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Ero seduta sul futon, fissando la finestra; mi sarebbe piaciuto uscire, anche solo per una piccola frazione di tempo. Sapevo che era vietato per via dei cosiddetti demoni; non li avevo mai visti, però sentivo continue storie dalle domestiche. Non ne avevo mai visto uno in vita mia e non ci tenevo; sapevo però che non sopportavano l'odore del glicine. Infatti, davanti all'entrata della casa era sempre acceso un incenso al glicine. Sapevo che non avrei dovuto, ma la curiosità era troppa; volevo troppo uscire almeno fuori dalla tenuta. Mi sono alzata, afferrando la porta scorrevole e aprendola. Ho preso alcune stecche di incenso e sono uscita dalla tenuta; non sarei andata troppo lontano, giusto il tempo di fare un giro intorno alla proprietà.

Avevo iniziato ad allontanarmi, mentre ammiravo il cielo notturno. Continuavo a fare piccoli passi finché non ho perso l'equilibrio e sono caduta. Mentre mi alzavo dolorante da terra, mi accorsi che l'incenso si era spento. Sentivo l'ansia percorrermi la schiena quando ho iniziato a camminare verso la tenuta; ora sentivo continui rumori dietro di me. Quando mi sono fatta coraggio, mi sono girata vedendo l'ombra di una persona; questo mi tranquillizzò molto, tanto da farmi rallentare.

"Buonasera, signore, ha bisogno di qualcosa?" Mi bloccai quando vidi la figura avvicinarsi ad una velocità anormale; ora era a un palmo di distanza dal mio viso e la luna illuminava il suo volto. Aveva un colore pallidissimo, un corno che sbucava dalla testa e denti affilatissimi. Era poco ma sicuro che quell'essere non era umano ed era pronto a farmi del male. Volevo voltarmi e scappare, ma la mano unghiata del demone mi afferrò il braccio, conficcando le unghie nella mia carne. Un urlo stridulo uscì dalla mia bocca mentre vedevo il sangue sgorgare dalla ferita e inzuppare la manica del kimono. Quando il demone iniziò a tirare il mio braccio, come se volesse strapparlo, uscì un altro urlo più forte dalla mia bocca. Iniziarono a scendere delle lacrime; sapevo che era colpa mia se stava succedendo ciò, ma non avrei mai pensato di provare un dolore simile nella mia vita. Vedendo la bocca del demone avvicinarsi al mio braccio per morderlo, chiusi con forza gli occhi, aspettando il morso che non arrivò; anzi, sentii la pressione sul braccio diminuire fino a scomparire. Quando aprii finalmente gli occhi, la figura era stata rimpiazzata da un uomo vestito con abiti occidentali; se non fosse stato per il mio braccio sanguinante, non avrei avuto prove del fatto che ci fosse stato un demone. L'uomo torreggiava su di me; non riuscivo a vedere bene il suo viso.

"Non capisco dov'è andato; era qui poco fa."
"È scappato, ma ne arriveranno altri se continui a stare lì per terra con il braccio in quello stato. Dove abiti? Ti accompagno."

Mi porse la mano, che afferrai, alzandomi da terra. Ho potuto vedere la faccia del mio salvatore: era un bel uomo, sui vent'anni, con una carnagione pallidissima e occhi rosso sangue che continuavano a fissarmi.
"Va bene," dissi. Iniziammo a camminare, affiancati in silenzio; ero grata del suo aiuto, ma non sapevo come sdebitarmi. Ero immersa nei miei pensieri quando la voce di quest'ultimo mi riportò alla realtà.
"Tieni, usalo per il braccio."
Accettai il fazzoletto, premendolo sulla ferita; feci una piccola smorfia per il dolore. Ho sussurrato un lieve grazie, quasi impercettibile, stupendomi della risposta dell'uomo.
"Prego."

Non pensavo lo avrebbe sentito, però tenni lo stupore per me. Ero praticamente davanti a casa quando udii le voci di più persone chiamare il mio nome. Bussai un paio di volte prima di sentire dei rapidi passi avvicinarsi; mi ritrovai davanti mio padre, visibilmente arrabbiato, insieme a un paio di domestiche. I suoi occhi vagarono su di me per poi soffermarsi sul kimono sporco di terra e sulla manica zuppa di sangue. Il volto di mio padre si accigliò per poi passare alla figura accanto a me.
"Entrate." Chiuse la porta e fece dei passi all'interno, seguito dall'uomo. Quando arrivammo al soggiorno, ci inginocchiammo attorno al tavolino.
"Spiegami cos'è successo, Yumiko."

Al sentire il tono dolce di mio padre, ero sorpresa; solo pochi secondi fa sembrava volesse urlarmi addosso, mentre ora è davanti a me con un tono seriamente preoccupato.
"Ero uscita dalla camera per fare una piccola camminata e sapevo che era pericoloso per le continue storie sui demoni; infatti, mi ero portata dell'incenso al glicine. Però, mi si è spento, così ho deciso di tornare indietro, ma sentivo dei continui rumori alle mie spalle. Quando mi sono girata per controllare, vidi una sagoma umana da lontano e mi sono fermata, pensando avesse bisogno di qualcosa. Quando si è avvicinato, nonostante avesse un corpo umano, dal viso si capiva che non lo era. Mi ha attaccato al braccio, infilzandomi con le unghie, però è arrivato quest'uomo e mi ha salvato."
"Oh, vorrei sapere il nome del salvatore di mia figlia."
"Muzan, signore. Kibutsuji Muzan."

Aveva un tono piatto e pacato; non sembrava per niente scosso mentre parlava.
"Yumiko, lascia che io e il signor Muzan parliamo, e nel mentre fatti curare la ferita."

Mi alzai, facendo un leggero inchino, poi mi diressi in camera mia, dove c'era Mei, una domestica di vecchia data. Sapevo solo che era qui prima ancora della mia nascita e mi ha sempre trattato come una figlia.
"Signorina Yumiko, le avevo detto di non uscire la notte e che era pericoloso. E ora guardati: coperta di terra e piena di sangue. Vieni, fammi vedere il braccio."
"Mi dispiace, Mei, non pensavo sarebbe andata a finire così," dissi mentre l'anziana signora mi scopriva il braccio per poi pulire la ferita. Non era neanche troppo profonda, era più che altro dolorosa.
"Signorina Yumiko, ho finito. Non rimarrà il segno, ma dovrai fare attenzione a non sforzarlo."
"Grazie, Mei."
Mi rispose con un "Di nulla" per poi uscire dalla stanza. Mentre stavo finendo di indossare lo yukata, la porta si aprì ed entrò mio padre.
"Yumiko, nonostante tu mi abbia deluso uscendo di nascosto, ho una buona notizia per te: ti sposi."









Capitolo 2 in arrivo

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