♉︎ QUINTO CAPITOLO ♉︎

20 7 49
                                    

CLOVER
10 minuti al Sacrificio

Eravamo stati chiusi in una stanza, in modo tale da separarci dall'assembramento di cittadini sconvolti e adirati e desiderosi di risposte, in trepidazione non solo per l'inizio del Sacrificio, ma anche per la tragica fine di uno dei candidati. Non capitava tanto spesso quanto si potrebbe pensare.

Solitamente erano i mostri, se non i nostri stessi coetanei, a toglierci la vita, eppure ciò era sempre avvenuto durante il Sacrificio e mai prima.

Il fatto che fosse accaduto così all'improvviso, senza testimoni, significava che ci sarebbe stata un'indagine... ce lo insegnavano durante le lezioni di Legge: era risaputo, quindi non immaginavo perché qualcuno sarebbe stato disposto a correre un tale rischio per una ragazza che, in ogni caso, sarebbe morta comunque.

Esattamente come era accaduto lo stesso a tutti i ragazzi negli anni precedenti.
Fin da quando ero bambina mi ero allenata per questo momento. Sapevo che sarebbe arrivato un giorno. Era scritto nel mio destino.

Credevo fermamente nello spirito del Sacrificio. Ritenevo fosse un aspetto crudele della nostra società, un terribile obbligo che privava di umanità coloro che ne prendevano parte, ma che fosse una soluzione necessaria per la sopravvivenza e la sicurezza dei cittadini.

O almeno, era ciò che mi ero ripetuta una ventina di volte nel corso dell'ultima ora.

Tutti saremmo morti prima o poi, e per come la vedevo io, morire sconfiggendo la minaccia che incombeva sul nostro popolo da generazioni era una prospettiva piuttosto eroica.

Mia madre era morta nel Sacrificio. Mio padre mi aveva cresciuta contando solo su sé stesso, insegnandomi i valori della nostra società.

Dove molti si sarebbero lasciati scoraggiare e devastare da una simile perdita, invece Basil Hale trovò un'opportunità, un modo per rimediare all'insuccesso del nostro quartiere, forgiando un nuovo candidato più intelligente e governabile da offrire quest'anno: la sua unica figlia, me.

«Non capisco come nessuno ne abbia mai sentito parlare. Insomma, ha frequentato questa scuola con noi, no? Ne ho parlato con Andreas, Xan, Ivy - che conosce letteralmente ogni persona che abbia mai messo piede nel nostro villaggio -, e persino con Etienne Blanc - che, per altro, è più strano di quanto ricordassi. Te ne rendi conto? Ho chiesto a persone di tutte le sfere sociali e nessuna ha mai visto la novellina» Abigail Gray scuoteva gravemente la testa, confabulando con altre ragazze viziate e altolocate come lei sull'ultimo Sacrificio.

«Io, personalmente, trovo che lasciarla partecipare sia una decisione azzardata. In effetti siamo l'élite, i migliori di ogni classe. Lei non rientra in questo gruppo, non è una di noi e non è corretto che abbia l'opportunità di far parte del Sacrificio quando ciascuno di noi si è impegnato per l'intero anno per ottenere un posto qui dentro» ah, tipico di Dew: sentire il bisogno di dichiararsi superiore di fronte a un qualsiasi tipo di minaccia.

Le loro opinioni erano esclusivamente soggettive, dettate dai loro timori o sentimenti; non capivo come potessero ascoltare quel che dicevano e ritenerlo ragionevole.

Nonostante ciò, devo ammettere che quella situazione mi era totalmente estranea.
Non avevo mai udito di un caso del genere nella storia del nostro villaggio ed era sembrato piuttosto palese a tutti che neppure Peacock ne avesse mai trattato uno simile. Non vi era alcun protocollo su come comportarsi, una procedura da seguire, niente. Avevano improvvisato. Ed Ellery Esper avrebbe pagato con la sua vita.

Presi un respiro profondo e presentai il sorriso più affilato che avessi in repertorio.
«Ragazze! Non avevo notato ci foste anche voi...» dissi, avvolgendo una ciocca bionda attorno all'indice destro.

Mi accostai a Dew, «a dir la verità, pensavo che tu trovassi il Sacrificio "uno spreco di tempo a cui partecipano solo i selvaggi". O almeno, mi pare fossero queste le tue parole l'altro giorno» le ricordai mantenendo un tono di voce basso.

Se c'era qualcosa che amavo realmente, era far sentire la mia ex migliore amica come lei faceva sentire chiunque altro: patetica. Ciò non significava che volessi umiliarla pubblicamente; quello era sempre stato più il suo stile che il mio.

«Ancora una stronza, vedo» mi rispose lanciando un'occhiata nervosa ad Abigail, che a meno di un metro di distanza fingeva di non star ascoltando la nostra conversazione, fallendo chiaramente nell'intento.

«Solo per te» le mandai un bacio e mi diressi nella direzione opposta. La odiavo. La odiavo come poche altre persone sul pianeta.

Quel che mi rendeva diversa da loro, però, era che tutto ciò che facevo avveniva per un motivo. Sorrisi quando sentii Dew iniziare a parlare male di me non appena Abigail le chiese quale fosse il mio problema.

Non mi piaceva che diffondessero false informazioni, specialmente se si trattava di altre ragazze. Su un unico fatto Dew non aveva torto: ero una stronza.

Eppure non sopportavo l'idea della reputazione di qualcuno rovinata a causa di stupidi pettegolezzi. Le voci infondate ormai avevano una tendenza ad essere ascoltate più di quelle vere, se solo il pubblico le avesse trovate più gustose.

Odiavo quel tipo di persone.

Per sopravvivere, però, avevo imparato ad agire come una di loro.

Una donna in una divisa bianca mi passò affianco e mi consegnò una confezione di lenti a contatto, intimando di indossarle quando avessi sentito la campana d'inizio, così che potessero registrare la mia visuale. Annuii attentamente, anche se la mia mente era altrove.

Volevo conoscere in prima persona la ragazza nuova, accertarmi che fosse effettivamente indegna di partecipare, e solamente dopo avrei ascoltato le opinioni degli altri Sacrifici.
Fissai lo sguardo sulla figura della misteriosa Veggente, seduta da sola vicino alla porta.

Sì, decisi, quella sarebbe stata la mia missione: scoprire se Ellery Esper avesse qualche asso nella manica. E, nel caso in cui lo avesse, assicurarmi di distruggerlo, insieme a ogni sua possibilità di sopravvivere.

Sarei stata la sola a uscire viva dal Sacrificio, avrei reso mio padre orgoglioso e avrei onorato il nome della mia famiglia come mia madre avrebbe dovuto. Niente mi avrebbe fermata.

Ci fu il suono della campana. Era il segnale del sindaco. Tutto il popolo si trovava al sicuro, all'interno della fortezza, ogni potere in una sala diversa, cinquanta in totale. Ognuna era dotata di un proiettore, che permetteva a ciascun quartiere di vedere il punto di vista del proprio Sacrificio.

Noi eravamo liberi di andare verso le nostre case in attesa della comparsa dei Mutati.

Il Sacrificio ebbe inizio.

THE ALLIANCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora