Prologo

1 0 0
                                    

La notte in cui ricevetti la lettera, il vento soffiava tra le piante spoglie, sibilando come un lamento antico. Ero sola nel mio piccolo appartamento in città, immersa in una vita ordinaria e priva di sorprese, quando l'inaspettato richiamo di un passato di cui non ero a conoscenza venne a cercarmi. La busta, ingiallita dal tempo, portava il mio nome scritto in una calligrafia che non avevo mai visto prima, eppure c'era qualcosa di inquietantemente familiare in quei tratti fini ma spessi allo stesso tempo.

All'interno, c'era una sola pagina, piegata accuratamente. Le parole, nere e incise come una sentenza, mi rivelarono un'eredità di cui non ero minimamente al corrente: una villa antica, sepolta nel cuore di una valle remota, apparteneva ora a me. Apparteneva a me, diceva la lettera, poiché ero l'ultima discendente di una famiglia di cui non avevo memoria.

La villa, chiamata Villa di Rocca Ambra, sembrava pulsare nelle righe del testo, come un essere vivente in attesa del suo nuovo custode. Non vi era alcuna menzione di chi fosse il benefattore, nessun nome, nessun volto. Solo un invito, velato di stranezza e ambiguità, a reclamare ciò che mi spettava.

Senza pensarci troppo, attratta da una forza che non sapevo spiegare, decisi di partire il giorno seguente. Lasciai la città al primo chiarore dell'alba, il cielo ancora scuro come inchiostro, e partì verso un nuovo inizio, o almeno, cos' pensavo.


L'eredità dei sussurriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora