Capitolo 18: 𝐶𝑎𝑙𝑖

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Vi attendo nella Serra delle Rose.

Mi aveva mandato un bigliettino. Non capivo per quale motivo non avesse usato il nostro ponte mentale. Avevo molta voglia di indispettirlo, anzi di farlo proprio arrabbiare. Il suo comportamento ingrato e maleducato, nonostante fosse passato del tempo, riusciva ancora a farmi irritare. Nemmeno un accenno di gratitudine c'era stato nei suoi occhi dopo che l'avevo riportato alla realtà. Non mi aspettavo un mazzo di rose, né tanto meno un plateale 'grazie', ma ormai, che lui lo volesse o meno, sapevo leggere le sue espressioni e ancor di più, avevamo quel mezzo a chiunque sconosciuto: il Ponte. Se il problema fossero stati gli altri, avrebbe potuto ringraziarmi lì. Invece, era stato sgarbato, il Principe che avevo conosciuto i primi giorni.

Sia che lo avessi fatto in quel momento, sia più tardi, sapevo che in qualche modo gli avrei fatto capire quanto ero arrabbiata. Mi sarei vendicata. Anche se qualcosa mi diceva che non gliene sarebbe importato poi così tanto, quindi perché non farlo?

«Lady Freya.» mi riprese Nisha sventolando una mano davanti alla mia faccia.

«Sì?»

«Quindi? Quale vestito volete indossare?» chiese alzando prima un braccio poi l'altro, su cui erano appesi i due abiti.

«Quello rosso.» indicai l'abito nero incastonato da rubini luminosi. Sembravano tante gocce di sangue sospese nel nulla, attraverso le quali sarebbe stato possibile guardare.

Lei fece per poggiarlo sul letto su cui ero distesa, abbandonata.

«O forse quello viola è meglio.»

Nisha sbuffò. «Ma insomma, Lady Freya, che vi succede?»

Alzai le sopracciglia stupita da quella reazione della mia cara servitrice, ormai anche amica.

«Che intendi?»

«Bé siete strana, sembra che vi sia passata sopra una carrozza. È per ciò che è accaduto ieri con il Principe?»

Aggrottai le sopracciglia e mi alzai a sedere.
«Non voglio vederlo quell'ignobile ingrato.» digrignai.

«Sì, è decisamente per questo.» affermò lei osservandomi. «Sono estremamente convinta che vi abbia mandato quel bigliettino proprio per scusarsi.» disse lei indicando il pezzo di carta sul ripiano, che mi aveva portato lei stessa.

Sbuffai una falsa risata. «Il Principe che si scusa? In che assurda storia vivi, cara amica mia?»
Scossi il capo.

«Ha un animo buono il nostro Re, e voi più di chiunque dovreste averlo ormai capito, soprattutto dopo quanto accaduto ieri.»

«Stava male, l'ho aiutato e lui mi ha mandata via, senza nemmeno ringraziare. Non capisco davvero come tu riesca a vederci della bontà nel suo comportamento.» la biasimai.

«Prima di tutto avete potuto constatare che il Principe ha delle emozioni e poi, sono certa che se non avesse voluto mostrarsi così a voi, non lo avrebbe fatto. Stiamo parlando del Principe Tenebris, chi meglio di lui saprebbe occultare sè stesso?»

Vista in questo modo, mi rendevo conto che avesse senso. Ma lei non sapeva della conseguenza del Patto di Sangue, mentre io sapevo che lei, e tutto il popolo di Hodr, nutriva un'assurda e ancora inspiegabile ammirazione per il Principe. Qui lo veneravano, mentre oltreoceano rappresentava una delle più profonde paure ancestrali. Avrei potuto sbirciare nella mente di Nisha, un tentativo di riprovare ad usare i miei poteri, ma qualcosa dentro di me diceva di no. Qualcosa che andava ben oltre la fame di potere e di controllo.

«Credo che non riuscirò a capire la reale ragione della tua opinione su di lui, fino alla fine della mia vita.» commentai.

I suoi occhi nocciola docili e incorniciati da una costellazione di lentiggini rosse mi rivolsero uno sguardo compassionevole. Si accomodò accanto a me, seduta sul letto. Non aveva mai compiuto un gesto di quel tipo, nonostante ormai mi servisse ogni giorno e più volte l'avessi chiamata 'amica', aveva sempre mantenuto un certo decoro, una formalità per mettere distanza fra noi. Forse era questo che dettava il Principe alla servitù, forse era per questo che nessuno si avvicinava a lui.

Figlia del Caos - Darkness & DeceptionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora