Avrei voluto scappare di lì, da quell'odioso castello che mi stava trasformando in un'altra persona, giorno dopo giorno mi spogliava di ogni mia maschera, rendendomi più fragile, più vulnerabile alle mie emozioni umani e quindi, al Principe. Era come se quel luogo incantato in ogni suo frammento, stesse facendo un incantesimo su di me. Eppure, mi doleva ammetterlo, mi piaceva stare lì, non pensavo ancora a quando sarei tornata nel continente in cui avevo passato gran parte della mia vita.
Dopo ciò che era accaduto con il Principe la sera del ballo, avevo tentato in tutti i modi, alcuni persino disperati, di evitare Nixal. Avevo continuato a fare il mio dovere, ovviamente, – quello era il mio biglietto di ritorno per Gealyqui – ma non condivisi alcun pasto con lui. Saltavo la colazione, pranzavo tardi in camera e cenavo ancora più tardi, quando sapevo che lui era già rintanato in biblioteca.
La biblioteca...mi mancava, parecchio, ma non permisi alle emozioni di prendere il sopravvento, come invece avevano fatto la sera del ballo. Mi ero lasciata andare, gli avevo concesso un potere enorme su di me. In un modo tutto nostro gli avevo suggerito che poteva avere la mia intimità, che per quanto fossi in grado di arrabbiarmi con lui, di arrivare ad odiarlo, se avesse voluto gli avrei concesso la parte più recondita di me. Ed ora, non c'era più niente che potessi fare per riprendere in mano il controllo, lo avevo ceduto irrimediabilmente a lui. Lasciarsi trasportare da una qualsiasi emozione, ha sempre un prezzo da pagare.
Brava Freya, sei stata un'incredibile stupida.Sotterrai il volto fra i cuscini, nel pieno di un attacco di vergogna. Chissà con quanti ne avrebbe fatto vanto di avermi avuta con uno schiocco di dita. Sicuramente il primo ad esserne informato sarebbe stato il suo galoppino, che aveva stranamente smesso di venirmi a cercare. Di solito, dopo ogni lezione con la truppa del Principe, si appostava sotto l'arcata d'ingresso del castello e mi attendeva. Ormai, dovevano essere forse tre giorni che non si faceva vedere.
Curioso... Pensai.Forse a questo punto credeva che il Principe avesse segnato il territorio persino su di me.
Cosa molto lontana dalla realtà. Delle mani non possono segnare il territorio. Anche se quelle dita profondate nella mia carne con tanto ardore, come se mi desiderasse disperatamente... la sua stretta che sapeva di lussuria e possesso era stato...
Sospirai. Se da un lato mi detestavo per averglielo permesso e detestavo ancora di più lui, dall'altro non riuscivo proprio a dimenticare quanto era accaduto. Aveva risvegliato come una parte selvaggia e oscura di me. E non un'ennesima maschera per proteggermi, no, questa volta era tutto vero. Sentivo un desidero incontrollabile e fiammeggiante, come se fosse il mio stesso caos a guidarmi. Di sera, a letto, quando nessuno avrebbe potuto irrompere nelle mie stanze, mi domandavo che cosa fosse in grado di fare di più, se la sua lingua era altrettanto travolgente e la sua bocca, tanto invitate, chissà se poteva esserlo ancora di più. Mi percorse un brivido che si raccolse in un calore nel mio ventre che si trasformò presto in umidità.
Freya, a questo punto perché non corri da lui e ti inginocchi per supplicare altro piacere.
Sbuffai.Avrebbe potuto ascoltare i miei pensieri. Mi voltai pancia all'aria e fissai il soffitto alla ricerca di pensieri meno pericolosi.
Mi immaginai un bignè, un enorme bignè, soffice e cremoso, al centro di una stanza.
Quando stavo per immaginarmi di dargli un morso, percepii scatenarsi un dolore lancinante al petto. Sentii una pressione ingestibile al petto. Mi alzai a sedere di scatto, cercando invano di afferrare l'aria, brancolando persino con le mani.
I miei polmoni di colpo sembravano non voler più fare il loro lavoro. Strinsi in un pugno le lenzuola, nell'altro la camicia da notte sul mio petto. Volevo gridare per cercare aiuto, ma tutto ciò che il mio corpo riusciva a farmi fare era boccheggiare. Emisi un basso rumore gutturale.
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Figlia del Caos - Darkness & Deception
FantasyNel continente di Gealyqui, la terra degli esseri umani, erano due le paure più comuni: le tenebre e le Ingannatrici. Queste erano solo dodici e si diceva che potessero sterminare un esercito di cento mila soldati. Figlie del Caos, le definivano...