Pov Yumiko
Quella notte, subito dopo esser entrati in casa, il signor Kibutsuji se ne andò, e io rimasi sola. Per trovare la mia stanza, mi rivolsi a una domestica che mi condusse in una camera molto lussuosa, con un grande letto, su cui mi addormentai quasi subito. Mi sarei aspettata altro per la mia notte di nozze, però anche così mi andava bene.
Il mattino successivo, mi svegliai molto presto e mi diressi in cucina. Se il signor Kibutsuji era stato via tutta la notte, sarebbe sicuramente molto stanco e affamato, quindi sarebbe bello se avesse avuto qualcosa da mangiare. Mi misi a cucinare dei piatti semplici e a preparare una tazza di tè. Quando sentii un rumore di passi, mi avvicinai alla porta, vedendo la figura di mio marito davanti a essa.
"Bentornato," dissi.
"Che ci fai sveglia a quest'ora?" rispose lui, con un tono che mi metteva i brividi ogni singola volta.
"Ho pensato che avresti potuto aver fame dopo essere tornato."
"Non ho fame e non ti scomodare a cucinare per me." Detto ciò, mi passò davanti, superandomi. Quando andai in cucina, mi sedetti e feci colazione da sola.
Una volta finito, lavai i piatti. Non avevo nulla da fare: avrei voluto pulire, ma la casa era già pulita. Cucinare lo avevo già fatto e non sembrava esser stato apprezzato, così mi sedetti sul divano finché non presi sonno. Al mio risveglio, avevo una coperta addosso e, nello spostarmi, urtai qualcosa, o meglio qualcuno. Guardando, vidi il signor Kibutsuji seduto dall'altro lato del divano.
"Scusami, signor Kibutsuji, non volevo colpirla."
"Non chiamarmi così, e poi vai a prepararti."
Detto ciò, se ne andò per l'ennesima volta, lasciandomi sola. Però questa volta ero felice, perché mi avrebbe portata fuori. Salii in camera mia e, frugando tra i vestiti, trovai un kimono lilla con alcune stampe floreali. Sciolsi i capelli e li pettinai, poi mi misi un po' di trucco. Dopo aver finito, uscii dalla stanza. Davanti alla porta d'uscita c'era il signor Kibutsuji, o meglio, Muzan.
"Scusa se ti ho fatto aspettare."
Si girò per fissarmi un attimo, poi si voltò e uscì dalla porta. Lo seguii per sedermi nella carrozza insieme a lui.
"Yumiko..."
"Sì?"
"Grazie per la colazione."
Nonostante lo avesse detto con un tono freddo, sentii le mie guance accaldarsi. Quando il mio viso ritornò a una temperatura normale, volevo dirgli qualcosa, ma la carrozza si fermò e vidi la figura di Muzan scendere. Di fretta lo raggiunsi e iniziammo a camminare verso la città. Mentre io ero emozionata ed euforica, Muzan sembrava annoiato, per non dire totalmente disinteressato. La grande città era affollatissima e c'erano cose di ogni genere. Mi girai verso Muzan.
"Cosa ci facciamo qui?"
"Un po' di aria ti può far bene."
Nonostante il suo pensiero fosse premuroso, il modo in cui lo aveva detto faceva pensare il contrario. Mentre continuavo a camminare, all'improvviso mi ritrovai in mezzo a una grande folla, perdendo di vista Muzan. Cercai di uscire dalla folla, finendo in una piccola via. Mi appoggiai al muro e presi un lungo respiro. Ero preoccupata per Muzan, ora non sapevo dov'ero.
"Bellezza, posso offrirti qualcosa da bere?"
Attirata dalla voce, mi girai ritrovandomi davanti tre uomini che mi fissavano.
"No, grazie, sto bene."
"Che scortese che sei! Sai che non si rifiuta un'offerta, soprattutto se è fatta da un uomo più grande."
"Già, in fondo il nostro amico voleva solo bere un bicchiere in tua compagnia."
"Devo andare, mio marito sarà in pensiero."
"Sono sicuro che a tuo marito non cambierà nulla se stai con noi."
Quando provai ad indietreggiare, mi sentii sbattere contro qualcuno per poi essere afferrata da uno degli uomini.
"Inizia a toglierle i vestiti, così facciamo a turno."
Quando sentii la mano di uno degli uomini palpami il seno, mentre l'altro mi abbassava il kimono, le mie guance si inumidirono e, mentre provavo a dimenarmi, l'uomo mi stringeva più forte.
"Se hai così tanta forza per dimenarti, potresti usarla in altro. Sai, sarebbe più facile per tutti e due."
Le lacrime aumentarono insieme ai singhiozzi.
"Interrompo qualcosa?" Avevo riconosciuto la voce di Muzan. Provai di nuovo a dimenarmi per correre da mio marito, ma gli altri due uomini si misero davanti, coprendogli la visuale.
"Non c'è niente da vedere, vattene."
"Sono sicuro di aver visto mia moglie."
"Quindi mi stai dicendo che un uomo pallido e malato come te è sposato con una donna come lei? Hahaha! Non pensi di aver bevuto un po' troppo? Sarò gentile, ti lascerò andare senza farti niente, quindi sparisci."
Ci furono dei momenti di silenzio prima di sentire dei gemiti di dolore. Quando l'uomo che mi teneva si girò, lo sentii mollarmi e correre via. Senza forze, crollai per terra, cercando di coprirmi il più possibile con il kimono, mentre sentivo il mio corpo essere premuto contro quello freddo di Muzan e venivo sollevata da terra. Piangevo contro il suo corpo mentre lo sentivo muoversi. Poco più tardi, ero di nuovo nella carrozza. Muzan mi teneva ancora tra le braccia e io rifiutavo di alzare lo sguardo, un po' per vergogna e un po' per la paura. Mentre ero persa tra i miei pensieri, sentii una mano che mi accarezzava i capelli e finii per addormentarmi tra le sue braccia.
Il mattino successivo, mi rigirai nel letto e afferrai qualcosa, stringendomi attorno. Aprendo pian piano gli occhi, vidi con stupore che quello non era il mio letto e ciò che abbracciavo non era un cuscino, bensì mio marito. Notando questo, mi spostai rapidamente dal suo corpo e scesi dal letto. Mentre provavo a lasciare la stanza, sentii una voce:
"DOVE VAI?"
Capitolo 4 in arrrivo