• CAPITOLO 1 •

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'Meredith'

Da quando ho memoria, ho sempre voluto scappare da quel castello e rifugiarmi nella foresta, lontana dalle guardie e dai pesi dell'essere una principessa.

Così, quella sera, dopo la mia diciottesima festa di compleanno,
decisi di evadere da quella specie di prigione una volta che si sarebbero addormentati tutti.

A quel punto, mi alzai dal mio letto a baldacchino,
presi una fune fatta di vari abiti annodati tra di loro e la calai giù dalla mia finestra, difficilmente in quanto quest'ultima era sbarrata con delle grate,
anche se erano abbastanza distanti tra loro da poterci passare attraverso,
almeno per me.

Mi guardai indietro, ripensando a tutti i momenti della mia vita passati in quella stanza da letto, rinchiusa come se fossi un esperimento scientifico di livello speciale.

Serrai gli occhi per scacciare quei pensieri che mi suscitavano orrore e meraviglia allo stesso tempo e guardai fuori dalla finestra per analizzare il percorso per arrivare alla famosa casetta disabitata di cui tutti parlavano.

Giravano voci sul fatto che questa fosse infestata, il che era un bene per me, perché valeva a dire che nessuno ci sarebbe mai entrato.

Poi, attraversai le grate e mi aggrappai con forza alla fune. I miei ricci rossi iniziarono a ondeggiare insieme al vento, che senza esitare diventò sempre più potente.

Spaventata, strinsi la presa, ma fu alquanto inutile, perché subito dopo precipitai da 20 metri di altezza.

Strinsi gli occhi, sperando fosse solo un terribile incubo che sarebbe passato non appena avessi sfiorato il terreno.

Ma in fondo sapevo già come sarebbe andata a finire: con me spiaccicata al suolo come una sottiletta di cheddar.

In quel momento, però, passò di corsa Amos, il mio adorato cavallo, e fortunatamente atterrai di schiena su di lui.

Mi girai di pancia e iniziai a dirigermi verso la casetta infestata, come da programma.

Quando finalmente la raggiunsi, non feci in tempo a trovare un letto prima di crollare sul divano incosciente.

'Duncan'

Quando mio padre mi cacciò dal castello, il sangue mi ribollì nelle vene.

Ero il suo erede come capo della Mafia, e mi aveva respinto.

Non ci potei credere, ma tra l'altro la perdita era sua, non mi dovevo preoccupare più di tanto per quello.

Subito dopo l'accaduto mi inoltrai nella foresta cresciuta in mezzo ai castelli principali dei due reami.

Non ebbi un piano preciso, ma sapevo che il mio compito era quello di catturare la Principessa Meredith e.. proteggerla.

Questo perché essendo l'erede mi misero a conoscenza di piani assurdi su come vendicarsi nei modi più truci, ad esempio uccidere la Principessa o torturarla per delle informazioni riguardanti la Regina.

Tutto questo mi dava alquanto fastidio, anche se non avrebbe dovuto.

Il fatto era che giravano voci che Meredith fosse una Principessa ribelle che cercò di stare il più lontana possibile dai suoi genitori per tutta la sua vita.

Quindi non avrebbe certamente risposto alle domande, e loro lo sapevano.

Detto questo, l'unica cosa che volevano veramente fare era torturare la figlia della Regina per vendicarsi.

In realtà non ho mai capito a cosa serviva tutta quella storia della vendetta, ma non mi ero mai domandato niente, fino a quel momento.

Quello che avrei fatto dopo aver catturato Meredith era beh, indefinito.

Per ora decisi di recarmi nella famosa casetta disabitata di cui tutti parlavano.

Dato che la davano per "infestata", non ci avrei trovato nessuno e così pensai di poter riposare almeno una notte prima di dare inizio al mio piano.

Continuai il mio cammino attraverso le piante tropicali.

Quando però raggiunsi la casetta, trovai un cavallo legato ad una staccionata.

Ero stranito, di solito non ci veniva mai nessuno.

A quanto pare dovevo far fuori chiunque ci fosse all'interno, per riposare in pace.

Aprii la porta della baita e un buio pesto mi circondò.

Quando i miei occhi si abituarono all'oscurità, notai qualcosa sul divano, una.. ragazza?

No, la Principessa?

Che diamine ci faceva lì Meredith?

In ogni caso, mi facilitò il lavoro, anche perché non dovevo più irrompere nel castello dei Reali in quel modo.

Mi avvicinai ancora di più.

Notai che stava dormendo profondamente e indisturbata.

Il chiaro di luna le illuminava il viso e i riccioli rossi, che brillavano di un arancione intenso.

Certamente non potevo lasciarla dormire lì sul divano, ma solo perché se qualcuno fosse entrato l'avrebbe trovata subito lì.

Così la presi in braccio e mi incamminai verso la stanza a fianco, che ospitava un letto.

Mi fermai di colpo nell'istante in cui lei si mosse.

'Forbidden Love'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora