Capitolo 3 Treno per Capitol City

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La stanza in cui mi avevano messo era tetra è molto sporca. Era tappezzata con carta da parati rossa staccata per metà e con molta muffa che fuoriusciva. C'era una scrivania, in legno, molto antica forse risalente alla terza guerra mondiale; ed una poltrona vecchia e sporca, piena di peli di gatto. Il gatto del sindaco.

Usciti dal municipio ci portarono alla stazione, utilizzata solo per caricare il grano e i cereali sul treno per Capitol City e per trasportare i tributi del distretto.
Il treno riservato ai tributi aveva un aria lussuosa, sia dall'interno che dall'estero. Si vedeva che era un treno per i ricconi.
Appena arrivammo al binario in cui si trovava il treno le porte scorrevoli si aprirono sibilando e mostrandoci ciò che celavano.
Per primi arrivarono gli odori, provenienti dalle cucine.
< Mmmh, pollo arrosto! > disse Rose.
< Mmmh, puzza di candeggina> risposi.
Dovevano aver pulito tutto il treno prima del nostro arrivo perché, tra i tanti odori mi arrivò anche l'odore di candeggina che mi invase le narici e mi bruciò nei polmoni, era fortissimo!

Entrammo e ci trovammo in una prima stanza, un salotto immagino.
Sulla destra c'era un camino decorativo con sopra la console che proietta l'ologramma dello schermo della televisione, circondata da un divano a tre posti e due poltroncine adagiate su di un vecchio tappeto. Di fronte c'era un grande tavolo e una dozzina di sedie. Sopra la tavolata c'erano diversi centrini con sopra dei vassoi coperti e alcune bottiglie di alcolici. Sulla sinistra, invece, cominciava un piccolo corridoio con delle porte sui due lati.

<Andate a riposarvi ragazzi. Rose, tu prendi la prima stanza a destra. Nick, tu la prima a sinistra> disse la signora Trinket.
Accompagnati dai Pacificatori andammo verso le nostre stanze, le porte scorrevoli si aprirono e scomparimmo all'interno.

La mia stanza era molto ampia. Al centro si trovava il letto a due piazze con delle coperte color panna ben stese e rincalzate. Sulla sinistra del letto c'era una grande finestra che dava sul paesaggio che scorreva velocemente e sulla desta c'era una porta che si apriva in un grande bagno che una vasca idromassaggio molto invitante.
Di fronte al letto c'era un enorme armadio a muro tutto bianco. Non ne ho mai capito l'utilità dato che i vestiti li trovavamo piegati sul letto e di nostro non ci era permesso portare niente.
Infatti eccoli lì, pagati e ben in ordine su letto, una camicia blu ed un paio di pantaloni anch'essi blu. Sul parquet erano appoggiate delle scarpe bianche, comode all'apparenza.

Ero davvero stanco e la notizia che sarei dovuto andare a combattere in un arena contro altri 23 tributi fino alla morte mi aveva scosso molto; quindi decido di andare a rilassarmi nella vasca e di farmi poi una dormita.
Il viaggio sarebbe stato lungo.
Molto lungo.

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