Era una di quelle sere in cui tutto sembrava fluire senza sforzo, come se ogni cosa fosse stata pianificata perfettamente, anche se nulla era stato davvero organizzato. Alex era passato a prendermi a casa, e con lui c'erano già Alan, mio fratello, e i suoi amici Arad e Gabe. Li avevo trovati tutti ad aspettarmi in macchina, chiacchierando animatamente con la musica che riempiva l'abitacolo. C'era un'energia elettrizzante nell'aria, qualcosa che faceva presagire una serata memorabile.
Mentre salivo in macchina, Alex mi lanciò un sorriso di benvenuto dallo specchietto retrovisore, un sorriso a metà tra il complice e il divertito. Alan si girò verso di me, sollevando un sopracciglio come a dire "Preparati per una serata da ricordare". Risposi con un mezzo sorriso, cercando di lasciarmi trascinare dall'entusiasmo del gruppo, anche se dentro di me sentivo ancora il peso della giornata e i pensieri confusi su ciò che stava succedendo nella mia vita.
Durante il viaggio verso la discoteca, incrociammo l'altra macchina con Zavala, Edwin e gli altri amici. Ci superarono con un cenno, mentre il nostro gruppo proseguiva a ritmo di musica. La notte era fresca e frizzante, il tipo di clima che ti fa venir voglia di ballare e dimenticare tutto il resto. E così, ci ritrovammo a destinazione, pronti per entrare in quel mondo fatto di luci stroboscopiche, musica assordante e persone che cercavano di sfuggire alla routine quotidiana.
Arrivati alla discoteca, ci mettemmo in fila, circondati da altri gruppi di giovani eccitati e impazienti di entrare. Le voci si mescolavano al suono lontano della musica che già pulsava dalle pareti del locale. Alex stava davanti, parlando con il buttafuori, mentre Arad e Gabe scherzavano tra di loro, cercando di alleggerire l'attesa. Alan si avvicinò a me, mettendomi un braccio intorno alle spalle in modo protettivo, come faceva sempre quando sapeva che avrei potuto sentirmi a disagio.
Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, entrammo. La musica ci colpì come un'onda, travolgente e intensa, quasi soffocante. Era impossibile ignorare il mix di odori che riempiva l'aria: alcol, fumo e il sudore della folla. Un ambiente tipico, pensai, ma quella sera sembrava avere qualcosa di diverso, come se ci fosse un'atmosfera più carica, più viva.
Ci facemmo strada tra la folla, cercando uno spazio dove poterci fermare e respirare. La pista da ballo era un mare di persone che si muovevano a ritmo, le luci intermittenti illuminavano i volti e i corpi in modo quasi surreale. Mi sentivo un po' fuori posto, ma cercai di lasciarmi andare, di far parte di quel caos organizzato.
Arad e Gabe, con la loro consueta energia, iniziarono subito a ballare, trascinando anche Alan in mezzo alla folla. Zavala ed Edwin erano già lì, immersi nella musica come se il resto del mondo non esistesse più. Alex, invece, rimase accanto a me, lanciandomi uno sguardo di sfida.
"Ti va di ballare o preferisci guardare?" mi chiese, la sua voce appena udibile sopra il frastuono.
Esitai un attimo, poi decisi di lasciarmi coinvolgere. "Perché no?" risposi, cercando di mascherare la mia incertezza con un sorriso.
Mi prese per mano e mi guidò verso il centro della pista. Sentivo il calore della sua mano attraverso il sottile tessuto del mio vestito, e nonostante il mio cuore fosse ancora occupato da altre questioni, c'era qualcosa di innegabilmente confortante in quel contatto. Mentre ballavamo, sentii l'adrenalina crescere, come se per qualche ora potessi dimenticare tutto il resto. C'era una strana alchimia tra noi, qualcosa che non riuscivo a spiegare, ma che quella sera sembrava avere un senso.
E poi, senza preavviso, accadde. Mentre eravamo vicini, immersi nella musica e nelle luci pulsanti, Alex si avvicinò ancora di più, fino a che le sue labbra trovarono le mie. Fu un bacio breve, intenso e carico di quella tensione che avevamo accumulato. Non ci fu bisogno di parole, solo quel contatto fugace ma potente, che sembrava dire più di quanto avessimo mai osato esprimere.
Ma subito dopo, senza nemmeno rendercene conto, ci staccammo e continuammo a ballare come se niente fosse successo. Né lui né io facemmo cenno a quel bacio, come se fosse stato un momento rubato al tempo, qualcosa che non apparteneva né al passato né al futuro, ma solo a quell'istante.
La serata proseguì tra risate, drink e danze. Ogni tanto incrociavo lo sguardo di Alan, che mi sorrideva come per dire che stava andando tutto bene. Arad e Gabe continuavano a divertirsi, e ogni tanto facevano battute per farci ridere. Edwin e Zavala sembravano essere nel loro elemento, completamente immersi nella musica.
Ad un certo punto, Alex si avvicinò di nuovo, tanto da poter sentire il suo respiro sul mio viso.
"Sei sicura di stare bene?" mi chiese con un tono che, per la prima volta, sembrava sinceramente preoccupato.
Annuii, ma la verità era che una parte di me era altrove, forse in un altro continente, con qualcun altro. Mi forzai a restare presente, a godermi la serata per quello che era: un'occasione per staccare, per essere solo Amelia, senza dover pensare al resto.
Quando la notte cominciò a cedere il passo all'alba, ci ritrovammo fuori dalla discoteca, esausti ma soddisfatti. L'aria fresca era una benedizione dopo il calore opprimente del locale, e ci fermammo un attimo a respirare, ridendo ancora di qualche battuta detta all'interno.
"Sembra che ti sia divertita," disse Alan, dandomi un colpetto sulla spalla.
"Sì, alla fine sì," risposi, guardando il cielo che cominciava a schiarirsi. Era stata una serata lunga, ma mi sentivo più leggera, più in pace.
Alex, con un ultimo sguardo verso di me, si avvicinò e, con un gesto gentile, mi tolse una ciocca di capelli dal viso. Per la prima volta quella notte, non avevo la tentazione di prendere il telefono per immortalare il momento. Ero semplicemente felice di essere lì, nel presente, senza filtri o hashtag a raccontare la mia storia.
Forse era quello che mi serviva: una notte di caos per ritrovare un po’ di ordine dentro di me. Eppure, quel bacio restava lì, sospeso tra noi, non detto ma impossibile da ignorare. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, c'era un'intensità diversa, un non detto che sembrava premere sotto la superficie, ma nessuno di noi osava infrangere quel silenzio.
Il ricordo di quel bacio mi accompagnava, sottile ma presente, come un segreto che entrambi avevamo deciso, tacitamente, di custodire. Alex mi guardò un'ultima volta, con quella stessa espressione che mi aveva confuso durante la notte. Non c'erano parole tra di noi, solo la consapevolezza che qualcosa era cambiato, anche se nessuno di noi sapeva esattamente cosa.
Mentre il gruppo si preparava a tornare a casa, io e Alex ci scambiammo uno sguardo fugace, carico di significato, ma decidemmo di non parlarne. Per quella notte, almeno, avremmo lasciato le cose così: sospese, inesplorate, ma comunque reali.
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Scusatemi per il ritardo! Come promesso, vi ho lasciato con un capitolo bomba! Ve lo aspettavate? Sono curiosa di sapere cosa ne pensate e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!A presto,
💋💋💋