A simple mistake

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Calum
Avvicinandomi sempre più al suo viso, arrivai a posare le mie labbra sulle sue: erano così morbide..
Non si aspettava quel contatto, e sembrava spaventato quanto me. Intrecciai le nostre dita e iniziai a muovere dolcemente le mie labbra sulle sue, voglioso di quel contatto che tanto aspettavo. Lui posò una mano sul mio fianco e ricambiò quel piccolo e dolce bacio, che riempiva il silenzio di quella stanza e colmava la tristezza che ci trovai entrandoci. Mi avvicinai maggiormente a lui, accarezzando col dorso del dito la sua guancia.
Cosa stavo facendo? Lucy stava dormendo a pochi metri di distanza da me ed io stavo baciando un ragazzo!..
Mi staccai velocemente allontanandomi.
Lui mi guardò con uno sguardo misto tra il sorpreso, l'imbarazzato e..deluso?
Mi alzai frettolosamente dirigendomi verso la porta col l'intento di uscire, quando un sussurro mi fermò.
-M-mi dispiace..-, sussurrò con voce rotta, segno che stava piangendo. Non potevo girarmi, no. Non potevo. Perché per l'ennesima volta ero stato io a far soffrire una persona o a deluderla, e non avrei più retto questa volta.
Non feci altro che posare la mano sulla maniglia, inclinarla, ed uscire, lasciandomi alle spalle i singhiozzi silenziosi del ragazzo che io avevo baciato.

Ashton
E per l'ennesima volta mi ritrovavo a piangere, rannicchiato, ai piedi del mio letto. Credo che a questo punto io possa dedurre che sia nato per soffrire. Nessuno mi accetta, e se lo fa dopo un po si stufa. Oh andiamo..dopo tutto non chiedo altro che aver la mia famiglia al mio fianco, niente di più. Invece mi son ritrovato a dover difendere me e mio sorella dalla furia di mio padre.
Non potevo passare un secondo di più in quella stanza. Sentivo il suo profumo. Si, il suo. Mh, Calum. Perché mi ha baciato? Avevo il cuore a mille e lo volevo, si lo volevo quel contatto. Ma perché si è allontanato?..
Mi alzai a fatica dal suolo, a cause del dolore che ormai rivestiva tutto il petto. Sfruttai il cambio che mi prestò Michael e lo indossai velocemente.
Andai in bagno a testa bassa, per evitare di vedere quella che ormai era diventata l'espressione fissa del mio viso: occhi rossi e gonfi contornati da occhiaie profonde a cause delle notti insonni. Ci avevo ormai fatto l'abitudine.
Una volta vestito, uscii finalmente da quella camera e scesi velocemente le scale, precipitandomi fuori da quella casa, che sembrava volesse opprimermi tra i suoi muri da un momento all'altro.
Dopo una breve passeggiata silenziosa lungo il marciapiede, arrivai alla mia solita panchina, che poteva essere considerata la spalla su cui mi consolavo ormai da troppo tempo. In quel momento della giornata il parco era vuoto, c'era giusto qualche mamma che spingeva la carrozzina: forse perché tutti erano impegnati con la loro professione o coi loro studi, o forse perché non era da tutti sfogarsi in un parco.
Mi rannicchiai con le gambe strette al petto su quella panchina, che nonostante fosse dannatamente scomoda, era ormai diventata un innocuo rifugio.
Mentre osservavo con un attenzione quasi infantile il vapore che usciva dalla mia bocca in piccoli sospiri a causa del freddo, pensavo..si, pensavo..pensavo a cosa io abbia mai potuto fare per meritarmi tutto questo. Pensavo a come io sia dovuto crescere in fretta. Pensavo alla mia infanzia felice, ma ormai lontana. Pensavo ai miei genitori. Pensavo a mia madre, che ogni singola volta che quell'uomo se la prendeva con noi, non faceva altro che lasciare la stanza. Pensavo a mio padre, anzi..pensavo a quell'uomo, che non ho più intenzione di vedere. Pensavo a mio sorella, Hope.
Esatto, Hope..a quest'ora forse starà ancora dormendo.
E come era ormai d'abitudine mi ritrovai con le guance solcate da lacrime amare, sì amare. Perché non erano di gioia. No. Erano di sofferenza, di solitudine. E non mi preoccupavo neanche più di nasconderle o di asciugarmi il viso alla ricerca di un lontano tentativo di placarle, perché sarebbe stato inutile. Notavo solamente gli sguardi curiosi di alcune coppiette anziane che passavano di fronte a me a braccetto.
Ed è così che, perso tra i pensieri ed i ricordi che affioravano nella mia mente, mi addormentai proprio lì, cullato dal freddo vento invernale, ignorando i costanti squilli proveniente dal mio cellulare.

Calum
Tornato nella mia camera, dopo pochi istanti, sentii la porta di casa sbattere, segno che qualcuno ero uscito. Lucy si era svegliata da poco ed era andata a farsi una doccia.
Sentii qualcuno bussare alla porta e mi limitai a mormorare un debole 'avanti'.
La chioma rossa e disordinata di Michael fece capolino nella stanza.
-Oh, Mike-, sorrisi appena.
-Calum, uhm..sai perché Ash è uscito di casa a quest'ora..? Sembrava alquanto, disorientato e..triste..-, mormorò preoccupato. Michael aveva sempre avuto questo suo lato fraterno nei confronti di chi lo circondava: si affezionava velocemente alle persone e questo fu ciò che successe con Ashton.
-I-io, no..non lo so-, sussurrai cercando di essere il più credibile possibile. Lui annuì lentamente ed uscì dalla mia camera.
Non appena scomparve dietro alla porta, afferrai il cellulare componendo il numero del ragazzo, che mi aveva dato Mike la sera prima.
Lo chiamai diverse volte, ma non mi rispondeva.
Gli invia infiniti messaggi ma li ignorava.
-Amore, a chi stai scrivendo?-, chiese Lucy uscendo dal bagno avvolta in un asciugamano bianco.
-Oh, ehm..ad un amico-, sorrisi inviando l'ennesimo messaggio.
Lei si avvicinò cautamente, per poi sedersi sulle mie gambe.
Prima, ogni suo singolo contatto mi provocava i brividi.
Ora, non provavo assolutamente niente, anzi..a volte sembravo in imbarazzo.
L'istinto di baciare di Ash questa mattina è nato da un mio tentativo di calmarlo, si. Non può essere nient'altro. A me, a me non piacciono i ragazzi, giusto? No, a me non piacciono.
Sembrava che stessi convincendo me stesso di una cosa che forse mi spaventava. Come faceva a piacermi un ragazzo..? Eppure qualcosa era rinato in me quando c'è stato quel contatto. Quando ho intrecciare le mie dita alle sue. Quando ha posato la sua grande mano sul mio fianco. No no, è impossibile. Sono solo stato uno sciocco ed ho agito d'istinto. Ashton è un ragazzo come tutti gli altri. Niente di più.

*dopo un paio d'ore*

Non è ancora arrivato e sinceramente sto seriamente iniziando a preoccuparmi. Sta arrivando l'ora di pranzo ed Ashton è uscito da stamattina; non ha risposto alle mie chiamate né ai miei messaggi. Non l'avrei mai dovuto lasciare andare, dovevo rincorrerlo e scusarmi, digli che non volevo fare ciò che ho fatto. Ma no! Che sto dicendo..io volevo quel bacio e non posso fare altro che ammetterlo. Lo conosco da neanche un giorno, eppure mi sta attirando a se come una calamita.

Ashton
Mi svegliai dopo non so quanto tempo. Fortunatamente era spuntato uno spiraglio di sole, così mi sarei potuto riscaldare almeno un po. Sfilai il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e notai di aver ricevuto innumerevoli messaggi e chiamate da un numero che però non conoscevo. Senza pensarci, lo chiamai io. Dopo neanche uno squillo, rispose. Lui.
-Oddio Ash, dove sei? Mi hai fatto preoccupare, per favore dim..-, non lo feci finire di parlare e riattaccai, anche se notai dal suo tono di voce che era agitato.
Mi alzai dalla panchina e mi incamminai lungo la stradina che attraversava l'intero parco, tra alberi, prati fiorati e parco giochi.
Guardai l'orologio e notai che erano l'una passata. Non avevo affatto fame, perciò decisi che per il momento non sarei tornato a casa. Decisi comunque di mandare un messaggio a Michael.
'Ciao Mike, scusami se stamattina sono uscito così, in fretta e furia..tornerò nel pomeriggio..grazie di tutto amico'. Lo digitai velocemente e lo inviai.
Come di mia abitudine mentre camminano, scalciavo un piccolo sassolino. Ma avevo sempre quel costante pensiero nella testa. Conoscevo quel ragazzo da troppo poco, eppure non era normale provare tutto ciò che ho provato io in quel piccolo bacio. Avete presente quando chiedete alla vostra sorella maggiore, alla vostra mamma o al vostro migliore amico cosa si provi quando si è innamorati, e loro vi rispondono dicendovi che si sentono le farfalle nello stomaco, che vi sudano le mani, e che non fate altro che pensare a lei o, nel mio caso, a lui? Ecco. Eppure lui aveva reagito in un modo che mi sorprese. Come se avesse avuto paura del suo piccolo gesto d'affetto nei miei confronti. E forse capii anche il perché: lui è fidanzato.
Sospirai pesantemente, pensando alla situazione che nel giro di poche ore si era creata attorno a me.
Leggendo velocemente i messaggi che mi mandò quello che scoprii dopo essere Calum, notai un paio di messaggi anche da mio padre. Leggere il suo nome sullo schermo mi causò una scarica di brividi, perché la verità era solo una: avevo paura. Avevo paura che mi cercasse. Avevo paura che mi trovasse. Avevo paura che seguisse Hope. Avevo paura che questa volta non sarei riuscito a proteggerla. Avevo paura.
Non intenzionalmente, dopo una bella oretta, mi trovai fuori da quella che credo avrei potuto definire casa. Rimasi fermo, immobile, davanti al cancellino che dava accesso al vialetto. Avrei dovuto rivederlo, al fianco di quella ragazza magari. E sinceramente non volevo. D'altro canto ero io il problema. Lui lo avrà preso come uno sbaglio, un semplice sbaglio. Io no però.
Varcai il piccolo giardino e arrivai davanti alla porta. Dopo aver preso un respiro profondo, suonai il campanello. Sentii il rumore di alcuni passi affrettati avvicinarsi all'ingresso e la porta si aprì subito dopo.

Spazio Autrice
Heii, eccoci qui..quarto capitolo (:
Buona lettura e buona pasqua🐣
Ethel e Rau xx.

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