Capitolo 3

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«Quel giorno non sono mai arrivata a Philadelphia.» Confesso. «Roman mi ha portata con sé a Seattle.» Fisso un punto a caso nella stanza.

«Si è preso cura di me. Nonostante fosse lì per lavoro, ero sempre con lui.» Mi rilasso contro il sedile di pelle. Il Dr. Beckett accavalla le gambe e mi guarda.

«E così ha fatto finché non sono andata al college.» Riporto lo sguardo su di lui. «Non potevo di certo andare con lui.» Faccio una pausa.

«Ad oggi se penso di aver strappato la lettera di ammissione per la Columbia University, mi mordo i gomiti.» Un'espressione indecifrabile adorna il mio viso.

«Non esiste scelta senza rimpianti» Afferma lo psicologo davanti a me. «La mia vita è un continuo rimpianto.» Mando giù il groppo in gola.

«Se avessi scelto la Columbia University, non avrei mai incontrato lui.» Il tono di disprezzo marca l'ultima parola.

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«Sei nervosa per il tuo primo giorno?» La voce di Roman attraverso il telefono riecheggia nella stanza. Mi guardo allo specchio e sistemo la gonna che mi arriva a metà coscia.

«Ti ho mai dato l'impressione di essere in ansia per cose del genere?» Mi volto verso il letto, dove ho lasciato il telefono. La conversazione si svolge come se lui fosse qui con me.

In questi mesi mi è sempre stato vicino. Sono sempre riuscita a sviare il nome di Weston e di Elliot dalle nostre conversazioni, ma so che cova qualcosa.

«Mi hai dato l'impressione di una ragazza che rovescia una bottiglia di Petrus su un completo che costa il doppio.» Sorrido alle sue parole e mi siedo sul letto. Se l'è cercata. E sa bene che con me deve stare sull'attenti quando apre bocca e gli dà fiato.

«Te la sei cercata tesoro.» Avvolgo una ciocca di capelli attorno al dito e lo sento sospirare dall'altro capo della linea. «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?» Me lo immagino ora che si passa esasperato una mano sul volto.

«Ogni volta che me lo dici sono troppo impegnata a degustare il tuo ottimo vino.» Mi piego con il gomito sul letto e guardo verso la porta. «Vorrà dire che l'unica cosa che berrai d'ora in avanti sarà il succo di frutta.» Allude all'episodio nel jet.

«Vorrà dire che non mi farò viva finché non cambierai il contenuto dei tuoi ordini.» Prima di Roman non pensavo di diventare un'amante dei vini e di sviluppare un palato sopraffino per le degustazioni. Siamo stati in diversi vigneti in California, dove ho avuto la possibilità di scoprire qualcosa che mi piace.

«Devo andare Maddie, ci sentiamo.» Mi liquida velocemente. Mi tiro su a sedere. Di solito sono io quella a tagliare corto alle conversazioni. Non è da lui congedarsi prima di me. Sibilo un flebile 'ciao' e riattacco.

La mia testa è troppo incasinata per ulteriori paranoie su di lui. Se lui non mi cerca, non sarò di certo io a farlo. Il peggio è passato, ora voglio solo essere la versione migliore di me.

Mi alzo dal letto e prendo lo zaino sul puff rosa. Infilo il cellulare nella tasca e mi specchio un'ultima volta, per poi uscire dalla camera.
Sorpasso la camera di mia sorella e sbircio velocemente, per trovarla vuota.

Scuoto la testa e scendo le scale, ritrovandomi Nev alla fine delle scale. Si ferma con la mano a mezz'aria in prossimità della maniglia quando si accorge di me.

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