Capitolo Uno

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I preparativi per il matrimonio procedono a gonfie vele, gli esami all’università anche, ciò che invece non va affatto bene è la mia vita sentimentale, un encefalogramma piatto

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I preparativi per il matrimonio procedono a gonfie vele, gli esami all’università anche, ciò che invece non va affatto bene è la mia vita sentimentale, un encefalogramma piatto.
«Ehi tesoro, stai aspettando da molto?» Chiede la mia amica abbracciandomi da dietro.
Scuoto la testa negando. «Sono arrivata da qualche minuto e ho già ordinato da bere per entrambe», la informo.
«Ottimo», dice baciandomi su una guancia.
Si siede di fronte a me. «Questo locale in riva al mare è davvero il top», ridacchia.
Annuisco. «Hai ragione, si sta decisamente bene, la vista è meravigliosa e i drink sono ottimi.»
«E anche i camerieri non sono per nulla male», commenta dando un occhiata al ragazzo che sta arrivando con la nostra ordinazione.
«Smettila Judy, non iniziare ad attirare l’attenzione», la rimprovero.
Come se non fosse già prorompente di suo. Capelli lunghi e rossi, occhi azzurri e lunghe ciglia, fisico allenato e quarta abbondante, in confronto a lei io sembro una alice marinata rinsecchita.
Lei fa una smorfia mandandomi velatamente a quel paese.
«Questa sera verrai alla festa?»
«Grazie», dico al cameriere che ci ha appena servito. «Non lo so, l'ambiente non mi piace molto», dico distrattamente.
Judy prende il bicchiere tra le mani e appoggia le labbra alla cannuccia, fa un sorso e mi fissa intensamente.
Sbuffo spazientita. «Se hai qualcosa da dirmi dillo e basta», mi inalbero.
Lei appoggia il bicchiere sul tavolo e mi punta un dito contro. «La devi smettere di pensare a quello stupido di Jonathan, vi siete lasciati mesi fa e non dovrebbe più interferire nella tua vita.»
La guardo allibita. «Pensi che non voglia venire a causa sua?»
Judy solleva le mani in aria indispettita. «C’è davvero un altro motivo?» Chiede puntandomi i suoi occhi addosso.
Deglutisco a fatica. «Sì, cioè io non voglio venire perché, insomma sai», mi sto decisamente arrampicando sugli specchi.
Lei incrocia le braccia al petto scandagliandomi in viso. «Ecco, non hai nessuna bugia pronta da rifilarmi» dice grattandosi il mento. «Perciò tu questa sera ti fai bella e viene alla festa con me, non accetto nessuna replica, ci siamo intese?»
Annuisco poco convinta.
Non ho nessuna intenzione di andare a quella festa e incontrare lo sguardo di quel maledetto fedifrago, non che lo amassi a tal punto da starci male, ma il fatto che mi abbia tradito con quella stronza di mia cugina mi urta non poco.
Fanculo lui e anche lei, mi godrò la serata, berrò e ballerò fino a sentirmi satura.

Ma che diavolo di festa è questa?
Prendo Judy sotto braccio e la trascino in un angolo.
«Perché sono tutti in maschera?» alzo la voce per sovrastare la musica. 
«Non te lo avevo detto? Vabbè errore mio, ma rimedio subito», dice passandomi una maschera nera con contorni in pizzo.
La guardo allibita. «Fai sul serio?»
«Che c’è non ti piace?»
«Tu sei strana, molto strana», commento storcendo le labbra.
Lei sbuffa. «Dai indossala e goditi la serata», dice, poi si dirige verso un gruppo di ragazzi sculettando in modo osceno e agitando le braccia in aria a ritmo di musica.
Mi rintano in un angolo sedendomi sul bordo di una poltrona con la mia birra in mano, sorseggio e scandaglio la stanza per capire se c’è qualcuno che conosco, anche se con tutte queste maschere è davvero difficile.
Strabuzzo gli occhi quando incontro lo sguardo di quello stronzo di Jonathan, anche con indosso una maschera la sua faccia da ebete spicca come un faro nella notte.
Ghigna nel vedermi lì seduta e solleva il bicchiere in aria a modo di saluto, volto il capo e lo mando velatamente a farsi fottere, che imbecille!
Guardo con la coda dell’occhio nella sua direzione, non perché mi importi, ma sono curiosa di capire cosa sta facendo. Sta parlando con quella vipera di Vanessa, lei ridacchia e gli sfiora maliziosamente il petto, potrei vomitare all’istante, ma mando giù tutto il mio risentimento e mi godo la mia birra alla faccia loro.
«Ehi sei qui da sola?»
Sollevo la testa e mi ritrovo davanti un tipo davvero niente male. Capelli castani corti, occhi verde, fisico niente male e con una voce dannatamente sensuale.
«Vedi qualcun altro?» Lo rimbecco.
Lui ridacchia. «Bella e decisamente spiritosa, mi piace», l’ultima parola la sussurra appena.
Il suo viso è coperto da una maschera nera e non riesco a capire se possa essere qualcuno che conosco.
«Come ti chiami?» Domanda.
Mi sollevo rimettendomi in piedi. «Ha davvero importanza sapere il mio nome?»
Lui storce le labbra. «Potrebbe, ma non sono il tipo che incontra qualcuno più di una volta.»
«Allora sei più il tipo da toccata e fuga?» Lo prendo in giro, avviandomi poi verso la portafinestra.
Lui mi segue senza dire nulla, una volta fuori mi giro e mi appoggio alla balaustra di ferro e lo guardo dritto negli occhi. «Non hai ancora risposto alla mia domanda», dico poggiando la birra sul tavolino accanto a me.
L’uomo mascherato avanza verso di me e poggia le mani alla balaustra incastrandomi nel mezzo.
«Hai ragione, sono proprio quel genere di persona», dice soffiandomi in viso.
Ha davvero un buon profumo e i suoi occhi da vicino sono ancora più belli.
«E tu invece, che genere di persona sei?»
Io che genere di persona sono? «Sono impulsiva, per nulla riflessiva, faccio molti errori e mi caccio spesso nei guai.»
Lui ghigna divertito. «Che ne diresti di fare il tuo ennesimo errore baciando uno sconosciuto?»
Inclino la testa di lato. «Sei troppo sicuro di te stesso», lo prendo in giro. «Cosa ti fa credere che io voglia commettere un errore del genere proprio con te?»
«Perché la cosa ti stuzzica» ribatte, «lo capisco dal fatto che tu mi stia divorando con lo sguardo, ma soprattutto da come il tuo corpo risponde alla mia vicinanza.»
«Il mio corpo?» Domando curiosa.
Lui abbassa lo sguardo. «Guarda quanto ti sei avvicinata a me», mi stuzzica avvicinando le sue labbra alle mie. 
Abbasso a mia volta la testa e mi rendo conto che il mio petto quasi sfiora il suo.
«Ma tu non hai indietreggiato», commento. «Questo significa forse che ti piaccio?»
L’uomo sorride. «Ti ho avvicinato, seguita e intrappolata qui, cosa devo fare ancora per farti capire che mi interessi?»
«Forse per prima cosa dovresti smettere di chiacchierare», lo rimprovero.
Lui ghigna divertito, poi incolla le sue labbra alle mie baciandomi e cogliendomi del tutto alla sprovvista.
«Oh mio Dio!» Penso, mentre mi avvinghio a lui ricambiando il suo bacio con passione. 
Un errore, sì questo è decisamente un errore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 31 ⏰

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