la prima volta, che mi correggesti dicendo che il nostro non era sesso, era amore. E ridevi, ridevi mentre lo facevamo, e com'eri bello quando ridevi.
Ma tu lo sai quanto amavo il suono della tua risata?
No, forse non lo sai, perché certe cose non te le ho mai dette.
Ero così convinto che fossimo eterni da scordare le cose più stupide.

Tu peró no. Tu ricordavi sempre tutto di noi. Ricordavi il giorno in cui ci dichiarammo, la nostra prima conversazione, i primi fiori che ci regalammo.
Ricordavi di togliere la parte bianca sugli spicchi dei miei mandarini, perdevi tempo a sbucciarmi il melograno perché per te ne valeva la pena. Stavi attento a scegliere i regali che più rispecchiavano i miei gusti; eri persino consapevole che i gioielli che più amavo erano d'oro, e non d'argento.
Sapevi che preferivo le ciliegie alle fragole, le mangiavi con me nonostante tu amassi le fragole. La torta era sempre al cioccolato perché gli altri gusti non mi piacevano.
Cercavi di esserci ad ogni festa: ad ogni Natale, ad ogni compleanno, ad ogni anniversario. Tu c'eri, anche solo per qualche minuto.
"Torneró presto" ripetevi sempre, ed è vero che tornavi. Tornavi per restare, anche semplicemente per poco. Di me non ti dimenticavi mai.
E io mi ricordo nitidamente di quando facevamo l'amore, dei momenti in cui mi stringevi forte a te, del tempo passato a sussurrarmi dolci parole all'orecchio. Ti piaceva farlo perchè secondo te parlando sottovoce e così vicino a me, nessuno avrebbe rubato le tue parole.
Ricordo le Domeniche passate a cucinare nella cucina di casa mia, le notti avvinghiati nel letto nonostante il caldo asfissiante (tu te ne lamentavi sempre, ma guai a te se smettevi di abbracciarmi), i ghiaccioli all'amarena consumati nel mio balcone, seduti sulle sdraio, e i bicchieri di vino a tavola da te.
Le tue labbra sapevano di burrocacao alla vaniglia, poi mi baciavi e prendevi il mio sapore. Labello alla ciliegia.
Io ricordo, ricordo tutto. Ormai ricordo ogni cosa e io parlo e straparlo di ricordi.
Perché tu sei fatto di ricordi. Noi siamo fatti di ricordi.
Di te non mi resta altro che questo, assieme a dei libri, messaggi e un piccolo mazzolino di foto. Non ho altro: tu vivi dentro di me, non mi serve altro.

Respirare piano per non far rumoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora