Capitolo 2

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Oggi posso immaginare consapevolmente che nel tragitto verso il palazzo Gregorio non fece altro che sbuffare rumorosamente, stizzito dalla prospettiva della giornata che lo avrebbe atteso. Sapeva che fossi già giunta, in qualche modo la notizia si era diffusa a macchia d'olio con quel fastidioso passaparola a suo avviso tipico delle serve, nubili e annoiate senza alcuna ambizione e nessun interesse se non quello di speculare sulla vita del prossimo: a suo parere le donne non erano poi così tanto complesse, anzi, erano delle creature così capricciose e volubili che non serviva un grande intelletto per capirle se non solamente fortuna, e sicuramente suppongo immaginasse che io stessa non avrei fatto eccezione.

Neppure Candida, in quel momento, gli parve tanto diversa dalla descrizione generalizzata che caratterizzava secondo la sua opinione il genere femminile: le sue parole di quella mattina gli echeggiavano nella memoria causandogli un gran mal di testa e non riusciva a capire come ella non comprendesse tutti gli sforzi che lui stava facendo per rimanere al suo fianco e renderla una priorità, anzi aveva ancora avuto l'audacia di accusarlo come se quella terribile fatalità affibbiatagli fin dalla sua venuta al mondo fosse una sua colpa.

Posso confermare da un punto di vista obiettivo quanto effettivamente nè lui nè io avessimo voce in capitolo sull'incresciosa situazione, tuttavia oggi so che la differenza avrebbe potuto farla l'onestà tra di noi su come questa unione sarebbe potuta essere un insieme di compromessi, tuttavia purtroppo così non fu, altrimenti la mia biografia sarebbe stata scarna e priva di colpi di scena, e probabilmente avrei preferito una vita serena al tumulto che sarebbe stato ad aspettarmi dietro l'angolo.

Scese dalla carrozza con un profondo respiro, cercando di ostentare il suo migliore sorriso, e quando un membro della servitù lo avvisò del fatto che mi trovassi in giro per la proprietà lo interpretò come un segno, e tirando un sospiro di sollievo mostrò un'espressione sinceramente rilassata e fece il suo ingresso nell'ampio atrio percorrendo la lunga scalinata in marmo: se fosse stato abbastanza lesto nel raggiungere le sue stanze, forse non avrebbe incrociato suo padre e sarebbe rimasto indisturbato fino all'ora di pranzo, quando ormai sarebbero stati tutti troppo interessati alle sue interazioni con me, niente di meno che la sua futura sposa, per preoccuparsi di rimproverarlo del suo ritardo.

A quanto pare la fortuna era dalla sua parte, poiché riuscì a sgattaiolare nella sua camera e si prese un momento per osservarla, quasi come se fosse la prima volta che gli dedicava effettivamente l'attenzione che meritasse. Le pareti erano coperte con una carta color panna, dove erano presenti dei piccoli frammenti di vetro tondi che riflettevano la luce del sole che filtrava dagli ampi finestroni, donando una maggiore luce all'ambiente, e il soffitto era affrescato con delle scene di guerra che rappresentavano la supremazia del Regno, a partire dalle battaglie combattute dal suo più remoto antenato fino all'ultima grande guerra combattuta da suo nonno che, purtroppo, non aveva mai avuto il privilegio di conoscere.

Si coricò sull'alto materasso coperto da lenzuola pregiate del colore dell'avorio e sbuffò sonoramente concentrandosi sui dettagli raffigurati come era solito fare: il regno di suo padre era stato pacifico e prosperoso, senza grandi guerre che decimassero la popolazione o, ancora più importante, la sua famiglia, e nonostante questo lo rincuorasse i suoi pensieri vagavano. Non aveva chiesto di essere l'erede al trono, e avrebbe desiderato abdicare se avesse avuto un fratello minore, tuttavia i suoi sogni ad occhi aperti erano inutili ed illusori, poiché il peso della sua dinastia gravava sulle sue spalle e non sarebbe mai potuto essere differente da così, ragione per cui nelle sue finzioni immaginava di essere un Re giusto, ma temerario, che avrebbe combattuto tutti i popoli fino a che non sarebbe esistito solo il proprio Regno: se mai avesse avuto un erede, questo sarebbe stato il suo lascito, la supremazia.

Questo pensiero tuttavia, rese ancora più ingombrante quel pensiero intrusivo che aleggiava nella stanza e che era tangibile: "se avesse avuto un figlio".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25 ⏰

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