NON HAI FIATO
James imboccò in macchina la stessa strada in cui aveva visto Grace correre l'ultima volta. L'orario era lo stesso. Lei gli dava l'impressione di essere una tipa organizzata e metodica, per questo confidava nel fatto che andasse a fare trekking regolarmente e seguisse un percorso immutabile. Si fermò ad aspettare ad una stazione di servizio e spense il motore. Un rozzo benzinaio stava rifornendo con la pompa un camion di alimentari, borbottando tra sé e sé.
James unì i palmi come in preghiera. Non ci sperava molto nella sua apparizione, ma aveva deciso di tentare ugualmente. I minuti passavano inesorabili e il suo morale si afflosciava sempre di più a terra. Di Grace neanche l'ombra. Quando ormai si decise a riprendere la via del ritorno, ecco che in lontananza apparve. Prima che i suoi contorni si stagliassero in forma definita, ne riconobbe l'andatura aggraziata. Era proprio lei. «Avvistata, baby!», esultò a voce alta. Con aria trionfante e un sorriso a trentadue denti lasciò la stazione di servizio. Si era procurato la conferma che cercava. Doveva solo mettere in atto la mossa successiva.
Attese il giorno dopo con impazienza. Non concepiva il fatto che Grace non sarebbe ripassata di là. Fiducioso, si vestì come aveva previsto: pantaloncini da corsa e maglia tecnica. Arrivò a piedi al luogo in cui si era piazzato il pomeriggio precedente, con un buon anticipo. Si stava comportando un po' da stalker, ma il gioco valeva la candela. Grace era troppo bella per non far di tutto per conquistarla. La beffa che lei avesse deciso di riposare proprio quel giorno aleggiava nei suoi pensieri come ipotesi remota.
Si pose in osservazione. Passarono prima in corsetta leggera due signori, ben allenati, poi fu il turno di un ragazzino a bordo di un monopattino. Dietro a lui, c'era lei. Una dea sotto forma umana. Grace.
James svuotò velocemente la testa dalla gioia momentanea per focalizzarsi sull'azione da compiere. Doveva correrle incontro prima che lo superasse, in modo da arrivarle di fronte; poi con un'espressione meravigliata far finta di essersi accorto di lei improvvisamente e per puro caso. Si fece forza: "Funzionerà!" Corricchiò verso la sua direzione, tenendo una sguardo vago. Quando le fu vicino, si bloccò e attaccò bottone: «Oh, chi si vede!» Grace rallentò il passo e assunse una posa difensiva, poi allentò i nervi tesi. L'aveva riconosciuto.
«Oi, ciao James! Anche tu in allenamento oggi... non sapevo ti piacesse far trekking.» Grace lo squadrò nel suo outfit da corsa, divertita.
James montò una scusa: «Ogni tanto, così, per scaldarmi i muscoli. Non con la tua costanza, questo è certo». Si sentiva ridicolo e si domandò se avesse notato quanto fosse impacciato. "Abboccherà?", titubò.
Grace sembrò credere a quella gigantesca panzana. Gli propose, con un filo di timidezza: «Se ti va, possiamo fare un pezzo di strada insieme. Anche se mi pareva che tu stessi andando nella direzione opposta...»
Non poteva esserci proposta migliore. «Certamente! In realtà per di qua non allungherei di molto il percorso che mi ero predefinito...»
Grace ammiccò, contenta.
James trattenne l'entusiasmo. Se ci fosse stato un motto per definire il suo stato d'animo, sarebbe stato "On cloud 9"[1]. Stava andando tutto per il meglio, come in una favola.
Fianco a fianco, allungarono il passo e ripresero la corsetta. I quindici minuti che trascorsero insieme volarono, anche se per buona parte di essi rimasero in silenzio. Grace chiarì: «Scusa se non parlo tanto, ma facendolo perderei fiato e non arriverei alla fine. Quando mi fisso un obiettivo, voglio raggiungerlo a tutti i costi.» Era determinata e pignola. Questi tratti caratteriali si riflettevano nella sua andatura, costante e sostenuta.
James si maledisse scherzosamente per essersi infilato in quella che ora considerava un'agonia. Non era abituato a correre. Accusò subito la fatica, come un novellino, e, sebbene cercasse di mascherare il suo affanno, gli fu impossibile non demordere. Le spiegò che doveva cambiare strada. Grace sorrise. Aveva forse intuito il reale motivo dietro a quella dipartita? James pensò, mentre ansimava: "A cosa è servito tutto questo se ora ci dividiamo come se niente fosse?" Inaspettatamente però, prima di voltarsi e andarsene, Grace gli passò il numero di telefono, specificandogli che in quel modo si sarebbero potuti mettere d'accordo per far trekking insieme.
James sprizzò di gioia da ogni poro. Era quello che voleva, in fondo: guadagnarsi un aggancio per rimanere in contatto con lei. Si chiese se Grace sapesse della storia e della rottura con Ellen, ma in quell'istante gli importò poco.
«Questo lo ritengo un vero privilegio, ti ringrazio. Allora ci sentiamo, ok?»
«Certo! Alla prossima, James. Ah, una cosa: devi allenarti di più, non hai fiato.» Grace ridacchiò e gli rifilò un buffetto. Poi lo salutò e scomparve dietro l'angolo della via.
TI CHIEDO SCUSA
Non era stato facile mandar giù le sue parole. L'avevano completamente spiazzato. E ferito. Jeff si spalmò sulle braccia una dose generosa di crema solare. Era in giardino con l'intenzione di prendere un po' di colore, ma allo stesso tempo voleva evitare di diventare un pollo allo spiedo abbrustolito. Si distese sullo sdraio e provò a concentrarsi nella lettura di Spiderman.
Perché Chloè non gli aveva fatto presente fin da subito del suo orientamento sessuale? Con lui poteva parlarne apertamente, non sarebbe stata giudicata. Forse non si conoscevano ancora abbastanza perché lei potesse essere convinta della sua visione a riguardo? Essere omosessuali era considerato un tabù, soprattutto tra famiglie conservatrici e bigotte, e il fatto di confessarlo o ancor più di vivere liberamente la propria sessualità bastava per catalizzare su di sé sospetto, infamia e ingiurie da parte di persone retrograde e con scarsa empatia. Probabilmente Chloè era stata frenata proprio da questo aspetto. Ma lui non era come quelle persone, a lui non interessava, come non gli interessava che la sua condizione socioeconomica fosse svantaggiata e diversa dalla sua. Si domandò anche se Josh fosse a conoscenza dell'omosessualità della figlia. Non ne aveva idea, ma dato lo smisurato amore che nutriva per lei reputava che non avrebbe comportato una sua cieca chiusura. Josh l'avrebbe amata, a prescindere.
Abbandonò definitivamente la lettura e appoggiò il fumetto sull'erba umida. Un ape si aggirò intorno al suo naso, prima di schizzare via a caccia di prede più appetibili.
Sebbene Chloè iniziasse a piacergli e fosse di conseguenza abbattuto per il suo rifiuto, comprendere e accettare quel risvolto era una buona base da cui ripartire. Andare a chiederle scusa per la sua reazione, particolarmente impulsiva, era necessario per non compromettere la loro amicizia. Si premette i polpastrelli sulle tempie. Gli si era insinuata la possibilità che il loro rapporto potesse trasformarsi in qualcos'altro, ma aveva frainteso i segnali. Non c'era motivo di prenderla sul personale, anche perché Chloè avrebbe continuato a comportarsi con lui come aveva sempre fatto da quando l'aveva conosciuta. Con positività e allegria. "E con la sua cocciutaggine", aggiunse divertito.
Raddrizzò la visiera del cappellino per proteggersi dal sole e si girò sulla schiena per abbronzarsi meglio. La bassa siepe che delimitava il suo giardino era tagliata a puntino. L'erba invece stava crescendo e sua madre gli aveva chiesto il favore di tagliarla col tosaerba. Ci avrebbe pensato più tardi, verso sera.
Non voleva perdere Chloè. Doveva chiamarla. In quell'esatto momento. Si alzò di scatto dallo sdraio e varcò la soglia di casa, dirigendosi verso il telefono. Suo padre se ne stava spaparanzato nel divano a godersi il giorno di pausa lavorativa. Appena lo avvistò, la fronte di lui si aggrottò per la perplessità.
"Non sono cose che ti riguardano, babbo", fu tentato di dirgli. Jeff si fiondò sul telefono e digitò il numero, poi alzò la cornetta e, appena sentì la voce ormai indistinguibile risponderle "Pronto?", pronunciò senza tentennamenti:
«Ei, sono Jeff. Senti, ti chiedo scusa. Mi sono comportato da coglione l'altra sera.»
[1]Una sensazione di estrema felicità o euforia, come se stessi fluttuando in aria.
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Summer 98
Teen FictionL'anno scolastico '98 finisce e arriva il momento delle vacanze estive. James e Jeff sono due migliori amici atipici, decisamente diversi tra loro: James è spavaldo ed egocentrico, Jeff svogliato e pessimista. A una festa faranno nuove conoscenze: u...