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Era il compleanno di Katsuki, e quella sera ci sarebbe stata la sua festa.
Durante tutta la giornata mi ero chiesto se fargli un regalo o meno, ma poi mi ero ricordato di quanto lui odiasse il suo compleanno.
Avrei voluto approfondire la conversazione, ma lui non sembrava avere le mie stesse intenzioni.
Mi aveva detto di presentarmi prima al bar, così da avere anche il tempo di andare alla sua festa.
Mi chiesi perché farla così tardi, e con quel tempo poi.
Per quanto ormai fosse primavera inoltrata, avrebbe piovuto per un'intera settimana.
E il primo acquazzone sarebbe stato tra stasera e domani mattina.
Sarebbe dovuto perfino grandinare nei giorni successivi.
Con una giacca pesante addosso, entrai nel bar.
Non vedendolo, mi andai a sedere al bancone.
Jiro mi guardò di striscio, decidendo poi di ignorarmi.
Mi dispiaceva non andare d'accordo con lei, aveva tutta l'aria di essere una buona amica.
Le prime volte che l'avevo incontrata era stata solare, luminosa, sorridente, disponibile. Adesso a mala pena mi guardava.
Mi promisi che avrei cercato di fare pace con lei quando la mia vita si sarebbe stabilizzata di nuovo.
«Kyoko, non fare la stronza, dai da bere a Ejiro» disse Katsuki arrivando alle mie spalle, sedendosi poi affianco a me.
La ragazza sbuffò e andò a servire altri clienti, allontanandosi da noi.
«non ho ancora ben capito perché è arrabbiata con me. È perché io e te...?»
«scopiamo? Si, è per quello»
«odiava così tanto chiunque ti portassi a letto?»
«si, però odia di più quelli che mi porto a letto e che sono sposati»
Mi girai di scatto verso di lui.
«gli hai detto che sono sposato?! Pensavo che non lo dicessi a nessuno!»
«non gliel'ho detto io che sei sposato, ma tu. La prima volta che sei entrato qui» mi ricordavo di quel giorno, e ricordavo di come le avevo fatto vedere la fede. «in seguito io le ho detto che andavamo a letto insieme. Ha semplicemente fatto due più due»
Sospirai e tornai con lo sguardo su di lei.
Non approvava questo rapporto, e non la potevo biasimare per questo, ma mi dispiaceva.
Lei e Katsuki erano amici e per colpa mia nemmeno si guardavano più.
Da quel che sapevo, oltre a me, Katsuki non aveva altri amici se non Jiro, quindi io stavo rovinando l'unico rapporto amichevole che aveva.
«mi dispiace» dissi d'impulso.
«per cosa?»
«state litigando per colpa mia. Mi dispiace rovinare la vostra amicizia»
Lui mi guardò di sbilenco.
«tu ti fai troppi problemi»
Mi girai nella sua direzione.
«non è così. Se io e te non andassimo a letto insieme, lei non sarebbe arrabbiata con te e io non dovrei divorziare»
Lui stette in silenzio per qualche secondo.
«vuoi smettere?»
«no no, non volevo dire questo» risposi subito.
Lui sorrise.
«okay, calmo. Non te lo chiederò più, potremmo scopare fin quando vorrai»
Io arrossii.
«intendevo dire che ormai è tardi per smettere. Insomma, tanto prima o poi divorzierò, magari adesso è sbagliato, ma tra qualche mese non lo sarà, quindi sarebbe inutile smettere per poi ricominciare»
Lui annuì compiaciuto.
«sono contento che ti piaccia così tanto scopare con me. Mi lusingheresti se solo io non sapessi già di essere bravo a letto»
Sospirai, ma tuttavia sorrisi.
Mi stavo abituando a lui.
Era stato irruento all'inizio, lo era ancora, ma adesso mi stavo abituando alla sua imprevedibilità.
O quasi.
Mi tornò in mente la sera di qualche giorno fa.
«questo non è alcol»
«sono stato in prigione per un anno»
«vuoi scappare? Puoi pure provarci, ma dubito che riusciresti a rimanere in piedi per più di due secondi»
Mandai giù il groppo che avevo in gola.
La sera dopo ero stato incerto se presentarmi al bar o meno, ma poi mi ero ricordato che lui sapeva dove abitavo.

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Mi trovavo là davanti, a guardare dal vetro le persone all'interno del bar, come un maniaco.
Le persone che passavano mi guardavano male, ma me ne importava poco.
Lui era lì, seduto al bancone con un bicchiere in mano.
Ne aveva ordinati già quattro di quelli, ma sembrava non voler smettere di bere.
Sembrava voler affondare nell'alcol.
Avevo paura di entrare e andare a parlargli.
Mi aveva drogato e poi mi aveva detto di esser stato in prigione.
Non aveva una faccia rassicurante, difatti quello che ti fregava nell'avvicinarti a lui, era la sua bellezza.
Quella bellezza un po' misteriosa e pericolosa.
Io stesso lo avevo pensato appena l'avevo guardato meglio, appena avevo guardato meglio i suoi occhi.
C'era della pazzia in quegli occhi, tu te ne accorgevi e pensavi che fosse bella, attraente. Almeno fino a quando non dovevi farci i conti.
Quella bellezza finiva per spaventarti a morte e tutto il tuo corpo ti diceva che era sbagliato, che dovevi scappare, e tu lo ascoltavi.
Ma io decisi di non ascoltarlo.
Per questo mi ritrovavo fuori da quel bar, a guardarlo, con il corpo che tremava, che mi diceva di scappare a gambe levate.
Katsuki non era un mostro o un'assassino.
Era finito in prigione, ma ci era stato solo per un anno, quindi non doveva aver fatto nulla di così grave.
Mi convinsi, mi costrinsi a pensare, che lui non aveva fatto nulla, che ci stavo pensando troppo, come mi diceva sempre il biondo.
Presi un respiro ed entrai.
Era di spalle, non si girò a controllare chi fosse appena entrato, come suo solito.
Mi costrinsi ad avanzare.
Arrivai affianco a lui e lo guardai, indeciso su cosa dire.

𝑈𝑛 𝐴𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑁𝑎𝑠𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 || 𝐊𝐢𝐫𝐢𝐛𝐚𝐤𝐮 / 𝐁𝐚𝐤𝐮𝐬𝐡𝐢𝐦𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora