4 - Da qui a Nettuno

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PAMELA

Avere quattordici anni fa schifo.

Fa schifo essere esclusi, fa schifo sentirsi emarginati, fa schifo pensare di avere tutto sotto controllo e invece hai perso le redini della tua vita.

Sono sempre stata una persona equilibrata, ma adesso non so più dove sto andando.

La scuola è cominciata da più di un mese e a me sta andando tutto storto. Gwen, la mia più cara amica e compagna di banco dalle elementari, è entrata nelle cheerleader. Ha smesso di sedere con me a pranzo, a lezione e sull'autobus.

Quando la incrocio nei corridoi non mi guarda nemmeno. Mi sfila davanti come se non mi conoscesse e io resto lì a fissarla come un'idiota.

Mi sento come se fossi stata abbandonata da tutti.

Mio fratello a casa non c'è mai, non frequentiamo la stessa scuola e quindi se non vedo lui, non vedo nemmeno Isaac. L'ultima volta che ci siamo incontrati è stato un caso. Lui passava a prendere mio fratello con la sua nuova auto e io rientravo da scuola con uno zaino sulle spalle più grande di me. Si è fermato sul ciglio della strada, è rimasto al volante e non mi ha rivolto la parola, a stento mi ha concesso uno sguardo.

Sono corsa subito in camera e mi sono guardata allo specchio: un disastro. I capelli biondi troppo scompigliati, il viso pallido e le occhiaie violacee per le mie notti insonni a causa dell'asma che quando sono stressata peggiora e non mi fa dormire.

È peggiorato tutto quando il giorno del ringraziamento Isaac ha lasciato il pranzo per uscire con una ragazza e io ho abbandonato la mia Apple pie nel piatto per correre a piangere in camera mia. È stato quel giorno che mamma si è accorta che provavo qualcosa per lui.

«È tutto uno schifo» le ho detto, singhiozzando tra le sue braccia ai piedi del mio letto.

«Oh, tesoro» lei mi ha stretta a sé, ma il dolore al cuore non è passato.

Io sono rimasta sempre la stessa bambina e Isaac si è allontanato ancora di più da me.

L'anno mi scorre davanti con una lentezza che non so quantificare. Mi guardo allo specchio e non mi vedo per niente cresciuta, sempre uguale e terribilmente piccola.

È già giugno e mio fratello si diploma oggi. Vado alla cerimonia solo perché mamma mi ha obbligata e ho promesso a Sophia che non sarei mancata.

La verità è che non ho voglia di vedere Isaac. Non dopo averlo visto andare al suo ultimo ballo di fine anno insieme a una ragazza che non sono io. Vorrei essere così arrabbiata con lui, ma non ci riesco.

Anche il mio cuore è quello di una bambina, stupido e ingenuo che trema quando non dovrebbe. Mi fa vacillare per una persona che in realtà non mi vuole e non mi vorrà mai.

Fisso il mio riflesso e mi vedo orrenda.

I pantaloncini che ho addosso arrivano a metà coscia e la maglietta con lo scollo a barca mi cade su una spalla. Mi vedo troppo magra e senza forme. Mi vedo deforme. Ho lasciato i capelli sciolti, ma sono troppo biondi e troppo ondulati. Non mi piacciono. Quando mi avvicino allo specchio per controllare il trucco, la mia faccia assume lineamenti che non riconosco. Sono un mostro e ho un brufolo sul mento grande quanto il Grand Canyon.

Adesso capisco Isaac. Capisco perché non abbia portato me al ballo o perché non mi guardi mai.

Sono orrenda.

«Pamela ti muovi?» la voce di Heric che mi chiama dal piano di sotto mi fa sussultare.

Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro. Non sono pronta ad affrontare questa giornata, ma ce la metterò tutta.

NON INNAMORARTI DI ISAAC KANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora