🩰OLIVIA🩰

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Ballai tutta la notte, e avrei continuato a farlo fin quando dalle mie dita dei piedi non sarebbero usciti fiotti di sangue, fino a quando le mie scarpette da punta non si sarebbero consumate, fino a quando non sarei caduta per terra senza forze, fino a quando non avrei guardato la morte in faccia, e nonostante tutto avrei continuato a danzare.
L'indomani avrei fatto faville all'audizione per la Royal Ballet School.
Non ero abituata hai fallimenti, sin da bambina avevo sempre dato e ottenuto il massimo.
Mi sedetti, sciolsi i nastri delle punte e le sfilai lentamente. Delle gocce di sangue iniziarono a macchiare il pavimento.
Era normale.
Con i piedi sanguinanti mi avvicinai al comodino. Aprii il cassetto e presi fasce e cerotti.
Mi sedetti per terra e iniziai ad aggiustare le mie dita.
Negli alluci non avevo più le unghie e sulle altre dita erano tutte spezzate, in alcune dita avevo dei calli, in altre delle bolle. Ma c'era un aspetto che le accomunava tutte, la pelle era sparita, si vedevano le ossa.
Infilai un paio di calze grigie per evitare di sporcare ulteriormente il pavimento.
Mi alzai in piedi, mi girava la testa. Non feci in tempo a muovere due passi che caddi a terra e svenni.

Mi risvegliai completamente priva di sensi.
Aprii lentamente gli occhi, le mie guance vennero solleticate dalla frescura del suolo dove giacevo. Un raggio di sole mi colpì il volto, non riuscii a sopportarlo.
Lentamente riuscii a mettermi in piedi, mi avvicinai alla finestra e chiusi la persiana. Dopodiché mi girai e mi diressi verso lo specchio a figura intera che si trovava in corridoio.
Mi facevo paura da sola.
Con i miei occhi grandi e grigi vedevo solo un mostro.
Era colpa di mia madre? No, era colpa mia.
Mia madre non aveva colpe, non ne aveva mai avute, lo aveva fatto sempre e solo per il mio bene:
Devi danzare, è per il tuo bene.
Non devi giocare con gli altri bambini, è per il tuo bene.
Devi ballare tutto il giorno e tutta la notte, è per il tuo bene.
Non devi mangiare, è per il tuo bene.
Devi dimagrire, è per il tuo bene.
Non devi avere amici, è per il tuo bene.
Non devi lamentarti, è per il tuo bene.
Non devi piangere, è per il tuo bene.
Devi sempre essere la migliore, è per il tuo bene.
Mi ripetevo queste frasi davanti allo specchio mentre ammiravo la mia magrezza scheletrica.
E lei che fine aveva fatto? Mi aveva abbandonata.
Ogni talvolta mi ritornava in mente quella notte, avrei voluto piangere, ma non avevo liquidi in corpo, tranne il sangue che scorreva fluentemente nelle mie vene. Proprio in quel momento guardai in terra.
Una pozza di sangue mi avvolgeva i piedi.
E la donna che mi aveva fatto questo dov'era? Mi aveva abbandonata in quella casa portandosi via la mia salute fisica e mentale.
La mia sveglia suonò.
Dovevo prendere le pillole.
Aprii l'anta del pensile appeso sopra la mia testa.
Pillole per l'ansia, pillole per gli attacchi di panico, pillole per trattenere l'appetito, pillole per rimanere svegli, e soprattutto pillole per il mio cervello.
Ingoiai tutto con solo una goccia d'acqua.
Era tardi, tra poco ci sarebbe stata l'audizione.
'Corsi' in camera mia per potermi cambiare.
Misi un body e un gonnellino nero, indossai anche un paio di calze color carne, infine, per non morire d'ipotermia, indossai una tuta grigia.
Dentro la mia borsa misi il tutù bianco, le scarpette da punta, qualche forcina e i cerotti e le fasce per le mie dita.
Andai in bagno e raccolsi i miei lunghi capelli neri in uno chignon.
Mia madre non aveva mai voluto tagliarmeli.
Mi avvicinai allo specchio, sulle mie labbra vidi una crosta e subito la staccai con le mie dita esili e prive di forza.
Anche da esse iniziò a fuoriuscire del sangue, ma non ne feci una questione di principio, decisi di usarlo come un rossetto. Lentamente strofinai le mie labbra e il sangue si sparse su di esse.

Danza fino alla morte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora