Mi giro dall’altra parte e sono già le sei del mattino. Questo significa che è già l’ora di alzarsi e di iniziare una lunga e terribile settimana di scuola. A gennaio le sei del mattino equivalgono alle tre di notte. Il cielo è cupo e l’atmosfera è gelida. Sicuramente non invoglia ad alzarsi, ma invoglia a rigirarsi nel letto con un po’ di musica Jazz e una cioccolata calda sul comodino. Ma questo è un pensiero molto lontano dalla realtà sia perché non posso rigirarmi sul letto,sia perché la cioccolata calda è sempre un ricordo nostalgico che la mia testa mi vieta di bere. Però posso rimediare con la musica Jazz.Mi alzo e vado in bagno e mi fisso allo specchio per un minuto. Fisso ogni centimetro del mio corpo con la speranza che sia cambiato qualcosa, che io sia diventata più bella. Dopodichè prendo la bilancia e mi peso. Fisso il numero che non rappresenta solo un numero. Almeno per me non lo è. Quel numero racchiude l’andamento della mia intera giornata. Se si abbassa allora sono felice, valgo qualcosa, sono vicina al mio obiettivo senza fine. Se si alza mi sento un terribile fallimento, mi vedo brutta, mi sento in colpa, mi devo punire. Va avanti così da tanto tempo ormai.
Fin dalle elementari sono stata la cosiddetta “bambina cicciottella”. Tutti mi dicevano che ero molto rotonda per la mia piccola età: amiche di mia mamma, le mie maestre, la mia istruttrice di nuoto. Io e mia madre ci passavamo sopra perché alla fine di tutto ero felice e in buona salute, anche se ero più paffutella delle altre ragazzine. La cosa che odiavo di più, però, erano i miei compagni di scuola. Quando loro mi facevano notare la mia diversità, il mondo girava al rallentatore. Mi sentivo ogni volta soffocare, avvampavo e le guance andavano a fuoco e l’unica cosa che desideravo era scomparire nel nulla, oltre che a prendere la carne in eccesso e staccarla dalle mie cosce o dalla mia pancia. Ma cosa potevo fare esattamente? In fin dei conti ero solamente una bambina che voleva essere uguale agli altri. Non aveva mai fatto niente di cattivo, tranne l’essere stata più morbida delle altre compagne. Ma a quanto pare la mia “diversità” disturbava a tutti quanti e, ad un certo punto, ha iniziato a disturbare anche me. Non mi volevo più mettere i pantaloncini corti e nemmeno andare al mare con il mio amato costumino rosa. Non volevo più mangiare la merenda in pubblico, non volevo più farmi toccare e non volevo più farmi vedere dalle altre persone. Volevo eliminarmi e, pian piano, ce l’ho fatta. Mi sono annientata da sola fino ai miei 18 anni. Fino ad ora. Il tempo è volato e solo una cosa è cambiata: il modo in cui la gente mi tratta. Tutti sono più gentili, più comprensivi, mi sorridono e mi parlano. Niente più sguardi di disgusto nei miei confronti e, soprattutto, non mi sento più inferiore agli altri. Per il resto desidero ancora scomparire. Desidero ancora essere diversa, più piccola. Desidero essere come le altre ragazze che vedo dietro lo schermo del mio telefono e dietro le vetrine dei negozi. A distanza di anni non ho comunque più indossato il mio costumino rosa e i miei pantaloncini corti.
Scendo le scale e vado a fare colazione. In cucina c’è mia mamma che si sta preparando il suo infuso prima di andare a lavoro.
“Buongiorno Iris” mi saluta. “Buongiorno.” “Mangia dei biscotti e non fare come al solito” mi rimprovera. “Che vuoi dire?” le chiedo. “Che oggi non andrai a scuola senza fare colazione. Devi avere energie per affrontare la giornata”. Mi mette davanti una tazza di cappuccino e biscotti secchi. Non so descrivere il mix di emozioni che sento in questo momento. Mi sento in trappola e con un groppo alla gola. I biscotti mi fanno paura. Vista dall’esterno potrebbe essere una cosa imbarazzante. Come può essere che un biscotto faccia paura? Eppure è così. Mi terrorizza solo l’idea di doverlo masticare più e più volte. Non è un biscotto, ma un grosso sasso che appena manderò giù mi farà pesare almeno dieci volte di più!
“Grazie mamma, ma preferisco lo yoghurt” “ Va bene, basta che mangi qualcosa”.
Dopo essermi lavata, vestita e aver preso il bus arrivo a scuola.
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Dentro la testa di Iris
Ficción GeneralIris. Una ragazza dolce, educata, carina ed empatica deve cercare di combattere i mostri dentro la sua testa. Ma non è sola. Ci sarà la sua gattina Vivi al suo fianco. Questo libro tratta tematiche molto profonde come autolesionismo, disturbi alimen...