Cadavere Squisito. Squadra Pablo Picasso

322 15 17
                                    

Le stranezze di quella giornata incominciarono sulla strada tra Tehuantepec e Ciudad Ixtepec, lungo il paesaggio brullo e semidesertico che s'increspa nelle montagne della Sierra Madre del Sur verso l'orizzonte. Aldo guidava da diverse ore, la mente annebbiata dai vapori dell'asfalto esalate dalla carreggiata sempre dritta, quando udì una sorta di strepito animalesco provenire da dietro il muro di arbusti morti. Voltandosi, vide un guizzo bianco tra gli sterpi, un baluginio di artigli neri che fece frusciare i ramoscelli come il sussurro selvaggio della coda di un coatl. Era una civetta delle nevi, gli occhi gialli e remoti fissi su di lui e gli artigli stretti intorno alla gola di un coyote. Una civetta delle nevi nel cuore del Messico, a pochi chilometri da montagne così arroventate dal sole da spogliarsi di vita nei lunghi periodi tra un acquazzone estivo e l'altro. Lo strigiforme ruotò lentamente il capo e continuò a ricambiare lo sguardo annoiato di Aldo, le penne bianche quasi accecanti in mezzo alla terra brulla e nerastra, e sembrò stringere la presa sulla sua preda mentre l'auto se ne sfrecciava via. Un brivido freddo scosse la schiena dell'uomo.

L'innaturalità dell'evento gli faceva pensare a una sorta di apparizione, alla manifestazione di un qualche angelo della morte dalle vesti candide e dallo sguardo così severo e indifferente che vi si poteva scorgere un frammento della nera staticità incombente dopo l'ultimo sospiro in solitudine. Uno scorcio del grande vuoto cosmico dell'esistenza, della celestiale indifferenza. Ma Aldo pensava così solo perché quella strada battuta dal sole lo aveva indotto in una sorta di trance; di certo una spiegazione razionale si celava dietro quell'anomalia zoologica. Non era abituato a guidare per così tante ore e il caldo insopportabile dell'Oaxaca scioglieva i minuti di riflessione in un indefinito torrente riarso dove pensieri e visioni si mischiavano tra loro. Forse era stata solo un'allucinazione dettata dal caldo, pensò, mentre si asciugava il sudore dalla fronte e alzava il volume della radio nella speranza che lo rinsavisse un poco.

Presto arrivò a destinazione, alla fine di una lunga strada sterrata dove le impronte degli pneumatici si erano solidificate nel fango delle piogge autunnali. Aldo scrutò i dintorni del paesino. Cruces de Rienque non traboccava certo di vita nonostante le strade fossero ben spazzate e gli scuri delle case spalancati a mostrare tavole ancora da sparecchiare e ventilatori arrugginiti che ruotavano per inerzia nei soggiorni. Gli unici segni di vita erano le lucertole che si nascondevano nelle crepe dei marciapiedi e gli xoloitzcuintle del macellaio che iniziarono a latrare quando videro il veicolo passare in mezzo al borgo. Con un po' di fatica, Aldo parcheggiò su un piazzale di fianco alla chiesetta e presto un uomo venne ad accoglierlo.

«Buenos días!» disse l'individuo. Era un uomo basso e scarno, con i capelli rasati, gli occhi sporgenti e il petto scosso da fremiti nevrotici.

«Buongiorno» Aldo si sistemò gli occhiali sul naso e si lisciò i capelli «sono Aldo Ventura, l'uomo che l'ha contattata per e-mail»

«Ah, il collezionista. Lo immaginavo» rispose l'uomo con una strana soddisfazione nella voce «io sono Gustavo, l'uomo che sta cercando. L'ho sentita arrivare. Non passano molte auto da queste parti»

Aldo sfoggiò un sorriso di simpatia «È un piacere conoscerla. Il suo negozio è qui?» dovette alzare la voce per farsi sentire, dato che i cani continuavano ad abbaiare oltre la recinzione.

«La mia hacienda è dietro l'angolo, sì,» rispose Gustavo, stringendo la mano dell'interlocutore, poi si voltò «mi segua»

I due uomini s'incamminarono attraverso le strade del villaggio. Aldo si riparò dal sole con una mano e con l'altra strinse il borsello pieno di banconote che aveva preso dal bagagliaio dell'auto. Non c'era un filo di vento e il paesaggio rurale messicano era piuttosto suggestivo, immerso in quel silenzio pomeridiano.

«Cruces de Rienque non sembra un paese importante» disse Gustavo mentre camminavano in salita «ma un tempo ha dato le origini all'uomo più alto del mondo»

Cadaveri SquisitiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora