your wife waters flowers, I wanna kill her.

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Dadda's Pov

Arrivo a casa, con la mente annebbiata dai ricordi e dalle emozioni che non riesco a scacciare. Appena entro, chiudo la porta dietro di me con un sospiro, lasciando cadere le chiavi sul tavolo dell'ingresso. La casa è silenziosa, troppo silenziosa. Mi tolgo le scarpe con movimenti lenti, e mi avvicino al soggiorno.

Ogni angolo di quella stanza mi ricorda Aurora. Il divano, dove avevamo passato innumerevoli serate insieme, abbracciati, a guardare film come Culpa Mia. Ricordai come ci litigammo per nick leister.
Ma ora, tutto ciò che restava erano ombre di quei momenti. Cammino verso il mobile degli alcolici senza pensarci due volte, sapevo esattamente cosa cercavo. Apro l'anta e prendo una bottiglia di vodka. La guardo per un istante, come se mi aspettassi che potesse offrirmi qualche risposta, qualche soluzione a quello che provavo. Poi, senza esitare, svito il tappo e portai la bottiglia alle labbra, sentendo il liquido bruciare mentre scendeva.

Bevo un sorso lungo, troppo lungo. Il sapore aspro mi fa rabbrividire, ma non mi fermo.

Sento il bisogno di anestetizzare tutto quel dolore, di smorzare almeno per un po' la marea di pensieri che mi tormentano. Una volta finito, lascio cadere la bottiglia sul tavolino e mi affloscio  sul divano.

Il telefono era lì, accanto a me. Lo prendo e lo accendo, lo schermo illumina il mio viso stanco. Non c'erano nuovi messaggi, nessuna chiamata. Solo il silenzio, e il vuoto che mi circonda.

Scorro senza meta tra le foto e i video, trovando inevitabilmente quelli di noi due insieme. Le immagini di noi sorridenti, felici, ignari di come tutto sarebbe cambiato.

Un altro sorso di vodka, poi un altro ancora. Ogni volta, il peso sul petto sembra alleggerirsi solo un po', ma mai abbastanza. Alla fine, senza rendermene conto, la stanchezza prende il sopravvento. Sento il telefono scivolarmi dalle mani e cado all'indietro sul divano, con gli occhi che si chiudono lentamente.

Mentre sprofondo nel sonno, i ricordi continuano a tormentarmi, le risate di Aurora, il suo sorriso, il suo profumo... tutto così vicino, eppure ormai irraggiungibile. Il divano che una volta ci aveva accolto nei nostri momenti più intimi ora era solo un freddo promemoria di ciò che avevo perso. E in questa casa, così vuota senza di lei, mi perdo nell'oscurità, sperando che almeno nei sogni potessi trovarla ancora una volta.

la bottiglia mi scivola dalle mani e rotola sul tappeto. Mi lascio sprofondare nel divano, senza più forza di reagire. Il pensiero fisso su Aurora mi trafigge il petto, eppure è una ferita che non voglio chiudere. Sto annegando, ma mi va bene così. Ho bevuto troppo, ma non mi importa.

Gli occhi si chiudono da soli e, prima che possa rendermene conto, sono già altrove.

Sogno. Lo capisco subito, ma non mi fermo. Sono in un parco, e accanto a me c'è Aurora. Ride.

Dio, quanto mi mancava quella risata.

È così reale che potrei giurare di sentirne il suono ancora nelle orecchie. Camminiamo insieme, lei mi tiene la mano, come facevamo un tempo.

Il sole splende, il cielo è di un azzurro perfetto. L'aria è fresca e leggera, mi sento bene, più di quanto mi sia sentito in mesi. Poi li vedo: due bambini, i nostri. Un maschietto e una bambina. Il maschietto corre verso di noi con un aquilone, la bambina sorride con gli occhi che sembrano i miei.

"Guarda papà!" urla il piccolo, e io rido, mi viene naturale. Aurora mi stringe la mano più forte, e mi guarda. È uno di quegli sguardi che non ho mai dimenticato, quello che mi faceva sentire a casa. Mi bacia sulla guancia, e per un attimo tutto sembra perfetto, come se tutto quello che è successo fosse solo un brutto sogno e adesso fossimo tornati finalmente alla nostra vita insieme.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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