Erano da poco passate le dieci del mattino di un normale e noioso giovedì, e io ero di nuovo alle prese con quella maledetta stampate che negli ultimi giorni non faceva altro che darmi problemi. Battevo i pugni sull'oggetto elettronico difronte a me che di tutta risposta emise un rumore stridulo. "Cazzo!" Inveii. Le luci della stampante dapprima lampeggiarono poi si spense definitivamente, era morta di sicuro. Sospirai e mi gettai sulla sedia esausta già di prima mattina.
"Forse dovresti chiedermi di farla riparare, non credi?" Aprii gli occhi e mi rimisi a sedere diritta, poggiato allo stipite della porta c'era Toru. "Sono pur sempre il tuo capo, se non lo dici a me a chi?" Sorrise e si avvicinò alla scrivania, gli occhi scuri nei miei. "Perché sei qui? Hai bisogno di qualcosa?" Dissi, rimisi gli occhiali e riportai la mia attenzione al pc. "No, ti ho solo sentita inveire e mi sono incuriosito. Non posso più preoccuparmi per i miei dipendenti?" Spostò il capo su un lato e mi sorrise ancora, stavolta malizioso. "La stampante è morta, dovresti farla cambiare." Dissi indicando l'aggeggio alla mia destra. "Domattina te ne farò trovare una nuova." "Bene, ti ringrazio." Riportai l'attenzione al mio lavoro sperando si dileguasse, ma Toru era ostinato da morire, non se ne sarebbe andato finché non sarebbe stato soddisfatto abbastanza. "Potresti anche essere più gentile sai?" Disse e prese a toccare qualcosa sulla mia scrivania, seguii i suoi movimenti infastidita.
In effetti non c'era motivo di essere così sgarbata con lui, ma conoscendolo se solo gli avessi mostrato un po' di dolcezza ci si sarebbe attaccato sù come api sul polline. Lui era così, viveva per avere anche un briciolo di attenzione. "Potremmo anche avere un comportamento più civile." Continuò lui, tolsi gli occhiali poggiandoli sulla tastiera e lo guardai. Conoscevo a memoria ogni centimetro del suo viso. "Quante volte ancora dovremmo parlare delle stesse cose?" Aprì la bocca per rispondermi ma lo fermai subito. "Ho da lavorare adesso, se non ti dispiace preferirei essere lasciata da sola." Restò a fissarmi per qualche secondo con un'espressione da ebete, poi il suo solto sorriso tornò, annuì e lasciò la stanza. Tirai un sospiro di sollievo.Era ormai passato un anno da quando avevamo rotto, eppure non c'era stato giorno in cui Toru non avesse provato a farmi cambiare idea. La nostra storia d'amore è stata tutta in discesa finché poi non ci siamo schiantati. Ci eravamo amati tanto, e non metto in dubbio che anche oggi continuiamo a farlo, ma restare insieme era diventato per me logorante. Sin da quando c'eravamo conosciuti avevo capito che Toru fosse un tipo sempre bisognoso di attenzioni e che soffre particolarmente l'abbandono. Odiava starmi lontano anche per solo un giorno, ecco perché mi ero ritrovata ad accettare di lavorare nella sua azienda, e tante altre cose. Ero stata accondiscendente sempre perché odiavo vederlo soffrire, ma poi mi sono ritrovata in trappola, soffocata dalla sua morbosità.
"Bree? Hai finito?"
"Eh?" Alzai la testa dal pc, la voce di Carmen mi riportò coi piedi per terra. Tolsi gli occhiali che usavo solo per lavoro e lanciai un'occhiata all'orologio, era già ora di pranzo.
"Sì, arrivo subito."
"Ti aspetto di sotto." Disse e sparì lungo il corridoio.
Presi dunque la mia borsa e raggiunsi la mia collega fuori dall'edificio.
Arrivai dunque all'ingresso, Carmen mi aspettava impaziente di andare a pranzo, era l'unica collega con cui mi piaceva parlare e condividere le mie pause. La prima volta che ci vedemmo fu lei a rivolgermi la parola, bella e vivace e con sempre qualcosa da dire. Io ero sempre sulle mie chiusa nel mio ufficio e riservavo sempre poche parole per gli altri, così un giorno Carmen venne da me con un gran sorriso sulle labbra e mi invitò a pranzare con lei, da quel momento lo abbiamo sempre fatto assieme.
"Bree ce ne hai messo di tempo."
"Scusami, ero assorta nel mio lavoro." Le rivolsi un sorriso. Ci incamminammo verso la pizzeria.
"Sicura fosse solo colpa del lavoro?" Mi lanciò un'occhiata, sapevo bene a cosa si stesse riferendo.
"È la solita storia."
"Dovresti farglielo capire meglio." Disse.
"Toru è così, lui non si stancherà mai di insistere." Scrollai le spalle, infondo ci ero abituata, da quando ci eravamo lasciati non c'era stato giorno in cui la sua presenza non ci fosse.
"Forse se conoscessi un altro uomo lui si farebbe da parte." Disse lei, io risi.
"Mi sa proprio che tu non lo conosci!"Il pomeriggio passò sereno, tornata a casa lasciai cadere la borsa a terra e mi abbandonai sul divano a isola in salotto. Era silenziosa la casa da quando Toru non ci viveva più. Ci avevamo vissuto insieme solo per qualche mese e quando lo lasciai insistette affinché la tenessi io. Quando mi chiese di andare a convivere stavamo insieme già da qualche anno, eravamo in vacanza e nel giorno del mio compleanno fece ciondolare un mazzo di chiavi tra le sue dita. Peccato che poi la nostra convivenza si è rivelata un inferno, l'ultimo passo prima di cadere nel vuoto. Toru divenne molto più possessivo di quanto già non lo fosse, e anche uscire con un'amica si rivelava un'impresa idilliaca. Avremmo davvero potuto avere tutto se solo lui fosse stato diverso.
Aspettavo che la cena in forno fosse pronta, guardavo distrattamente la tivù quando un odore fastidioso mi pizzicò il naso. Scattai in piedi e corsi in cucina ritrovandomi una nube di fumo bianco che fuoriusciva dal forno, mi sa che il mio pollo era andato ormai. Mi feci spazio sventolando un panno nell'aria e spensi il forno, il rumore fastidioso dell'allarme antincendio mi spaccò i timpani. Quella sembrava proprio una di quelle giornate in cui la sfortuna non fa altro che perseguitarti, prima la stampante morta, ora il pollo bruciato. Salii in piedi su una sedia per raggiungere l'aggeggio maledetto che non la smetteva di infastidirmi, raggiunsi il bottone e lo spensi, una luce rossa sospetta attirò la mia attenzione. Ma a capire cosa fosse ci misi poco, una piccola telecamera, così piccola che quasi era invisibile, era attaccata proprio di fianco alla scatoletta bianca dell'allarme antincendio.
"Toru, ti sei guadagnato un bel calcio nel culo con questa!"
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Come il sole e la luna
RomanceSi completavano come il sole e la luna, erano l'uno l'esatto opposto dell'altro, eppure in qualche modo insieme apparivano perfetti. Lei introversa e di poche parole ma bella e luminosa come il sole, lui, invece, un uomo che aveva sempre qualcosa da...