Muzan pov
Stavo camminando
quando, ad un certo punto, sentii un forte odore di sangue. Mi colpì: l'odore era diverso dagli altri, mai sentito prima. Avevo iniziato ad avvicinarmi alla fonte e, più mi avvicinavo, più l'odore era forte. Davanti a me c'era un demone che tratteneva il braccio di una ragazza; l'odore proveniva sicuramente da lei. Il demone, non appena si accorse della mia presenza, lasciò andare la ragazza, scappando. Quando mi avvicinai alla ragazza, notai una particolarità in lei che non mi era mai interessato negli umani: il suo aspetto estetico. Era bellissima, portava i capelli raccolti in uno chignon e il viso sembrava fatto di porcellana. Aveva un fisico snello e basso. Continuavo a fissarla quando lei aprì gli occhi, che aveva continuato a tener chiusi per tutto il tempo. I suoi occhi ora erano alla ricerca del suo carnefice, ormai lontano.
"Non capisco dove sia andato, era qui poco fa..." disse.
"È scappato, ma ne arriveranno altri se continui a stare lì con il braccio in quello stato. Dove abiti? Ti accompagno" risposi. Non avrei permesso che le accadesse qualcos'altro, mi attirava troppo. Presi dalla tasca un fazzoletto di stoffa porgendoglielo. Quando lo afferrò, disse un "grazie" così lieve che un orecchio umano non sarebbe riuscito a sentire. Non tardai ad accettare.
Mentre ci avvicinavamo ad un'abitazione, iniziai a sentire delle voci che chiamavano qualcuno. Quando ci ritrovammo davanti a una casa ben fatta, la ragazza bussò e subito dopo un uomo anziano le aprì la porta. Non prestai attenzione all'uomo; la mia attenzione era concentrata sulla donna al mio fianco. Era impaurita, e si vedeva. Quando fece cenno di entrare, seguii la ragazza e mi inginocchiai. La ascoltavo parlare e spiegare come fosse finita faccia a faccia con un demone.
"Oh, vorrei sapere il nome del salvatore di mia figlia," disse l'uomo.
"Muzan, signore. Kibutsuji Muzan," risposi.
"Yumiko, lascia che io e il signor Muzan parliamo, e nel frattempo fatti curare la ferita," disse l'uomo alla figlia.
Osservavo la figura della ragazza mentre pian piano si dirigeva nella sua stanza.
"Immagino tu voglia qualcosa. Sicuramente i soldi non sono un problema per te."
"Tua figlia."
"Non capisco, signor Kibutsuji."
"Voglio sposare tua figlia. Posso darti qualsiasi cosa tu voglia in cambio, chiedo la mano di tua figlia."
"Accetto. Vorrei che tu passassi almeno un paio di volte prima del matrimonio."
"Con permesso, me ne vado."
**Pov Yumiko:**
Da quel giorno, il signor Kibutsuji venne almeno una volta a settimana e discuteva con mio padre del matrimonio. Ormai mancava solo un giorno. Per lo più, passavo il mio tempo con Mei a prendere le misure dello *Shiromuku*. Il resto del tempo ero ignara di tutto. Certo, ero grata che il signor Kibutsuji mi avesse salvato la vita, ma non mi aspettavo che volesse sposarmi. Non mi sono opposta per due motivi: il primo, gli dovevo la vita; il secondo, non avevo scelta, mio padre aveva fatto un accordo.
La sera prima del matrimonio non avevo dormito molto. Alle prime luci dell'alba, Mei era già in camera mia a sistemarmi insieme a qualche domestica. Sentivo lo *Shiromuku* molto pesante e sentivo che limitava i miei movimenti. Quando Mei mi guardò con una faccia soddisfatta, mi passò uno specchio. Avevo le labbra tinte di rosso, il viso coperto da un leggero strato di cipria e le guance leggermente rosate. Il vestito bianco era fatto in modo impeccabile e i lunghi capelli neri erano raccolti e fermati con un fermaglio rosso.
"Signorina Yumiko, è proprio incantevole! Però dobbiamo andare ora, il suo futuro marito la aspetta."
Quando, con un sorriso a Mei, uscii dalla stanza, il salotto era stato trasformato in una sala cerimonie. C'erano poche persone, solo quelle più strette, e davanti a me c'era la figura del signor Kibutsuji con addosso l'haori nuziale. Gli stava particolarmente bene ed aveva un'espressione seria in viso. La cerimonia andò bene fino al momento delle tazze di sakè. Il signor Kibutsuji, quando bevve il sakè, aveva un'espressione seriamente disgustata che sembrava cercare di nascondere. Anche io non avevo mai bevuto prima e il gusto era molto forte, però sopportabile. A parte ciò, il resto della cerimonia andò a lieto fine. Vi siete scambiati le promesse e il signor Kibutsuji, in segno di unione, ti diede un bacio sulla fronte.
I festeggiamenti continuarono fino a sera, ma nonostante questo tuo marito sembrava non avere intenzione di rivolgerti parola. Ogni tanto lo vedevi fissarti e tu ti limitavi a sorridergli. Quando la cerimonia fu ufficialmente finita, vi siete diretti alla carrozza e siete partiti. Eravate uno di fianco all'altro e il silenzio era soffocante. Avrei voluto parlargli, ma non sapevo come avrei dovuto rivolgermi. "Marito" suona strano, "signor Kibutsuji" così però è ancor più strano.
"A cosa pensi?" La voce pacata e quasi disinteressata di tuo marito ti fece tornare alla realtà. Quando ti sei girata verso di lui, non ti stava neanche guardando.
"Em, non stavo pensando... cioè, no, è solo che sono emozionata." L'uomo ti rivolse uno sguardo senza poi dire niente. Tu, rassegnata, hai guardato fuori per notare la grande città. Mei te la menzionava spesso, ma non l'avevi mai vista in vita tua. Era enorme e, nonostante fosse sera, era luminosa come di giorno. Quando oltrepassammo la città, ci ritrovammo davanti a una grandissima casa tradizionale. Quando la carrozza si fermò davanti all'abitazione, scesi guardando la figura dell'uomo che passò davanti a me, mentre entrava in casa.
"Entra."
Capitolo 3 in arrivo