capitolo 3°

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Ad essere sincera, non so quanto tempo passò.

Ore? Minuti? Non avevo la forza mentale per capirlo.

Ne volevo capirlo.

In quel momento ero così comoda in quella vasca da bagno di marmo, che qualsiasi cosa sarebbe accaduta me ne sarei altamente fregata

C'ero solo io e quella bellissima vasca, a giocare come se nulla fosse con il mio coltello.

L'acqua un tempo calda, adesso era fredda contro la mia pelle nuda, ma nemmeno ci feci caso, cullandomi in quella assoluta tranquillità che era quella piccola stanza.

Non mi facevo un bagno così da anni.

Non era mi permesso stare sotto la doccia per più di due minuti, altrimenti il signor Brown me l'avrebbe fatta pagare.

Scossi la testa al pensiero, ormai non mi poteva fare più nulla

"Lui no, ma suo figlio si"

Rabbrividì al pensiero, aprendo di scatto gli occhi.

Mi passai il coltello tra le mani.

Ero sicura che il signorino Brown non vedendo tornare il padre era uscito a cercarlo, e poi dopo la notizia sui giornali probabilmente il suo peggior incubo si era avverato.

E io sapevo che stava dando la colpa a me

Io sapevo che era perfettamente consapevole che ad aver bucato con tanto odio la tempia del signor Brown ero stata io.

Puntai lo sguardo sulle mie mani, facendolo sfrecciare tra le dita pallide e il coltello, immaginando il sangue del signor Brown.

Sembrava così finto, come uno scherzo fatto apposta dal mio subconscio, ma eppure era così vero.

La prova?

Sono dentro quella vasca da troppo tempo per gli standard dei Brown, e nessuno era venuto a chiamarmi

"Magari mi hanno preso per morta?"

Alzai lentamente la testa

"Forse ci sto impiegando un po' troppo davvero"

Pensai ancora, e, con un sospiro, mi tolsi dal corpo gli ultimi residui di sapone e uscì dalla vasca, avvolgendondomi in un invitante asciugamano bianco.

Un'enorme asciugamano bianco.

"Cavolo, se questo è un sogno non svegliatemi"

Andai nella mia camera, e trovai dei vestiti posati accuratamente sul bordo del letto.

A parer mio, un po' troppo accuratamente.

Mi asciugai, e infilai il lungo vestito blu, allacciandomi poi il grembiulino bianco.

Osservai non tanto convinta la gonna un po' troppo lunga, non ero abituata.

Andai verso uno specchio, e osservai il mio riflesso.

Mi sentivo a mio agio, e bene.

Mi passai una mano tra i capelli umidi, bloccando tra le dita una ciocca bianca.

Poi li raccolsi, dividendoli in tre ciocche, e mi feci una lunga treccia.

Al signor Brown non piacevano i miei capelli, diceva che mi invecchiavano per colpa del loro colore.

Diceva che rendevano morta.

Ma sinceramente, guardando il mio riflesso alle specchio in quel momento, con quella divisa per nulla volgare, e con la pelle ancora leggermente arrossata per il bagno caldo, non mi sembravo morta.

Mi sentivo stranamente viva.

Mollai i capelli dietro la schiena, e mi guardai i piedi nudi.

Notai degli stivaletti con un tacco basso accanto al letto, e li indossai, facendo attentamente i lacci.

Mi sporsi verso il letto, afferrando il mio coltello che avevo precedentemente buttato in malo modo sul cuscino, ma mi resi conto che non riuscivo a incastrarlo sopra la coscia a causa della gonna troppo lunga.

In caso di emergenza, ci avrei impiegato troppo tempo, e quel millesimo di secondo che avrei impiegato ad alzare la gonna mi avrebbe potuto costare la vita.

Poteva essere fatale.

Mi fermai a pensare, e i miei occhi si illuminarono.

Feci scivolare il coltello sulla schiena, sotto il vestito e bloccandolo lì.

Il vestito non era stretto sul collo, e poi i capelli raccolti nella treccia non erano d'intralcio se avrei dovuto sfilare il coltello.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio, e sorrisi leggermente.

"Benvenuta nuova me" pensai, uscendo dalla stanza.

Aumentai leggermente il passo, mentre la consapevolezza mi attanagliava dentro.

Ne ero sicura, se non certa.

E il quel momento solo la lama fredda contro la mia schiena sembrava darmi una minima e squallida sensazione di pace.

Avevo fatto ritardo.

Un terribile ed esagerato ritardo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 20 ⏰

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come posso amare un demone? Sebastian Michaelis×ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora