Einunddreißig.

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Quel giorno Celice era andata a comprare dei panini.

Luke la aspettava fuori, aveva avuto l'idea di aiutare i turisti a mettere benzina, così avrebbe guadagnato un po' di soldi.

Celice mentre portava i panini alla cassa, aveva visto una persona che aveva attirato la sua attenzione. Era suo padre.

Scioccata, posò i soldi sulla cassa e si affrettò a raggiungere Luke.

"Celice, hey, calmati." 

"Luke no merda, è mio padre."

"Oh merda. Ma sei sicura? Controlliamo."

"Okay." 

Si avvicinarono e la ragazza indicò un signore sui 50 che pagava alla cassa. Celice lo guardò ancora e poi disse

"No, non è lui." 

Respirò profondamente e poi guardò il ragazzo.

"Luke, c'è una cosa che io.. c'è questa cosa che devo dirti.."

Lui le sorrise cercando invano di tranquillizzarla ma le tremavano le mani.

"Mio padre.. è finito in carcere. Mia mamma è morta quando avevo più o meno tre anni, non mi ricordo neanche la sua voce e.. una sera ho chiesto a papà di parlarmi di lei. Lui era ubriaco, ancora, e mi stava per uccidere. Non lo so perché, forse gli è tornata in mente la mamma o qualcosa del genere. Io ho chiamato la polizia e lo hanno arrestato. Ecco perché sono in Germania, da mia zia. Lui è evaso Luke. E' evaso, capisci? Ho sempre il terrore che mi venga a cercare." 

Celice era scoppiata a piangere.

Luke la accarezzò piano dicendole "Tranquilla, ti proteggo io."

Era una promessa.



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