Prologo

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🧚🏻Brianda Baker 🧚🏻

21 dicembre 2006

Era il primo giorno d'inverno, una gelida atmosfera stava iniziando a calare dal cielo e avrebbe a breve avvolto gli abitanti di quella cittadella. Le nuvole erano grigie e si estendevano per chilometri sopra alle loro teste, quasi come se avessero intenzione di inghiottire tutta la terra nelle tenebre. Gli alberi della foresta erano, oramai, privi di ogni foglia verde. Ai piedi del tronco, dove si estendevano le radici, stavano crescendo i funghi a causa della forte umidità e alcune foglie morte si poggiavano sul terriccio. In quell'istante, un cavallo dal manto nero e lucido galoppava sul cammino tortuoso lontano dalla cittadina: stava fuggendo da qualcosa o forse da qualcuno.

Eppure dall'orizzonte non giungeva alcun suono se non quello degli zoccoli della puledra a contatto con la strada di ciottoli. Portava in sella un bambino sui dieci anni, incurvato in avanti, che galoppava distante dalla sua precedente vita. Il piccolo era coperto da un lungo straccio marrone, fin troppo grande per la sua corporatura, e da un cappello che gli ricopriva metà del volto, si riusciva ad intravedere la strada che stava percorrendo. Ma la cavalla era stanca, come d'altronde il bambino stesso.

Le temperature si stavano abbassando: in effetti quell'inverno sarebbe stato molto difficile, e non soltanto per il giovane coraggioso. Quindi decise di allontanarsi dalla via di comunicazione principale per inoltrarsi nella selva, dove avrebbe potuto trovare una sorgente per far abbeverare la sua puledra e lui avrebbe potuto spostare per mangiare qualcosa. Per sua fortuna era riuscito a rubare del cibo e l'aveva infilato nella borsa poggiata alla parte posteriore della sella. Era anch'essa marrone e nessuno avrebbe potuto sospettare che fosse un sacco con del cibo e del denaro. Era stato furbo: si era procurato qualcosa da scambiare per i giorni a venire.

Così si era inoltrato nella Foresta dei Sussurri, senza sapere che lo fosse: se lo avesse saputo non avrebbe mai preso quella direzione e avrebbe continuato a percorrere quella strada di ciottoli che gli dava tanto fastidio.

Non appena entrarono nella tetra selva il destriero iniziò ad essere instabile: il bambino non sembrava riuscire a comandarlo nel modo corretto. Quindi iniziò ad accarezzare il collo della cavalla e a sussurrare parole di incoraggiamento, pur di tranquillizzarla, ma il controllo su di lei era ormai minimo, al punto che lo disarcionò facendolo cadere a terra e facendogli urtare la colonna vertebrale sull'albero lì vicino. Fatto ciò, la puledra si fermò: voleva solo liberarsi di lui come se fosse un parassita. Il piccolo gemette per il dolore, ma si rialzò pulendosi la tunica marrone e guardandosi intorno. Quel posto gli era familiare, quasi come se l'avesse sognato durante uno dei suoi incubi ricorrenti. Ma quella volta non gli faceva paura; tutt'altro, si sentiva forte e abbastanza coraggioso da affrontare quel tetro bosco.

Si avvicinò alla puledra, senza allontanare gli occhi dalla selva, le accarezzò il busto e iniziò a cercare qualcosa nella borsa. Afferrò la torcia e un sacco arancione, si allontanò dalla cavalla e accese la torcia infilandola in bocca, mentre con entrambe le mani apriva la busta con dentro del cibo. Poi si attaccò al collo la torcia con il suo elastico grigio.

Mentre camminava, quell'affare di ferro gli urtava il petto. Iniziò a mangiare senza distogliere lo sguardo dal paesaggio cupo e triste che aveva davanti a sé. Man mano che si inoltrava, gli alberi si infittivano e l'oscurità aumentava come un bisbiglio che lo richiamava. Lo stava chiamando, bramando come se da tempo stesse aspettando il suo ritorno. Eppure il bambino non era mai stato lì.

«Vaughan, vieni! Ti stiamo aspettando».

Una voce chiara e cristallina si era infiltrata nella sua mente, proveniva da un posto non troppo lontano da dove si trovava. Il piccolo voleva scappare, ma quella voce lo attirava a sé.

«Vieni, non vogliamo farti del male».

Quelle parole lo rincuorarono, quasi come se sentisse i suoi fratelli dirgli che la madre non avrebbe mai saputo nulla del piccolo guaio che aveva provocato.

Quasi ipnotizzato, lasciò cadere il sacco con il cibo a terra e seguì le voci abbassandosi il cappuccio per aumentare il campo visivo. I suoi capelli erano bianchi come quella neve, come la sua pelle, mentre i suoi occhi erano tra il marrone e il dorato. Sembravano privi di vita.

Vaughan si tolse il laccio dal collo e afferrò la torcia tra le mani tremanti. Faceva piccoli passi colmi di paura, ma non sembrava in sé. Era quasi come se non si controllasse, come se fosse la voce a dirigerlo. Continuò a camminare fino a quando non si ritrovò davanti ad una figura luminosa. Non aveva i piedi poggiati per terra, ma a molti centimetri di distanza dal suolo. Il piccolo cadde sulle proprie ginocchia e alzò il capo verso la figura luminosa, che si avvicinò a lui studiandolo con attenzione. Il volto del bambino non era ancora sviluppato, non vi era ombra di quello che un giorno sarebbe diventato, dell'uomo che un giorno sarebbe stato. Era magro, come se non mangiasse mai abbastanza o come se non lo facessero mangiare affatto.

«Vieni con me, ti prometto che sarai felice con me» disse la voce femminile e potente. Il bambino annuì senza distogliere lo sguardo dalla sfera luminosa che circondava la figura.

Essa si avvicinò a lui, accogliendolo tra le sue ali argentate dove lo racchiuse. La luminosità divampò, finché non iniziò a pulsare e pian piano scomparve.

Nel luogo dove prima era presente il piccolo bambino, ora non vi era nulla se non una forte fonte di calore.

Spazio autrice:
Sono in ansia, questo è il mio lavoro più importante di tutti. Una saga fantasy, per garantire alla mia fantasia di procedere libera. Pura fantasia, ogni singola cosa presente in questa storia, l'ho inventata io: dal mondo, ad ogni singola creatura. Ispirandomi a mitologie, folklore con alcuni esseri. È l'opera più organica che abbia mai scritto, per questo ho deciso di condividerla. Magari a qualcuno potrà piacere, magari i miei personaggi diranno qualcosa e vi potrete affezionare a loro ❤️

La presa al varco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora