' Meredith '
Qualche minuto dopo, uscii dalla casetta malconcia con un abito lungo di un beige scuro con un cappuccio alzato sulla testa che nascondeva i miei boccoli rossi.
Non mi ero mai vestita in quel modo, di solito indossavo sempre vestiti dettagliati e coloratissimi con corsetti stretti a tal punto da impedirmi il respiro.
Li odiavo quei maledetti corsetti.
Ma mia madre fin da piccola me li fece mettere, obbligandomi a tenerli per tutta la giornata.
Daltronde non le sarebbe mai importata la mia opinione, quindi non ho mai obbiettato.
In realtà una volta l'ho fatto, ma non è andata a finire bene.
Mi sono ritrovata un tacco dodici di cristallo scagliato in faccia che mi procurò un taglio non poco profondo, quindi capii che non era il caso di oppormi.
Duncan era fuori dalla porta ad aspettarmi.
Indosso aveva una felpa di lino nera con un cappuccio tirato su che lasciava intravedere dei ciuffi neri di capelli. Abbinati aveva dei pantaloni, anche questi di lino, del medesimo colore. Quei vestiti facevano risaltare i suoi occhi di un azzurro ghiacciato e la pelle candida come la neve.
Chissà come mai suo padre lo aveva cacciato dal castello.
In realtà sto ancora pensando che tutto questo sia un suo bluff.
Appena mi vide, mi prese per mano e mi trascinò al cavallo legato di fuori.
Ma che problemi aveva questo tipo?
Perché non poteva comportarsi normalmente?
Che scocciatura.
Ci inoltrammo nella folta foresta, e arrivati al villaggio, situato nel centro di questa, scendemmo dal cavallo e cominciammo a camminare in mezzo alla gente comune sul sentiero formato da migliaia di rocce.
Duncan si avvicinò sempre di più a me, fino a starmi spalla contro spalla.
O almeno, la mia spalla gli arrivava a metà bicipite, quindi il mio era un po' un modo di dire.
“Per prima cosa, da ora il tuo nome sarà Mei Dagon, almeno per gli altri” bisbigliò.
“Qualcosa di più decente no, eh? Tipo... Oh, sì! Lo so! Maria Antonietta?” lo presi in giro.
“Taci, principessa. È una questione importante, fai la seria. Ora andremo in una locanda appartenente ad un mio vecchio amico molto fidato. Ovviamente non sa la tua vera identità, quindi sta attenta a non fare casini.” mi ammutolì.
lo fulminai con lo sguardo, ma a lui non importò proprio un accidenti.
Già non lo sopportavo.
“Andrai a lavorare in un locale situato vicino a questa locanda, e per il resto cerca di non andare da nessun'altra parte” continuò.“E tu che farai? Devo fare io tutto il lavoro?" chiesi, infastidita ma anche sarcastica.
“Io ti controllerò giorno e notte per evitare che qualcuno ti scopra e decida di catturarti. A questo punto i miei ex alleati avranno già piazzato una taglia bella grossa sulla tua testa per farti catturare, e se gli abitanti del villaggio venissero a sapere la tua vera identità, sarebbero la fine dei giochi.”
A quel punto, Duncan smise di camminare e legò Amos ad una staccionata.
Poi, entrò nella locanda piccola ma dall'aria abbastanza accogliente vicino e io lo seguii.
Dopo aver parlato col proprietario, quel suo famoso "vecchio amico", si girò verso di me e mi fece segno di seguirlo, così feci.
Entrammo nella nostra stanza, e non voglio essere deludente, lo giuro, ma la prima cosa che notai era che c'era un solo letto.
La cosa non mi turbava, perché probabilmente Duncan avrebbe preso una sedia e si sarebbe appisolato vicino a me, come la scorsa notte.
Non so cosa dovrei pensare. È un gesto inquietante... ma probabilmente è meglio di essere torturata per i formazioni che nemmeno conosco riguardanti mia madre.
Dopo una lunga giornata di organizzazione sul da farsi, il sole calò e iniziò un temporale.
Cosa che i miei attacchi di ansia non riuscivano a sostenere, visto che avevo una paura tremenda dei tuoni, tempeste, e molto altro.
Che bella vita, non è vero?
Praticamente ricevevo attacchi di panico per la maggior parte delle cose anche un tantino pericolose che sentivo, facevo o subivo.
Quando mi stesi nel letto, mi rannicchiai su un fianco con la schiena contro la finestra, e una lacrima mi scese dalla tempia.Non so perché stessi piangendo, se per il temporale o tutto quello che stava succedendo in questi giorni.
Non mi doveva importare dei miei genitori, tra l’altro come a loro non importava di me.
Ma quello che provai in quel momento era un sentimento simile alla… malinconia?
Non lo so, forse ero solo stanca.
Per ora dovevo pensare a riposare, perché domani sarebbe stata una giornata faticosa e stancante, parole di Duncan, non mie.Eppure, lo quando sentii sedersi su una sedia accanto al letto, un senso di sicurezza mi travolse.
Niente di romantico ovviamente, mi sentivo letteralmente più sicura, perché se fosse entrato qualcuno intento a rapirmi lui lo avrebbe fatto fuori all'istante.
Almeno questo era quello che mi immaginavo.
Il giorno dopo quando mi svegliai a causa del sole accecante, trovai Duncan appisolato sulla sedia.
Mi cambiai nei miei vestiti del giorno precedente e cercai di svegliarlo scrollando le sue spalle, prima leggermente e poi in modo insistente.
Si svegliò di soprassalto, ma si calmò subito dopo.
"Buongiorno..." disse con voce rauca e assonnata.
"Buongiorno." risposi, ancora seduta sul letto.
Cinque minuti dopo, uscimmo dalla stanza per dirigerci alla locanda dove avrei dovuto lavorare per i prossimi...
Diamine, ancora non lo sapevo.
Per quanto avrei dovuto vivere quella situazione?
Giorni?
Settimane?
O forse mesi interi?
Al solo pensiero mi sentii la testa scoppiare.
E poi ci ripensai.
Cazzo.
Sono veramente riuscita a scappare dal castello Reale?Ho veramente incontrato Duncan Davies in persona?
Vuole veramente proteggermi?
Tutto questo è fin troppo bizzarro.
"Principessa?"
La voce di Duncan mi risvegliò dal mio stato di trans.A quel punto mi accorsi di essermi fermata in mezzo alla strada. Sentii dei cavalli avanzare verso di me trainando una carrozza.
Rabbrividì all'istante.
Poi, sentii un braccio trascinarmi via dal sentiero comune, e tirai un sospiro di sollievo.
Rabbrividì nuovamente quando realizzai di essere con la faccia incollata al petto muscoloso di Duncan.
Maledizione.
"Che cazzo?" sbottai, allontanandomi velocemente da lui.
"Prego per averti salvato la vita, principessa."
A quelle parole, sbuffai sonoramente.
Dopo cinque minuti arrivammo alla famosa locanda, dove avrei dovuto lavorare per... un tempo indefinito.
Evviva.
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'Forbidden Love'
Romance'In quel preciso istante, capii tutto. Eravamo noi Reali ad averla combinata grossa. E la cosa che mi fece incazzare ancora di più era che fin da piccoli ci avevano convinto del contrario.' Forbidden Love è un romanzo che parla di due Reami princip...