Riflessi

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Non si aspettava che l'incontro prefissato fosse in un campo di zucche. Soprattutto non si aspettava di trovarlo così pieno in inverno inoltrato. C'erano i resti dell'ultima nevicata sul terreno bagnato, la rugiada splendeva sulle foglioline e quei frutti arancioni avevano piantato solide radici restie a lasciare l'ingresso alla nuova stagione. Un esempio di resilienza. Zucche sopravvissute al cambiamento climatico, se non fosse che un biondino italiano le spaccasse a metà con l'accetta. Colpi duri, secchi, arrabbiati. Ricordi di una casa in una città oltreoceano che si mischiavano con quelli di un bambino spaventato nel seminterrato. Si fece forza. Era da solo e avrebbe dovuto portare a termine la missione. Inoltre da ciò che aveva implicitamente detto Sahir, in questo modo proteggeva Edwin da due ipotesi: una sfuriata o un corteggiamento assiduo. "Oh Gondon, sei tornato a süssa' a' cannetta.? Vattene prima che ti meni a sciarbella dietro" Giovanni scattò morsicando la sigaretta. Il fumo usciva sia fuori che dentro, poteva vederlo dissiparsi tra i polmoni. Lui aveva fumato in vita. Il tabacco gli aveva anestetizzato la bocca e aveva tossito freneticamente la prima volta. Poi si lasciò andare all'aria grigia nei polmoni, al retrogusto amaro e alla mente momentaneamente annebbiata. Il cliente buttò a terra la siga disintegrandola sotto il suo tacco, assieme alle sue altre compagne ridotte tutte a cenere sotto le suole. Charles benedì Sahir e i suoi consigli. "Senti so che sei arrabbiato per l'ultima volta" Un'occhiata assassina non lo fece fermare. "Ma noi ti aiutiamo. È il nostro lavoro. Solo non provare a far sbronzare il mio socio" O a provarci con lui in generale. Giovanni iniziò a raccogliere i resti delle zucche con movimenti svelti e agitati. La fronte corrugata, i riccioli che scendevano ai lati, le maniche arrotolate della camicia. La giacca era abbandonata sulla staccionata all'inizio del campo, l'aveva riconosciuta appena entrato. Era una fortuna che non lo avesse visto armeggiare con lo stesso punto dove Edwin l'aveva toccata. Ora Giovanni si sarebbe trovato con una manica decorata da un bel buco. "Non ci avrei provato se lo avessi saputo" Spezzò il silenzio punitore. Charles strabuzzò gli occhi, sospirò e si sedette su una zucca bella grossa. Tanto dall'andamento di quell'accetta sarebbe sopravvissuta ancora per poco. Appoggiò il mento sopra il ginocchio alzato. "Già" Iniziò sconsolato" Io non sapevo che fosse un Favorito, in realtà non sapevo nemmeno che esistesse una roba del genere. Poi del Re Gatto!" Dalla scoperta in poi Charles stava completamente uscendo di senno. Quando camminavano in città vedeva gatti ovunque. La cosa sconcertante era che si trastullavano tutti intorno a Edwin. Rivide persino il gatto nero del cimitero. Gli ringhiò ferocemente mentre corse dall'altro detective in mezzo alle gambe, accoccolandosi e facendo fusa. Era pronto a un altro calcio se Edwin non l'avesse fermato. Prese il micio tra le braccia mettendo un bel po' di distanza tra loro. Inclinò la testa di lato, analizzandolo. Alla fine lo posò su un cassonetto e gli diede un grattino felicemente infastidito. Lo stesso felicemente infastidito di quando facevano lezioni di autodifesa. Charles domandò il più volte il perché di quel comportamento. La risposta era sempre un "Non voglio una punizione per un altro gatto, Charles" e dopo si dirigeva a annaffiare i gigli. Non poteva andare peggio. Eppure precipitò perché oltre all'ormai presenza costante di suo padre, si era aggiunto lo Stregatto.

"Oh Charles devi smetterla di abbaiare appena mi vedi. Edwin è più un tipo da gatti e se ti comporti da cane, non avrai alcuna chance. Beh in realtà non ce l'hai già. "Se ne stava adagiato sul divano, stiracchiandosi con tanto di schiocchi delle ossa. Con la gonna di pelle e le collane d'oro. Erano solo loro due nell'ufficio. "Smettila! Almeno io non sono uno che ci prova con il primo che capita" Urlò in direzione del divano. Il sorriso del mutaforma si espanse gongolante. "Non è vero, Charlie. Solo che non ci provi con i primi uomini che incontri. Ovvio, certo, tuo padre ti massacrerebbe e saresti tutto il tempo a piangerti addosso." Reclinò la testa all'indietro ridendo a squarciagola. "Sangue e lacrime perché non si è il cocco di papà, che cosa patetica. Edwin sa il dolore vero, tu; Charles, ne conosci una pallida imitazione" Non ci vide più. Prese una molotov nel suo zaino e la lanciò verso l'intruso. Solo per scoprire che non c'era nessuno. "CHARLES" Si voltò e vide Edwin e Crystal guardarlo spaventati. Gli occhi verdi sgranati verso di lui. La mano gli cadde sul fianco mentre una voce sussurrava "Bravo, non era così difficile. Sei l'orgoglio di papà"

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