Ashton
Mi svegliai di nuovo in quella stanza, dove tutto era successo così in fretta. Mi misi seduto e guardai fuori dalla finestra: era stranamente una bella giornata ed io mi sentivo particolarmente rilassato, forse perché non sentivo più la voce di mio padre urlarmi nelle orecchie che ero un disastro.
Mi alzai e andai verso la porta del bagno. Mi lavai il viso guardandomi allo specchio. Le occhiaie stavano scomparendo piano piano e notai che sorridevo più spesso da quando venni a stare qui. Dovrò ringraziare Michael e credo proprio che oggi sarà l'ultima volta che starò qui. Non voglio dar peso a nessuno e tanto meno lasciare mia sorella nelle mani di quell'uomo.Mi spogliai dalle mie vesta notturne e indossai i miei soliti e amati skinny jeans neri, insieme ad un maglione bianco e nero. Dopodiché presi il telefono in mano, per poi uscire dalla stanza.
Andai a sbattere contro qualcuno e appena aprii gli occhi incontrai quelli corvini di Calum. 'Dio, iniziavamo la giornata alla grande a quanto vedo', pensai guardandolo e gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso un po' imbarazzato per poi scendere le scale velocemente. Lasciai uscire un sospiro di sollievo e mi ricomposi scendendo le scale.
Ormai sapevo che ogni volta che guardavo Calum non potevo fare a meno di sentire le farfalle nello stomaco e l'imbarazzo addosso. Quel bacio, è quel bacio che ha cambiato tutto. Okay, ero già gay, ma dio mio, quel ragazzo mi ha dato la certezza di esserlo.
Scesi le scale e l'unica cosa che riuscii a sentire era la voce melodiosa del moro.
Restai ad ascoltare.
«Mike, giuro, non l'ho più fatto da quando l'ho visto», sussurrò Calum quasi preoccupato della risposta dell'amico.
«Cal..tu non capisci. Dobbiamo andare in un centro, così che ti possano aiutare e dirci che possiamo fare».
Michael aveva una voce più dolce e pacata, e cercava in tutti i modi possibili di confortare il ragazzo seduto con lui.
«Io non ci vado, il caso è chiuso».
Dopodiché sentii la sedia dove era seduto Calum spostarsi bruscamente e i suoi piedi dirigersi verso le scale. Mi affrettai a scenderle come se niente fosse e ignorai la spinta di Cal che mi sorpassò, tirando su col naso.
Entrai in cucina e salutai Mike con un sorrisone, ignorando la situazione che si era creata qualche istante prima.Calum
Entrai in camera e sbattei la porta alle mie spalle. Avrei dato la vita solo per avere mia sorella vicino a me in momenti come questi. Mi sentivo completamente solo e non feci altro che piangere nell'arco di tutta quella mattina. Mi pareva ovvio che non volessi andare in un centro per drogati e pazzi. Okay, facevo uso di qualche sostanza, ma era roba leggera che non ti stordiva a tal punto da andare in giro ridendo da solo o salutare chiunque passasse davanti a te.
E poi non ne facevo uso da tanto, era solo un anno e mezzo, perciò non potevo essere considerato come un caso perso, bastava che smettessi e il gioco era fatto, ma per Michael non era così. Lui mi ci voleva portare, con le buone o con le cattive, e io avrei fatto di tutto pur di non dargli quella soddisfazione.
Lotterò da solo, come ho sempre fatto, e riuscirò a sopravvivere ad ogni ostacolo che si presenterà davanti a me.Scesi dal letto andandomi a sciacquare il viso e prendendo un gran respiro, scesi in cucina.
«Eccomi», sorrisi guardando Ashton e Mike parlare tra loro di qualcosa.
Mi sedetti vicino ad Ash e sospirai guardandomi le mani appoggiando poi la testa sul palmo.
Dopo una mezz'oretta loro continuavano a parlare come se non ci fossi e la cosa mi dava al quanto fastidio. Forse perché nessuno può parlare per così tanto con Ashton se non io. Ma cosa stavo dicendo? Mi risvegliai dal mio shock improvviso e per fortuna appena la porta di casa si aprì, comparve Luke sorridente con la sua divisa da lavoro.
«Ehi famiglia», ridacchiò entrando in cucina, affiancando poi Michael baciandolo a stampo sorridendo. «Che combinate?», sorrise per poi guardare anche me.
«Parlavamo», alza le spalle Ashton sorridendo.
«Parlavano», sussurrai tra me e me irritato.
Per fortuna nessuno mi sentì, ma appena alzai lo sguardo notai Ashton guardarmi intensamente, come se volesse capire a cosa stessi pensando. Decisi di fare lo scorbutico,alzando così un sopracciglio incitandolo a parlare.
Niente, lui continuava a fissarmi, finché non si alzò e non mi prese per un braccio strattonandomi, portarmi fuori dalla cucina.
«Che cazzo fai?». Mi scostai dalla sua presa cercando di essere il più duro possibile, anche se la voglia di baciarlo era al culmine.
«Che ti ho fatto? Perché mi rispondi così?», sospirò controllando che Michael e Luke non ci stessero ascoltando.
«Io ti tratto normalmente..solo che..». Volevo dirgli che davanti a lui facevo di tutto per sembrare duro in modo da non cadere nella trappola e iniziare a provare qualcosa nei suoi confronti, volevo dirgli che volevo baciarlo di nuovo, per sentire quel suo sapore che è la cosa più indescrivibile, volevo solamente saltargli in braccio e stringerlo fino a quando non sentivo Ehi piccolo, mi ammazzi così. Io volevo quello, ne ero più che certo.Ashton
Mi distruggeva vederlo così freddo e spento. Volevo che il suo sorriso mi scaldasse il cuore, come ha sempre fatto dal primo giorno che l'ho visto.
Sospirai e gli presi la mano. Volevo sentire ciò che aveva da dirmi perché ne avevo bisogno.
Lo guardai negli occhi e gli accarezzai il dorso della mano.
«Solo che?», lo incitai ad andare avanti.
Mi guardò per qualche istante come se volesse far uscire tutto da quelle labbra, stufo di tenersi tutto dentro, ma poi abbassò lo sguardo e si liberò dalla mia presa.
Era come ricevere un colpo al cuore. Non volevo quel Calum, volevo il mio Calum, quello dolce e che si morde il labbro solo guardandomi, chiedevo troppo?
Stanco di tutto ciò, mi girai senza neanche salutarlo e andai in cucina avvisando Michael che sarei tornato dopo a portare via le mie cose. Quando stavo aprendo la porta sentii la sua voce chiamarmi, ma lo ignorai, e sbattei la porta andando verso quella casa dove tutta la mia vita era iniziata.Bussai due volte, per poi vedere i capelli biondi di mia sorella spuntare da dietro la porta.
«Ciao Ash», sussurrò con un lieve sorriso.
Aveva un non so cosa di strano, era triste e preoccupata, ma non si capiva per quale motivo. Prima che potessi indagare, eccola che si fiondò tra le mie braccia, sprofondando il viso contro il mio petto e scoppiando in un pianto inaspettato. Le accarezzai la schiena e chiusi gli occhi sospirando. Non volevo assolutamente pensare a cosa le avesse fatto quell'uomo, ma ovviamente la mia rabbia mi spinse a chiederglielo.
«Ha provato ad ammazzarmi, era fuori di se..e-e io presa dal panico..ho chiamato la polizia», sussurrò tra le lacrime.
A quelle parole il mio cuore smise di battere e non riuscivo a credere a ciò che avessi sentito. Nostro padre era arrivato fino a quel punto? Come poteva andare avanti?
Sperai che non ci fossero risposte a queste domande.
Entrai in casa con mia sorella tra le braccia e lei proseguì.
«Ero tornata a casa per prendere qualche altro vestito, e-e l'ho trovato imbestialito..». Singhiozzava e strizzava gli occhi, tenendosi stretta al mio petto, come se avesse paura di essere portata via.
«La polizia è arrivata..l'hanno arrestato, ed è colpa mia».
Continuò a piangere ininterrottamente e strinse le sue mani in due pugnetti così piccoli e deboli.
La verità era che la colpa era tutta mia, ero io quello che era scappato di casa per stare in quella di gente sconosciuta, ero io che l'avevo abbandonata nelle mani di quell'alcolizzato di nostro padre e non potevo sentirmi peggio di così.Spazio Autrice
Heilaa, scusateci per l'immenso ritardo, ma eccoci qui col nostro capitolo. (:
Spero che le vacanze siano iniziate nel migliore dei modi, e continuino così..
Ciaao🌞
Ethel e Rau xx.
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Love Me Like You Do
FanfictionSembra un angioletto, con quei ricci color miele, quel sorriso dolce costante sul suo viso e quel maglione enormemente grande a coprirgli i polsi. Quei polsi. Ssh, è un segreto. Nessuno deve saperlo. Lui invece ha i capelli di un nero simile alla...