Sono passati diversi mesi da quando io ed L stiamo in stanza insieme.
Abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, tra cui: la passione per i dolci, le posture strambe, la mania di essere fin troppo sinceri e degli ottimi bugiardi, minimo sforzo massima resa, fregarsene di tutto a meno che non ci interessi, pessime capacità di mantenimento dell'ordine, odio profondo verso i calzini, indossare le stesse cose fino allo sfinimento, la complicazione nel formare relazioni e stare con altri esseri respiranti dotati di corpo umano...L'ultima è un po' esagerata ma purtroppo è così, e nessuno dei due può negarlo. Abbiamo una vita sociale sotto zero, mettiamola così.
Un giorno stava risolvendo un ennesimo caso semplicissimo - per noi geni - e aveva lo sguardo fisso sul computer. Gli occhi nero pece e la sua pelle biancastra erano illuminati dalla luce fioca dello schermo. Ammetto che in quelle situazioni lo trovavo davvero figo!
Ma tanto non me ne sarei mai innamorata per davvero nonostante tutto il bene che gli voglio. Ci sono diversi motivi oltre all'età per cui non mi sarebbe mai piaciuto in quel senso:Prima di tutto entrambi troviamo che una relazione per i detective sarebbe inutile e toglierebbe solo del tempo prezioso, mi sono accorta che lui fa fatica ad esprimere affetto e con me lo fa sempre con una faccia neutra e si limita a una carezza in testa o un cioccolatino forzato in bocca o magari una tavolata enorme di torte solo per me. Ogni tanto un manga ma nulla di profondo.
Tornando a noi; In quel momento non sapevo che stavo per parlare, semplicemente le parole mi sono uscite senza che me ne accorgessi.
«Ti voglio proprio bene fratellone...»
"Fratellone"?! O mio dio...ma cosa stavo dicendo? Alla fine non me ne sono pentita più di tanto ma... Vabbè.
Si girò confuso verso di me con quel solito sguardo neutro.«"Fratellone"?»
«E-ehm... M-me lo ritiro! Non ho detto nulla! N-non ti preoccupare!»
Cercavo in ogni modo di evitare situazioni strane ma tanto era inutile.
«Guarda che è inutile che nascondi Diana. Ti ho sentito, mi hai chiamato "fratellone"»
«È che ti prendi sempre cura di me e io...»
Guardai a terra.
«Mi tratti come una sorellina più piccola e... Se non è quello che avevi intenzione di fare... Non è un problema...»
Allungò gentilmente il braccio verso di me e mi diede una pacca sulla testa tornando a guardare il computer.
«Chiamami come vuoi, ma non aspettarti soprannomi in cambio. Sei avvisata.»
Sorrisi. Era bello, mi sentivo bene...
«Allora da oggi ti chiamerò così!»
Feci un ampio sorriso e mi avvicinai a lui con la sedia.
Questo fu il suo primo soprannome, seguito da: genio, Aspiboy, torta alle fragole e i miei preferiti: panda e dodicesima lettera dell'alfabeto.