Capitolo 19

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Mi svegliai intorpidito, provai ad alzarmi ma invano.
Ero legato ad un letto, nudo.
Provai ad agitarmi sperando di riuscire a liberarmi, ma nulla.
Volevo alzarmi, trovare Nicolás e scappare ma quando la porta si aprì avrei solo voluto tornare ad essere incosciente.

"Ti sei svegliato vedo" disse Erik entrando nella stanza e avvicinandosi al letto.
"Ho in mente delle belle cose per noi due adesso"

"Dov'è Nicolás? Dimmelo!" Urlai disperato.
Sapevo che lo avrebbe preso, del resto era l'unico modo che aveva per ricattarmi.

"Oh lui sta bene, dorme proprio nella stanza qui accanto quindi vedi di non urlare troppo."

Sapevo cosa avrebbe fatto, non sarebbe stata la prima volta.
Smisi di pensare nell'esatto istante in cui lui si spogliò e si gettò su di me.
Le sue mani erano sul mio corpo.
Mi avrebbe avuto, mi avrebbe usato e poi buttato in un angolo ma non avrei permesso che arrivasse alla mia mente.
Quando mi slegò capì che era tutto finito e presi i vestiti che mi erano stati tolti indossandoli per poi correre da Nicolás.
Il mio bambino stava bene, dormiva sereno sul letto.
Mi avvicinai e mi stesi accanto a lui, stringendolo a me.

"Ti proteggerò, te lo prometto" dissi mentre una lacrima scendeva solitaria dai miei occhi.

Chiusi gli occhi con il mio bambino tra le braccia e mi addormentai accanto a lui.
Fui svegliato da un mugolio, era Nicolás.

"Papá" disse quasi urlando dalla gioia.

"Sí piccolo, come stai?" Chiesi cercando di mascherare la preoccupazione.

"Bene papi, come mai siamo qui?"

"Erik è un amico di papà, ma promettimi che non lo farai arrabbiare va bene?"

Nicolás annuì e mmsi strinse a me.
In quel momento sperai solo che Harry non mi avesse abbandonato.

"Papà ho fame" si lamentò il piccolo.

"Andiamo a prendere qualcosa da mangiare allora." Dissi alzandosi e prendendolo per mano.

Arrivai in cucina dopo averla cercata per le varie stanze della casa e tirai fuori dal frigo, fortunatamente pieno, dei pomodori.

"Ti va un po' di pasta?"

"Sii" esultò felice.

Iniziai a preparare la pasta girandomi ogni tanto e facendo delle facce buffe verso il bambino che rideva felice.

"Ma che bella scenetta c'è qui" disse una voce alle mie spalle.
"E che buon odorino"

Era vicino a me, mi prese la mano e me la baciò.

"Prepara per tre" disse mettendosi poi vicino a Nicolás e iniziando a farlo ridere.

Pranzammo come se non ci fosse nulla di strano, come se tutta quella fosse una situazione normale.
Ero sul divano con Thomas quando Erik uscì per andare a lavoro.
Ci chiuse a chiave dentro a quell'appartamento, ma non mi importó un granché.
Feci l'unica cosa che mi venne in mente.
Aprii una finestra e legai delle lenzuola tra loro per farne una corda.
Legai un'estremità al letto e feci scivolare il resto fuori dalla finestra.
Eravamo al secondo piano, non sarebbe stato così difficile.

"Nicolás!"

"Dimmi papà"

"Ora dobbiamo andarcene, devi tenerti forte alle spalle di papà, va bene?"

Il piccolo annuì in risposta e lo aiuta a mettersi cavalcioni sulla mia schiena.

"Pronto?"

"Si"

E così uscii fuori dalla finestra sentendo le piccole mani di Nicolás stringersi forte alle mie spalle.
Fu più difficile del previsto, dovevo stare attento a non sbattere al muro.
Quando finalmente arrivai a mezzo metro da terra saltai cercando di cadere in avanti.
Eravamo fuori, ma non riuscivo a capire dove.
Era uno dei tanti quartieri di New York, avevo riconosciuto la zona ma non sapevo come orientarmi.
Presi per mano mio figlio ed entrai nel primo commissariato di polizia che mi si paró davanti.
Non avrei permesso che tutto ciò accadesse ancora, questa volta non sarebbe più uscito di prigione.

Buonasera.
Lo so volete uccidermi, ma capite mi.
Voglio godermi l'estate, cercando ovviamente di non far passare troppo tempo.
Spero comunque che il capitolo vi piaccia.
PROSSIMO AGGIORNAMENTO A 80 VOTI.
Lunedì parto per Londra, starò via due settimane. Spero di riuscire a postare lo stesso.
Un bacio.

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