La pioggia batteva prepotentemente sul davanzale della mia finestra.
Ero immersa nei miei pensieri, anche se spesso avrei voluto solo evitarli.
Anche quel giorno, il giorno in cuile cose erano cambiate, pioveva.
Forse, era il cielo a piangere, piangeva per mio fratello, anche se lui non le meritava.Un tuono, poi un grido.
“No, mi aveva giurato di non farlo mai più!” erano le parole esatte che pensai precipitandomi in camera di mio fratello.
<<Avery no! Avery ti prego, no, me lo avevi giurato… > > gridai con voce rotta la verso mio fratello <<Fratellone guardami negli occhi, rimani con me ti prego… >>
Ormai nel silenzio della camera si sentiva solo la pioggia battente e i miei singhiozzi disperati.
“Grazie Avery, me lo avevi giurato! E’ colpa tua! Perché ?!”
Ero impaurita.
Ero sola.
Corsi dalla mia vicina Carol, l’unica persona che mi era rimasta.
Mi aprì lei e non appena la vidi mi precipitai tra le sue braccia.
Seppellii la faccia nel suo maglione beige fresco di bucato.
Nonostante fosse consapevole che la stessi sporcando non solo fisicamente con il sangue di mio fratello, ma sentivo che la stavo macchiando di una colpa che credevo mia, ma non lo era.
Era unicamente colpa di Avery.
Ormai i miei sensi erano anestetizzati del tutto ma sentii ugualmente Carol che mi portava nel suo salotto.
Poi buio.Solo dopo qualche ora mi svegliai in preda al panico.
Mi ero addormentata. Era stato solo un incubo.
Per sicurezza mi controllai le mani per vedere se c’era del sangue sopra.
Le mani erano del solito pallore spettrale che mi caratterizzava ma per sicurezza mi andai a fare una doccia per lavare via i pensieri che mi causavano così tanto dolore.
Mentre l’acqua mi lavava via la stanchezza e i ricordi, dai miei occhi sgorgavano copiosamente le lacrime e dopo nemmeno cinque minuti ritornai con la mente a quel piovoso 16 luglio.<< Sei pronta per parlarne, cara?>> La gentile voce di Carol mi riscosse dal torpore.
Con un debole cenno d’assenso fatto con il capo asserii. Quando aprii la bocca screpolata per parlare dalla gola si sollevò un rauco rantolo. Non riconoscevo più la mia voce, ormai consumata dalle precedenti urla.
<<Avery era un ragazzo dolcissimo Carol… Lui non aveva un motivo per…>> mi interruppi, scoppiando in un pianto ancora più disperato degli altri.
Carol mi fece sfogare, dandomi prova della sua pazienza per l’ennesima volta.
<<Dunque, almeno credo, non aveva una ragione per togliersi la vita.
Anche se più di una volta lo avevo sorpreso a farsi dei tagli, in camera sua.
Dopo un paio di giorni si era sentito male. Ho insistito affinché andasse in pronto soccorso o dal medico ma non ha voluto sentire ragioni…
Inoltre sempre più spesso vedevo sparire da casa delle pillole che mi aveva prescritto il medico per l’insonnia. Probabilmente le intascava lui e le prendeva di nascosto visto che ultimamente lo avrò visto sveglio un paio di volte negli ultimi dieci giorni.
Solo che… Carol, è colpa mia. Ieri abbiamo litigato pesantemente. Gli ho detto che era il momento che ci desseun taglio a rubarmi i medicinali visto che il mio disturbo del sonno ne ha bisogno.>>
Mentre le parole fluivano fuori dalle mie labbra la mia mente ripercorreva la nostra lite...
“La lite più brutta della mia vita.
<<Avery, vieni immediatamente qui, dobbiamo parlare.>> Il mio tono non ammetteva repliche. Anche se mi pesava fare la parte della cattiva e della mamma, a diciannove anni non è accettabile per una sorella vedere il proprio fratellone rovinarsi la vita da solo.
<<Lizzie, Cristo, parli come la nostra vecchia tutor. Ho 26 anni, so cosa posso fare.>>
<<No, invece non lo sai. Adesso voglio che tu sia sincero con me: hai preso tu le mie maledettissime pasticche per dormire? Senza contare gli analgesici che mi ha prescritto il dentista per il mio dente. E’ scomparso tutto, cazzo, e so per certo che le hai prese tu!>> la mia voce era piena d’ira e delusione. Odiavo vederlo in quello stato.
<<Lizzie, fammi spiegare. Sì, li ho presi io perché mi servono. Andiamo, sto uno schifo tutto il giorno, Alyssia non vuole più sentirmi e con lei ho perso tutto. Lo capisci questo, piccola stronza egoista? Io la amo, ma lei non lo capisce. Ormai pensa che io sia un tiossico di merda e- >>
<<Che è ciò che sei diventato frequestando quel branco di coglioglioni dei tuoi falsi amici.>> lo stuzzicai io con tono freddo.
<<Fammi finire cazzo, la vuoi una spiegazione o no?! Alyssia era il mio mondo, l’unica fottuta ragione per cui la mattina mia alzavo! Sai che ti dico Lizzie? Che da quel fottuto letto non vorrei mai più rialzarmi, ecco a cosa mi servono le tue pasticchette del cazzo.
Hai capito o devo scriverlo?>> Il suo tono era ruvido, incazzato con la vita. Non lo riconoscevo più. Ero… spaventata. Non avevo mai visto mia fratello in quel modo.
Senza lasciarmi ribattere dopo questo suo discorso, la porta era già stata sbattuta e lui se n’era andato in fretta e furia.”
<<Elizabeth, sei in grado di… dirmi come tuo fratello si è tolto la vita? Sempre che tu te la senta, non voglio forzarti...>>
<<L’ho trovato con i polsi squarciati in camera sua, in una lago di sangue.Penso abbia perso conoscenza e sia svenuto battendo la spalla sull’armadio. Ho sentito un rumore, mi sono preoccupata e sono corsa da lui. Era un po' che avevo un brutto presentimento e ora tutti i miei timori sono realtà… Carol, non so più come fare…>>“Ora basta. Non posso ripensare tutti i giorni a questa cosa. Devo farmi forza.
Andiamo Elizabeth, sono passati sei anni da quando Avey è morto, risvegliati da questo perenne incubo o finirai come lui.”
Le gocce d’acqua continuavano a scorrere lungo la finestra, il vento continuava a frustare le chiome degli alberi.
Ebbene sì, dopo sei lunghi anni i miei flashback e i black out erano sempre più frequenti, senza contare che nel giro di due settimane avrei iniziato gli ultimi corsi per specializzarmi in psicologia.
Ironia della sorte.
Dio, quanto la odio.
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Lacrime Del Cielo
FanfictionNon so come riassumere, andate direttamente a leggere se vi interessa