45.Sofia

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Mentre tornavamo a casa, il mio telefono vibrò e un messaggio anonimo mi fece gelare il sangue. Lo aprii, e il cuore mi saltò nel petto quando lessi le parole:

"Goditi questa fuga d'amore, non né avrai altre. A."

Non avevo bisogno di altro per capire chi fosse. Alex. Come aveva fatto a scrivermi? Era uscito? Per un attimo, il mondo sembrò fermarsi. La mia mente correva, cercando di trovare una spiegazione razionale, ma niente sembrava logico. Come poteva essere libero? Perché mi stava scrivendo proprio ora?
Mi paralizzai completamente, fissando lo schermo senza riuscire a rispondere. Ma poi, guardando Gabriel accanto a me, decisi di non dirgli nulla per il momento. Non volevo rovinare l'atmosfera che si stava creando tra noi.
Gabriel si girò un attimo verso di me, guardandomi con dolcezza. «Cambio di programma questa sera, andremo al luna park.» Il mio cuore fece un salto di gioia. Amavo il luna park.
«Sarebbe stupendo.» dissi, lasciando che un sorriso mi illuminasse il volto mentre lo baciavo sulla guancia.
Tornammo a casa per rilassarci un po', ma non riuscivo a liberarmi del pensiero di Alex. Una volta entrata, misi le rose che mi aveva regalato Gabriel in un vaso con dell'acqua, sistemandole con cura. Le accarezzai delicatamente.

Arrivò la sera e mi preparai con cura. Decisi di indossare un top nero con le bretelle sottili, abbinato a una gonna di pelle verde scuro che trovavo perfetta per l'occasione. Sopra, misi una giacca nera di Gabriel, quella che tanto mi piaceva, il cui odore mi ricordava di lui. Passai la piastra sui capelli e mi truccai leggermente, cercando di non esagerare.
Quando finii, sentii le braccia di Gabriel avvolgermi i fianchi. «Come siamo belle.» disse con il suo solito tono compiaciuto.
«Tu lo sei.» risposi, guardandolo attraverso il riflesso dello specchio. Mi staccai da lui, prendendo la mia borsetta.
«Pronta per il nostro primo appuntamento?» mi chiese, tendendomi la mano.
«Prontissima.» risposi, stringendogli la mano con un sorriso. Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso il luna park. Non ero mai stata così emozionata in vita mia. Era la prima volta che ci tornavo da quando ero piccola, e non vedevo l'ora di rivivere quelle sensazioni di pura felicità

Appena arrivati, fui subito attratta dalle luci delle varie attrazioni, da quella grande ruota panoramica che si stagliava contro il cielo, illuminata dai led che cambiavano colore come una cascata di colori. Gabriel parcheggiò l'auto e, insieme, ci incamminammo verso le prime bancarelle dove si potevano provare i giochi.
Ci avvicinammo alla prima bancarella, dove un uomo sorrideva mentre lanciava le palline verso una torre di bottiglie. Gabriel mi prese per mano e mi sussurrò: «Sfida?»
«Sei sicuro di voler perdere?» risposi divertita, con un sorriso malizioso.
«Sono abbastanza sicuro di voler vincere per te.» mi rispose con un sorriso sicuro, mentre si avvicinava al banco per comprare le palline.
Lanciò la prima, ma non centrò neppure la torre. Rimasi a guardarlo divertita mentre si concentrava per il secondo tentativo. Quando la pallina finalmente colpì una bottiglia e la fece cadere, si girò verso di me con un'espressione trionfante. «Te l'avevo detto.» Risi, applaudendo. «Bravo, sei proprio un campione.» mi avvicinai a lui per baciarlo sulla guancia.
L'uomo dietro la bancarella ci guardò con un sorriso e ci porse un piccolo peluche, un orso marroncino con un fiocco rosso , come premio. Gabriel lo prese e me lo porse. «Per te.» Il cuore mi si sciolse. «È bellissimo!» esclamai, stringendolo tra le braccia. Ma in quel momento, un altro ragazzo si avvicinò al banco, lanciando una rapida occhiata a Gabriel. Non potei fare a meno di notare lo sguardo curioso di quel ragazzo, che non smise di fissarmi nemmeno per un secondo.
«C'è qualche problema?» disse Gabriel, stringendo i pugni, il suo tono era carico di rabbia.
Il ragazzo ci lanciò un'ultima occhiata prima di allontanarsi. «Nessun problema, amico. Complimenti.» disse in modo sfrontato, prima di girarsi e andarsene.
Gabriel lo guardò andare via, i suoi occhi fissi sulla sua figura mentre le mani si serravano sempre più. «"Complimenti"» disse facendogli il verso. «Stronzo!» sbottò, visibilmente irritato.
Non riuscivo a trattenere una risata. «Sei geloso per caso?» dissi, con un sorriso malizioso che non riuscivo a nascondere.
«Io? Geloso?» rispose seccato, cercando di sembrare indifferente. «Per niente proprio. Andiamo va.» Si voltò rapidamente, infastidito, cercando di non mostrare quanto lo stesse infastidendo davvero quel tipo.
Gabriel si fermò per un attimo, lanciandomi uno sguardo intenso. «Non mi piace che altri ragazzi ti guardino come se fossi di loro proprietà.» disse, la sua voce bassa e ferma, ma con una punta di nervosismo che non riusciva a nascondere.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, sorridendo. «Io sono solo tua.» sussurrai contro il suo petto.
Lui mi strinse un po' più forte, il suo respiro si calmò piano piano. «Non è questione di gelosia, è solo che... voglio essere l'unico a guardarti in quel modo.» ammise, mentre mi sollevava il mento per guardarmi negli occhi.
Un sorriso si formò sulle mie labbra. «Sì, ma tu sei l'unico che mi interessa. E nessun altro potrà mai cambiare questo.» Gabriel mi baciò delicatamente sulla fronte, come per segnare quella promessa tra di noi. «Se qualcuno prova solo a guardarti lo ucciderò con le mie mani.» disse con un sorriso maligno.
«Come siamo aggressivi.» dissi con un tono di voce provocatorio.
«Quando riguarda te, eccome se lo divento.» mormorò contro il mio orecchio, facendomi tremare completamente.
«Andiamoci a divertire che è meglio.» dissi mordendomi il labbro inferiore.Annuì e, prendendogli la mano, ci dirigemmo verso la ruota panoramica.
Dopo aver fatto la fila, porgemmo i nostri biglietti al ragazzo alla cassa e ci avviammo verso la nostra cabina. Appena entrati, ci sedemmo sul morbido sedile, il mio corpo istintivamente si avvicinò al suo. Mi avvinghiai a lui, sentendo il suo profumo avvolgermi. Il calore delle sue braccia mi avvolse, facendomi sentire al sicuro.
La ruota panoramica iniziò a salire lentamente, e mentre ci alzavamo sopra le luci scintillanti del luna park. Le sue mani mi accarezzavano delicatamente la schiena mentre mi stringeva a sé. Guardai fuori, ma non riuscivo a concentrarmi sulle luci o sul panorama. I suoi occhi erano tutto ciò che riuscivo a vedere. «Bellissimo, vero?» disse Gabriel, rompendo il silenzio, ma la sua voce era morbida, come se stesse cercando di fissare ogni momento che stavamo vivendo.
«Lo è.» risposi, ma non era solo il panorama a essere mozzafiato. «Anche qui, con te, è stupendo.»
Mi sorrise, quel sorriso che mi faceva sentire come se il mondo fosse solo nostro. Mi baciò sulla fronte, poi sulle labbra, un bacio breve ma pieno di significato. «Ti amo.» disse, il suo tono più serio ora, ma con una dolcezza che mi faceva battere il cuore all'impazzata.
«Anche io amore mio.»Mi strinsi a lui, cercando di non pensare a nulla se non a quel momento.

Dopo vari giri, la ruota panoramica si fermò e tornammo sulla terra ferma. Gabriel mi prese la mano mentre ci allontanavamo, il suo braccio avvolgeva il mio collo e la mia mano si stringeva alla sua. L'aria fresca della sera ci avvolgeva mentre camminavamo insieme, ma qualcosa, una sensazione strana, mi percorse la schiena.
Improvvisamente, una voce interruppe il nostro silenzio. «S-sei tu?» La frase, tremante e incredula, fece sussultare il mio cuore. Mi girai lentamente e vidi una donna dai capelli castani e occhi verdi, sulla quarantina, il volto sconvolto. La sua espressione, tra il dolore e la speranza, mi colpì come un pugno.
Gabriel si staccò immediatamente da me, ma la donna era interessata a me, si avvicinò velocemente, afferrandomi il viso con mani tremanti. La sensazione di disagio mi invase subito, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo.
«La mia bambina.» disse con voce rotta, le lacrime le scivolavano giù per il viso.
Mi paralizzai, il mondo sembrò fermarsi per un attimo. «Non ho idea di chi voi siate, ma vi state sbagliando. Mi avete confusa con un'altra. Mia madre è morta.» le parole uscirono dalla mia bocca in un sussurro, mentre cercavo di allontanarmi. Ma lei non mollò la presa.
«Questo ti hanno raccontato?» disse quasi delusa, con un gesto lento, sollevò il suo braccio e mi mostrò una voglia. Mi congelai nel momento in cui vidi la forma sul suo braccio, identica alla mia. Un brivido mi attraversò la pelle, e la realtà sembrava allontanarsi, come se stessi sprofondando in un incubo.
«Ti chiami Sofia García, giusto?» Il suo sguardo mi penetrò, come se conoscesse tutto di me. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena. Come faceva a sapere il mio nome? La mia mente sembrava esplodere. Mi asciugai rapidamente le lacrime con il dorso della mano, cercando di mantenere il controllo. «Adesso basta! Mi lasci in pace!» urlai, la rabbia e la confusione mescolate nella mia voce.
Afferrando con forza la mano di Gabriel, lo tirai verso la sua auto. Avevo bisogno di allontanarmi, di essere lontana da quella donna e dalle sue parole che non riuscivo a capire. Il mio cuore batteva all'impazzata, e la mia mente era in subbuglio. Gabriel, senza fare domande, mi seguì silenziosamente, mentre l'auto ci portava lontano da quella scena che aveva scosso la mia realtà.

𝐄𝐍𝐃𝐋𝐄𝐒𝐒 || 𝐕𝐎𝐋𝐔𝐌𝐄 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora