Le piccole cose hanno la loro importanza:
è sempre per le piccole cose che ci si perde
CHARLES BUKOWSKIPASSAI dei giorni perfetti in seguito a quell'incontro. Nessun drama. Nessun bisbiglio da parte degli studenti, il che mi fa pensare che nessuno mi avesse visto parlare con Raphael in biblioteca giovedì. Controllai i messaggi nel mio telefono sorridendo divertita quando lessi la sfilza di messaggi che Jules mi aveva inviato, che non eranoaltro che modi diversi per dire che si annoiava. ‹Deve essere davvero faticoso stare intorno a una che si lamenta in continuazione.› commentò qualcuno al mio fianco. Quella voce. Voltai la testa rallentando per guardare Raphael Hyde al mio fianco che adocchiava il mio cellulare.
Mi sarei fermata in mezzo al corridoio pieno di studenti se lui non avesse allungato il braccio appoggiando la mano aperta sulla schiena per farmi camminare. ‹È mai possibile che ogni volta che mi vedi devi rimanere a bocca aperta? Neanche fossi Dio.› sbuffò guardando avanti. Sbattei le palpebre un paio di volte prima di guardarlo male corrugando le sopracciglia. Spinsi il suo braccio lontano da me ottenendo un'occhiata di disapprovazione da parte sua. ‹Ma cosa diavolo vuoi da me?›
‹Sto solo camminando al fianco di una persona assolutamente sconosciuta.›
‹Sono una totale sconosciuta.› gli ricordai irritata vedendolo alzare gli occhi al cielo come se gli avessi fatto un dispiacere ad aprire bocca e parlare.
Wow che perla di galantuomo. Educatissimo proprio.Lui sospirò portandosi i capelli, sorprendentemente disordinati, indietro. Dovevo ammettere che lo stile leggermente disordinato gli donava. ‹Non so nemmeno il tuo nome.›
‹Ti interessa?›
‹No.›
‹Allora hai un motivo in più per starmi alla larga.›
‹Sei sempre così scontrosa con le persone?›
‹No, solo quelle che mi stanno sul cazzo.› sbottai lasciandolo di stucco. ‹Ma se neanche mi conosci, come faccio a starti sul cazzo?›
‹Mi stai sul cazzo perché ovunque tu sia attiri sempre gli sguardi su di te, e l'ultima cosa che voglio è attirare l'attenzione degli altri studenti su di me.›
‹Non vuoi attirare l'attenzione? Allora smettila di guardarmi mentre parli.› mi rimproverò avvicinandosi leggermente alla mia faccia. Io aprii bocca per ribattere, ma non trovai nessuna frase intelligente da usare come risposta. Ho sempre odiato non avere l'ultima parola. Misi il broncio e guardai davanti a me, concentrandomi sulla nuca rasata del ragazzo davanti a me. Lo sentii fare un verso di soddisfazione prima di allontanare la sua testa dalla mia e guardare avanti a sua volta.Lo spazio tra di noi si riempì di un silenzio pieno di tensione, ma non quella bella che piace alle lettrici. Una tensione in cui gli promettevo silenziosamente uno spintone giù dalla prima rampa di scale che trovavo.
Raphael si schiarì la voce. Avrei voluto guardarlo. Girare la testa e incontrare di nuovo quei bellissimi occhi grigi che sembravano volermi scrutare l'anima, ma rimasi con la testa fermamente dritta e gli occhi fissi sulla nuca di quel ragazzo, la cui rasatura era totalmente storta adesso che la guardavo bene. Lui si schiarì la voce più insistentemente una seconda volta. ‹Ti ho sentito la prima volta.› sbottai. Lo sentii prendere un respiro profondo come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. ‹Ti accompagno fino in classe.› Io mi bloccai di colpo. La classe di chimica era totalmente dalla parte opposta di quella di lettere. Non poteva passare inosservato.
Sentii la sua mano sulla schiena di nuovo che mi spingeva per continuare a camminare ma feci resistenza. ‹Tu non mi accompagni da nessuna parte.› resistetti infastidita. ‹Quale parte di "non voglio attirare l'attenzione" non hai capito prima?› sibilai spingendo via il suo braccio di nuovo e guardandolo in faccia. I miei occhi si incastrarono con i suoi di nuovo. Sarei un enorme bugiarda se dicessi che il cuore non aveva iniziato a battere più velocemente di un momento prima.
Raphael mi scrutò attentamente con quegli occhi di un grigio tempestoso, come se dovesse scoprire dei segreti nascosti nei più profondi meandri della mia anima; cosa che mi mise in leggero disagio, anche se non ho mai avuto veri e propri segreti.
Sospirò spazientito aprendo e chiudendo la mano al suo fianco un paio di volte prima di afferrarmi per il braccio e strattonarmi dentro un corridoio vuoto. Non si fermò fino a quando non eravamo totalmente soli e poco lontani dall'aula di chimica, al che mi mollò e mi guardò irritato.
‹Non c'è nessuno, ti va bene così?› mi chiese in un respiro. Rimasi basita da quella piccola dimostrazione di rabbia dal momento che non credevo di aver detto o fatto nulla di male. Lo fissai negli occhi, quasi perdendomi nelle diverse sfumature dei suoi occhi, che variavano da un grigio nuvoloso, tipico del cielo durante un temporale, a un grigio metallico verso l'esterno. Forse c'erano pure delle striature più chiare, ma non ne ero sicura.Più ci guardavamo negli occhi in silenzio più mi chiedevo che diavolo ci stesse trovando nei miei di occhi. ‹Tu vuoi rimanere invisibile.› mormorò dal nulla ottenendo uno sguardo confuso. Alzai un sopracciglio. ‹Pensavo fosse ovvio.› Lui corrugò le sopracciglia. ‹Hai un complesso di inferiorità per caso?› Questa volta fui io a corrugare le sopracciglia. ‹No?...Non può semplicemente piacermi non attirare l'attenzione su di me? Preferisco rimanere Nessuno che rivelare al mondo chi sono.› dissi tranquillamente. Lo vidi fare un sorrisetto. ‹Quella era...›
‹Studio chimica ma non sono una completa ignorante di letteratura.› specificai immediatamente incrociando le braccia sulla difensiva. Lui fece un cenno di approvazione con la testa prima di chinarsi verso di me. I nostri nasi a pochi centimetri di distanza. ‹Ti dirò un piccolo segreto,› bisbigliò, il suo respiro alla menta mi faceva leggermente pizzicare il naso. ‹Non mi importa nulla di te.›
Ok. Non me lo aspettavo.
Ci rimasi di stuccò, e anche un poco offesa. Se non gli importava nulla di me perché diavolo mi parlava? Non aveva senso.Aprii la bocca per ribattere ma lui alzò un sopracciglio in quel modo così attraente che mi morirono le parole nel cervello e rimasi muta con la bocca aperta. ‹Ma non sei un "Nessuno" come credi.› mormorò lasciandomi ancora di più senza parole. Era un complimento...credo. Sarebbe stato maleducato chiedergli se era un complimento? Suppongo di si.
Ci guardammo per un altro paio di secondi negli occhi a quella vicinanza prima che lui si raddrizzasse mettendo più aria tra di noi. Si voltò dandomi la schiena e avviandosi con calma per allontanarsi da me con le mani in tasca e quella sua solita aria da so-tutto-io che, avevo notato già l'anno scorso, portava spesso. ‹Ti conviene andare in aula. Si sta facendo tardi.› disse con placidità.
Avrei voluto ringraziarlo o qualcosa del genere per il "complimento" di prima ma non ne ebbi il tempo perché successe tutto troppo in fretta. Il rumore dell'alluminio che gratta sul pavimento. Un sussulto che gli scappava dalle labbra. Le braccia cercavano equilibrio mentre lui inciampava in avanti. La lattina di Coke che mi veniva a sbattere sulla punta del piede.
Non ce la feci. Mi coprii la bocca con le mani quando una risatina strozzata mi uscì dalla bocca e mi piegai mentre il mio corpo tremava con la mia risata. Le mie mani si dovettero spostare alla mia pancia lasciando che quindi le mie labbra si piegassero verso l'alto e la risata uscisse libera. Alzai gli occhi su di lui e lo beccai a guardarmi, credo sconvolto, e probabilmente offeso anche se non lo dava a vedere.
Mi forzai a raddrizzarmi e a trattenere il sorriso mentre guardavo ovunque ma non lui. Mi schiarii la voce e serrai le labbra. ‹Beh...ciao.› borbottai prima di coprirmi la bocca per nascondere il sorriso che mi stava tornando mentre lo sorpassavo e giravo l'angolo per andare in fondo al corridoio ed entrare in aula da uno dei due corridoi secondari.
Appena fui seduta mi resi conto che non riuscivo a smettere di sorridere. Mi sarei dovuta sentire in colpa per avergli riso in faccia, ma, al momento, non riuscivo a non esserne divertita. Mi sarei scusata comunque, quando il pensiero di vederlo inciampare avrebbe smesso di farmi ridacchiare.
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Stupid Chemistry
RomanceNon se lo aspettava, se avesse detto che se lo aspettava avrebbe mentito spudoratamente. Myah Jersen non si aspettava che Raphael "gran manzo" Hyde la notasse. A dir la verità lui non sapeva neanche il suo nome, ma il punto era che lui l'aveva not...