29- Ti lascio libero

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MONICA

Ecco questa era una cosa che non mi aspettavo proprio.
Guardo la nonna e mi chiedo se si renda veramente conto di quello che mi ha chiesto.

«Capisco che questa cosa ti possa scioccare, Monica, sarebbe un grande cambiamento ma secondo me sarebbe anche opportuno sai?»
«Perchè?» le domando soltanto.

Lei si limita a scrollare le spalle e liquida il tutto con un «Hai una famiglia adesso. Possiamo prenderci cura di te e tu di noi, bambina. Non sei più sola.»

Famiglia.
Non sono più sola.
Prendersi cura di qualcun altro.

Prendo nota mentalmente di tutto il suo discorso e delle sue ultime frasi ma è davvero qualcosa di enorme da mandare giù e non so se mi sento pronta a farlo.

Pensavo si trattasse di una semplice cena e a giudicare dal modo in cui mi sta guardando Lavinia adesso immagino che è la stessa cosa che pensava anche lei.
Nessuna delle due si aspettava una proposta di convivenza.

«Allora? Non dici niente, Monica?»

Mah, ho la testa talmente colma di pensieri che non saprei proprio cosa dire al momento.
Faccio vagare il mio sguardo tra la nonna e Lavinia, quest'ultima in particolare sembra una statua di cera e dopotutto la capisco pure un po'. È passata dall'essere figlia unica di un padre eccezionale la cui morte le ha reciso l'anima all'avere me come sorellastra che non solo ho problemi di mio, ma come se non bastasse ho avuto una storia con quello che a quanto pare ora è il suo uomo.

Cosa può esserci di peggio? Una convivenza, di sicuro. Una convivenza tra due ragazze che non si conoscono che hanno in comune un uomo e una nonna e sì...certo, anche il DNA.

Per tutta la vita ho guardato alle famiglie degli altri quasi con invidia, come quando frequentavo la scuola e alle riunioni di classe vedevo comparire i genitori dei miei compagni.
Osservandoli, in tanti anni, mi sono fatta un'idea precisa di cosa volesse significare avere una famiglia, una casa in cui tornare, genitori da fare impazzire.

Io non ho mai avuto nessuno. Non credo si possa definire famiglia le persone che ho incontrato e con cui sono cresciuta in casa famiglia, anche perché non è siano stati anni brillanti né belli.

Credevo di averla trovata quando Giacomo e Marta, i miei genitori affidatari mi avevano scelta tra un mucchio di ragazzini già grandi ma mi sono dovuta ricredere in fretta perché la mia natura è arrivata a spaventarli e dare loro il tormento.

Giulio è stata la mia famiglia, Giulio è tutt'oggi l'unica famiglia che conosco, l'unica persona per cui darei la vita e affiderei la mia.

Non so quando è stato il momento preciso, in passato, in cui l'ho capito. Forse quando mi sorrideva gentile, senza pretendere niente in cambio; o forse quando mi guardava come se riuscisse a vedermi davvero e non come il mostro che tutti hanno sempre dipinto.
Forse è stato dopo il nostro primo bacio, quando per la prima volta mi sono aggrappata a qualcosa di nuovo per me: la speranza. La speranza che anche per me la vita aveva previsto veramente qualcosa di bello.

Sono cresciuta con un peccato già a sporcarmi l'anima, e per tutta la vita non ho mai assaporato libertà e gentilezza.
La voce che nella mia testa è sempre stata una problematica compagna di viaggio, tuttavia la è anche più fedele che potessi avere.

Lei c'è sempre stata e forse per questo ho finito per aggrapparmi pure a lei che di speranza non me ne ha mai data nessuna.

E adesso, all'improvviso, potrei avere tutto questo, potrei sentire e vivere sulla mia pelle che cosa significa essere importanti per qualcuno.

PROHIBIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora