1 James

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Sono in questa città da nemmeno due ore e non la sopporto più. 

Mio nonno continua a parlarmi a vanvera ma forse non ha capito che non sono interessanto nemmeno ad una sua parola. Mentre continua a parlare e raccontarmi di quando lui da giovane vivesse qui insieme alla sua famiglia mia nonna mi stava preparando il pranzo; io, invece, resto seduto sulla poltrona a guardare fuori dalla finestra.

<Oliver!Riley!A tavola, forza.> quasi urlò dalla cucina, non capisco ancora perchè mi chiama con il mio cognome e non con il mio nome, è cosi tanto brutto da sentirmi chiamare Riley ogni fottuta volta?

Mi alzo dalla poltrona controvoglia in contemporanea con Oliver e ci dirigiamo in cucina per sederci a tavola.La vibrazione del mio cellulare mi blocca sul posto.Lo accendo per vedere chi mi ha appena mandato un messaggio ed era lei. Di nuovo.Lascio il visualizzato a Jennifer e mi siedo a tavola, dove i miei nonni hanno già iniziato a mangiare senza aspettarmi. Da quando l'avevo beccata nel mio letto con il mio ex-migliore amico mi continua a mandare messaggi con scritte le sue scuse e quelle di quell'altro coglione. Non ha fatto male vederli sbaciucchiarsi nella mia stanza mezzi nudi, anzi, mi hanno tolto un bel pensiero da davanti però ragionandoci bene sono più che contento perchè sono cosciente che avevo ragione fin da subito, sono sempre stati inseparabili dopotutto erano amici fin dalla nascita,feeling, sguardi durante le lezioni e baci nascosti nei bagni della scuola, ma che vadano a qual paese. Ora lei è qui e verrà nella mia nuova scuola solo per stare con me e cercare di risolvere la situazione visto che fino ad adesso le ho lasciato sempre il visualizzato ai suoi messaggi di scuse, ma non voglio avere più niente a che fare con una come lei.

<Riley,caro domani inizi il tuo primo giorno di scuola non sei contento?> Questa volta è stato Oliver a parlare, mentre mia nonna mi toglieva il piatto pieno zeppo di cibo da davanti.Non avevo mangiato.Per l'ennesima volta non ho toccato cibo.

<Si certo perchè non dovrei essere felice di esser venuto qui a New York dove non conosco nessuno e aver lasciato tutti i miei amici e la mia vita lì nei Jersey?> sputai quella frase con disprezzo nei confronti di Oliver, è stato lui che mi ha obbligato a preparare le valigie e venire qui a diciassette anni quando stavo per finire la scuola. Mi ha completamente rovinato.

Oliver abbassò lo sguardo sul tavolo e lì capì che forse avevo esagerato, ma non me ne frega si merita tutto l'odio del mondo per tutto ciò che mi ha fatto fare e che mi farà fare.

<Riley> mi guardò mia nonna con uno sguardo tagliente. <Tuo nonno l'ha fatto per te, ti ha portato qui perchè li molte persone avevano brutta influenza su di te e..-> Si bloccò appena vide che mi ero alzato dalla sedia.

<E cosa? Mi avete portato qui pensando che cambiassi io o che cambiasse la mia vita? Beh tutto questo non cambierà nè me nè la mia vita. Stronzo ero e stronzo rimango!> Cadde la sedia per terra quando mi spostai per andare verso le scale e mia nonna si spaventò.

<E comunque mi chiamo James non Riley!> Urlai dalla mia stanza per farmi sentire.

Mi avvicino al mio armadio e vedo la divisa.

<Oh cristo...> sussurrai. Odio mettermi giacca e cravatta per le feste e per la scuola devo mettermi questa roba? Mi passai una mano in faccia. Voglio morire. Io non mi ci vesto così per andare a scuola, opto per una felpa e un pantalone semplice altro che divisa.

Mi stesi sul letto e mi addormentai.

Appena sveglio controllai l'orario sul cellulare ed erano le sette di sera.Ci scommetto la mia vita che stasera dormirò a malapena.Appena mi alzai andai verso la porta della stanza per scendere giu in cucina ma la porta era chiusa a chiave..

<Cazzo cazzo cazzo...> Mi guardai intorno in cerca della finestra per aprirla e appena la vidi mi ci fiondai contro. I miei nonni appena esageravo a parlare fecero come facevano i miei, mi chiusero in una stanza minuscola al buio senza nemmeno una finestra per respirare e ovviamente senza avvisarmi giusto per farmi entrare in panico. Stavo sudando il respiro affannato, menomale c'era la finestra o in questo momento sarei svenuto.

Dopo una manciata di ore sentii la serratura della porta aprirsi e mi girai di scatto. Vidi Oliver guardarmi dritto negli occhi con fare preoccupato e si avvicinò a me.

<Non mi devi toccare.> Dissi brusco senza nemmeno guardarlo in faccia. Non mi faceva pena, non si merita di vedermi felice appena lo vedevo anche perchè mai sarebbe successo. Cercai di alzarmi da terra ma non mi sentii le gambe. Cristo mi si erano addormentate. Rimasi per terra cercando di capire che voleva Oliver e perchè stava ancora nella mia stanza.

<Perchè sei ancora qui?> A questa domanda si girò verso di me e mi guardò dalla testa ai piedi come se mi stava analizzando in cerca di qualcosa in particolare.

<Mi devi dare il tuo telefono> Allungò la mano. <E allontanati da qualla finestra o ti chiudo nello sgabuzzino la prossima volta.> Mi guardò in un modo indescrivibile che mi fece sentire inutile in quella situazione.Di sicuro aveva ereditato quello sguardo da qualcuno perchè non è la prima volta che qualcuno, oltre a lui e mio padre, mi guardava così.

Senza dire nulla li diesi il mio telefono.Sapevo che se mi ribellavo o chiedevo il perchè lo volevano avrei peggiorato le cose quindi questa volta mi arresi.Avevo esagerato troppo. Eppure non avevo detto tutto ciò che volevo dire.

<Lascia quella porta aperta.> Ribadì brusco, ma non mi stese a sentire e uscì dalla stanza richiudendola a chiave, lasciandomi senza cena. Tanto sono sicuro che non avrei mangiato lo stesso. Scossi la testa e questa volta riuscì ad alzarmi da terra e raggiunsi il letto per stendermi. Guardai l'orario per l'ultima volta e spensi il telefono.

Non vedo l'ora che finisca questo giorno e forse anche il prossimo.

Don't listen to themDove le storie prendono vita. Scoprilo ora