Che brutta idea🏈

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Capitolo 29

Lo strillo di Evie mi trapassò i timpani non appena l'acqua entrò a contatto con la sua pelle.
Portarla nella doccia era stato ancora più difficile che portarla dentro casa, si era aggrappata allo stipite della porta d'ingresso sostenendo che doveva tornare a casa sua per parlare con la sorella. Per inciso, era la seconda volta che ne sentivo parlare, fino a quel momento non avevo idea che ne avesse una.
<<Dylan ma che cavolo!>> si lamentò mentre la tenevo ferma sotto al getto della doccia. Era troppo carina, sbatteva i piedi sulle mattonelle e sbuffava come una bambina, mi correggo, più che carina era buffa.
<<Non ti permettere di ridere, questa è prepotenza.>> stava recuperando un po' di lucidità, e con quella era arrivata la sua verve combattiva <<Non era assolutamente necessario che entrassi anche tu nella doccia, me la cavo anche da sola.>>
<<Non ti reggevi in piedi, ringrazia che non ti ho spogliata.>>
<<O certo: ti ringrazio Dylan...PER AVER INZUPPATO I MIEI VESTITI.>>  disse in tono più deciso.
<<Ok li togliamo allora.>> dissi scherzando mentre tiravo su l'orlo della sua maglia bagnata.
<<Ma che fai? Esci...>> urlò, ma non appena la lasciai perse equilibrio, stava per sbattere il suo culo perfetto sul pavimento della doccia, ma io la trattenni per la vita giusto in tempo <<Ok, forse hai ragione, non sto messa benissimo.>> disse tra i denti.
<<Aspetta domani e capirai davvero quanto sei messa male.>>
Il post sbronza sarebbe stato clamoroso tanto quanto la sbronza in sé.
La portai fuori e la feci sedere su una sedia che avevo messo lì per l'occasione, e le consegnai un telo.
<<Ti aspetto qui fuori.>>
<<Non ho vestiti.>>
<<Ti ho messo lì una maglia e un pantalone della tuta, ci nuoterai dentro ma non ho altro.>> Ero stato tentato di darle solo la maglia, ma poi il mio lato gentile aveva avuto la meglio sulla mia eccitazione.
Uscii dal bagno lasciandola alla sua privacy.
L'idea di portarla a casa non nascondeva nessuna intenzione sessuale, semplicemente non vedevo altra soluzione, lei era ubriaca marcia ed era praticamente in mezzo alla strada, ma ora che era più lucida e guardavo il mio letto così invitante, le immagini di noi due che ci rotolavamo sopra dandoci dentro erano molto vivide, quasi palpabili. Meglio se me ne andavo a dormire sul divano in salotto.
Uscì dal bagno mentre ero in mezzo al mio dilemma esistenziale.
Cazzo, avevo pensato che infagottata nei miei vestiti dalla testa ai piedi sarebbe stata meno eccitante, ma mi sbagliavo di grosso.
<<Mi sta tutto grande ma grazie.>>
<<Come ti senti?>> non ricordavo dove Blake aveva messo i medicinali per il mal di testa, dovevo assolutamente prenderli o l'indomani non sarebbe riuscita nemmeno ad aprire gli occhi.
<<Meglio, ma ancora un po' stordita.>>
Sì, era più vigile, e la cosa mi rincuorava, e anche se morivo dalla voglia di sapere del problema con sua madre e Mason non dissi nulla visto tutto quello che aveva scatenato.
Era chiaro che, per qualche strana ragione, anche se a Evie piacevano le feste, non era una gran bevitrice.
<<Mettiti a letto, vado a prendere due aspirine.>>
Si accomodò in silenzio, leggevo il dubbio sul suo viso, forse pensava di dover dormire con me, o che io mi aspettassi qualcosa.
Uscii dalla camera ed entrai in quella di Blake, dopo qualche minuto la ricerca delle pillole diede i suoi frutti, erano in mezzo al casino sulla scrivania.
Tornai indietro e la trovai addormentata su un lato del letto, con la coperta fino al naso. Era ovvio che pensava che avrei dormito anch'io sul letto, e a pensarci bene, lei dormiva profondamente, talmente attaccata al bordo che un respiro più forte l'avrebbe mandata a sbattere a terra, se mi mettevo buono buono sulle coperte all'angolo opposto non poteva succedere nulla di male.
Andai in bagno con l'intento di farmi una doccia per togliermi la puzza di fumo e gli altri brutti odori della festa, ma sotto al getto d'acqua pensai al bacio con Evie, alle sue mani sul mio corpo, e sopratutto a lei distesa sul mio letto. La mano viaggio da sola verso il basso, impugnando la mia erezione e dandomi un pò di sollievo mentre immaginavo che fosse lei a stringerla tra le sue piccole mani. Appoggiai la fronte alle mattonelle mentre il pugno lavorava sempre più freneticamente e sempre più serrato attorno all'asta, arrivando fino al glande dove premevo più forte cercando di raggiungere l'apice. Immaginavo Evie che si metteva in ginocchio senza mai perdere il contatto con i miei occhi, e che piano piano prendeva tutta la mia lunghezza fino in gola, mentre io la guidavo e la incitavo a prenderlo sempre più a fondo, mentre agguantavo i suoi capelli dietro la nuca. Venni forte, con un verso che sembrava animale, e finii la doccia più rilassato e pronto a dividere il letto.
Rimasi solo con i boxer, faceva caldo, e mettere una maglia equivaleva a bruciare vivo, tanto avrei dormito sopra le coperte.
Mi stesi sul letto e dopo pochi minuti mi addormentati.

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