Capitolo 4.

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Non credevo di poter mai essere il cattivo nella storia di qualcuno, almeno, non nella mia

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Non credevo di poter mai essere il cattivo nella storia di qualcuno, almeno, non nella mia.

Il passato che ho avuto, purtroppo mi ha portato a distruggermi giorno dopo giorno.

Il Dylan solare, amichevole, altruista, e capace a saper chiedere scusa, è morto il giorno stesso in cui mio padre ha deciso di farmi finire in una casa famiglia.

L'amore quasi forzato che ho ricevuto da quei due sconosciuti, che per me non sarebbero mai stati mamma e papà, dovevo -e soprattutto volevo- riceverlo dai miei genitori.

Invece, coloro che mi hanno messo al mondo, sono stati gli stessi che lentamente hanno ucciso quel bambino dalle guance paffute, con la cresta piena di gel, sempre disposto ad aiutare.

Il dolore che ho provato, e sopportato, non lo augurerei mai a nessuno.

Nonostante questo, lasciare il mio vero cognome sui miei dati anagrafici, mi ricorda chi sono, e da dove vengo.

Quel "Parker" racchiude tutta la mia forza.

Racchiude il mio "ce l'ho fatta".

I miei pensieri vengono distratti da Celine, che bussa alla mia porta semiaperta, facendo capolinea con la testa sulla soglia.

«Che bussi a fare, se poi ti affacci?» mi lamento, poggiando il libro che tenevo tra le mani sul comodino.

«Devo parlarti» il suo tono, rispetto alle altre volte dove era sensuale, in questo momento è serio.

Per questo, riceverà tutta la mia attenzione.

«Dimmi pure».

Osservo la mora entrare, mentre rilascia un sospiro e si siede sul bordo del mio letto, accavallando le gambe lunghe e definite.

«So benissimo che forse non ti interesserà, dato che riguarda Beatrix» si ferma, per allungarmi la sua mano racchiusa a pugno.

«L'ho vista prendere queste pillole a scuola» apre le sue dita, mostrandomi il palmo, al cui interno c'è una pasticca bianca, con la forma cilindrica.

«E perché dovrebbe importarmi?» sposto lo sguardo sui suoi occhi castani, dove si può notare un filo di preoccupazione.

«Perché lo Xanax non ha questa forma?» si acciglia, domandandomi, ovvia.

«Non sentirti intelligente, Celine... avevi saltato la parte in cui mi comunicavi cosa fosse» alzo le spalle, afferrando la medicina, per poterla osservare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14 ⏰

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