Il tè pomeridiano (parte 1)

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Lungo il viale della Fifth Avenue si poteva sentire un profumo che aveva il potere di rendere felice chi l'odorava. La maggior parte degli abitanti del quartiere sapeva chi era l'artefice di quell'opera d'arte, perché sì, quella sublime fragranza trascendeva l'umana comprensione e da molti veniva persino paragonato a un quadro rinascimentale. L'artista era la Signora Nourish, per tutti semplicemente Zia Rosie, l'elegante e amichevole giovane moglie di Luther Nourish, banchiere e amatore della buona cucina.

Erano la coppia più bella del vicinato, nonostante la notevole differenza di età tra i due. Il Signor Luther era vedevo, la sua prima moglie, Camille, venne a mancare inaspettatamente. Era una donna riservata con un sorriso sempre sofferente in volto. Quando morì, tutti rimasero scossi, nessuno sapeva che fosse malata. Ma conoscendo il tipo, capirono che quell'umile signora non aveva detto nulla per non disturbare il prossimo con la propria sofferenza. Anche il marito visse quella malattia nel più rispettoso silenzio, come i pochi domestici, che dopo la dipartita della loro Lady, andarono via non riuscendo più a vivere in quell'immensa casa. Troppa sofferenza e ricordi. Il Signor Luther raccontava quell'atto di fedeltà alla sua povera consorte con le lacrime agli occhi e la voce spezzata dall'emozione.

Così Camille Nourish lasciò questa vita in punta di piedi, lasciando un Luther inconsolabile. Almeno, finché non arrivò Rosie qualche mese più tardi. Le solite malelingue, sempre pronte a uscire nelle occasioni più buie, insinuavano che la giovane ragazza era già da parecchi mesi amante del neo-vedevo. In effetti, il loro matrimonio fu troppo repentino, persino per una follia dettata dal dolore. Ma nessuno credette realmente a quella voce. Anche perché la donna comparve a Fifth Avenue di punto in bianco. Non c'era gentildonna o gentiluomo che l'avesse mai vista gironzolare lì di soppiatto o in qualche locale, festa o parco, e il Signor Nourish, ormai, si allontanava raramente da New York.

In realtà non c'era nel quartiere, o nei salotti da bene, una persona che la conoscesse prima che diventasse la nuova Signora Nourish, o sapesse di dove fosse originaria e a quale elegante famiglia appartenesse. Il suo accento era fuor di dubbio newyorkese, ma il suo modo di parlare raffinato e colto faceva intendere che giungesse da ambienti altolocati e culturalmente di spessore. Anche il suo modo di porsi, di camminare e di vestire non appartenevano al "popolo". Ogni suo gesto era pura grazia e la sua bontà d'animo era paragonabile a quella di un angelo. E in effetti, Zia Rosie era un angelo. Aveva sempre una parola di conforto o un consiglio per chi ne avesse bisogno. A volte, di fronte la sua porta, c'era la fila di nobildonne, gentlemen e, soprattutto, giovini e giovinette che si rivolgevano a lei per i più disperati bisogni: da quelli più segreti alle semplici ricette di cucina. Queste ultime erano la sua specialità, perché la donna amava cucinare. Anche se dal suo fisico longilineo e perfetto non sembrava mangiasse chissà quanto.

Il cibo era la passione in comune con il Signor Luther. Il libro galeotto che li fece innamorare. L'uomo, a differenza della giovane nuova moglie, si notava che amava la buona cucina. Da quando si era risposato aveva preso qualche chilo. Più di qualche chilo e lui era già un bell'omone. Ma si sa, i novelli sposi, nei primi anni di matrimonio, sono così felici e tranquilli che si lasciano un po' andare, e il pover'uomo dopo la sua perdita meritava serenità.

Questo loro amore per il cibo lo condividevano spesso con gli altri. I tè pomeridiani di Zia Rosie divennero famosi per tutta Fifth Avenue e anche oltre. La giovane donna si alzava presto e insieme alle sue due uniche domestiche, una signorona un po' strana che parlava un'inglese farlocco, che lei stessa aveva presentato come sua tata fin da quando era bambina, e una ragazza dalla pelle d'ebano, alta e dal fascino esotico, "regalo" di suo marito per il matrimonio, preparava per ore le prelibatezze da servire insieme al suo meraviglioso tè ai lamponi. Tra biscotti, torte dolci e salate, pasticcini colorati e paninetti al burro con marmellate, gli invitati uscivano sempre rotolando dall'immenso portone di casa Nourish e con qualche piattino riempito di ciò che era avanzato. Però tutti andavano, soprattutto, per mangiare i sandwich di Zia Rosie. Non si sapeva cosa ci fosse dentro, ma qualsiasi cosa fosse si scioglieva in bocca. Alcuni piansero addirittura quando ne assaggiarono uno per la prima volta.

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